La Lega non si arrende e torna in parlamento con la castrazione chimica. Cos’è e come funziona

Il partito guidato da Matteo Salvini ha proposto alla Camera un emendamento al ddl Sicurezza per istituire un tavolo tecnico sul tema

di MARCO PILI
19 settembre 2024
Matteo Salvini, leader della Lega (ANSA)

Matteo Salvini, leader della Lega (ANSA)

L’ideologia e la propaganda tornano a colpire il corpo degli imputati. Tra garantismo a fasi alterne e sprizzate di giustizialismo miste a imputazioni, il Carroccio si presenta come un partito in forte calo nei sondaggi. Una condizione di debolezza che ha portato i deputati al seguito del Ministro delle infrastrutture, nonché capo del partito, Matteo Salvini, ad inserire nel dibattito sul ddl Sicurezza anche la castrazione chimica, una pratica che collide a pieno titolo con lo stato di diritto. Col favore di un esecutivo e di una composizione delle camere prettamente di destra, infatti, il tema è stato riproposto con successo, raccogliendo il parere favorevole della maggioranza dei deputati.

In seguito all’approvazione dell’ordine del giorno, infatti, verranno istituiti un tavolo tecnico o una commissione parlamentare che si occuperanno di affrontare il tema, col fine di inserirlo tra le pratiche punitive nei casi di stupro. Una procedura che, ad oggi, è in vigore in numerosi stati europei e occidentali, risultando difficile da attaccare nonostante le innumerevoli controindicazioni sanitarie ed etiche raccolte in decenni di utilizzo e somministrazione dei medicinali.

L’approvazione della proposta di Igor Iezzi, leghista della prima ora, è stata accolta come un gol in curva dallo stesso Salvini, da anni schierato in prima linea per l’introduzione della misura. Una richiesta dettata da esigenze meramente propagandistiche, che basterebbe analizzare con attenzione per comprendere tutte le controindicazioni del caso.

Cos’è e come funziona la castrazione chimica

La castrazione chimica è una procedura volta a ridurre la libido e la propensione all’attività sessuale nei soggetti che, per volontà personale o per volontà giuridica, intraprendono il percorso di assunzione dei medicinali. La pratica, reversibile e temporanea, è sotto la lente d’ingrandimento di numerosi comitati etici, giuridici e scientifici a causa delle molteplici controindicazioni e della scarsa efficacia dimostrata nel corso degli studi condotti.

Il concetto di punizione corporale, come ricordato da Simona Bonafè del Partito Democratico a nome di numerose voci dell’opposizione, dovrebbe essere un concetto superato nella cultura giuridica occidentale e italiana. Analogamente, dal punto di vista medico, la castrazione chimica presenta evidenti controindicazioni sanitarie legate all’assunzione di farmaci in grado di inibire la produzione ormonale. Il punto di vista etico, peculiarmente sovrapponibile a quello giuridico, ci ricorda come il fine ultimo della pena sia il reinserimento in società della persona condannata, evitando un’eventuale reiterazione del reato.

È proprio su quest’ultimo punto che la castrazione chimica, apparentemente, può sembrare un metodo di contrasto efficace. Una supposizione presto smontata dagli studi, alcuni dei quali confliggenti. Se, secondo alcuni pool di studiosi, l’assunzione di farmaci anti-androgeni ha generato una riduzione dei comportamenti sessuali devianti, secondo altre equipe le controindicazioni hanno superato i benefici ottenuti, talvolta provocando pulsioni ancora più forti. Un tema ancora oggi molto dibattuto, che non dovrebbe essere certo associato alle ventate di propaganda politica sempre più forti, specialmente nei momenti di debolezza.

Il triste caso di Alan Turing

Alan Turing, il genio della matematica e padre dell’informatica che, grazie al suo contributo, riuscì a sconfiggere la macchina Enigma utilizzata dai nazisti, è sicuramente una delle personalità più note ad essere stata sottoposta a castrazione chimica. Nel suo caso, la decisione venne presa a causa dell’imputazione per omosessualità occorsa nel 1952 quando lo stesso Turing fu messo di fronte alla scelta tra fare due anni di carcere o sottoporsi alla procedura di castrazione chimica. La sua morte, due anni dopo, è ancora un tema molto dibattuto. Nonostante ciò, numerosi psichiatri hanno individuato nella depressione che seguì l’assunzione di quei medicinali, una delle possibili cause scatenanti del suicidio.