Nel nuovo parlamento islandese sono le donne a detenere più della metà dei seggi. Ed è la prima volta che accade in Europa. A decretarlo, i risultati finali delle ultime elezioni: dei 63 seggi dell’Althing, 33 sono infatti stati ricoperti da parlamentari donne, arrivando a rappresentare il 52% delle presenze totali. Un risultato che fa ben sperare, dal momento che la sottorappresentanza femminile e il gender gap a livello globale sono particolarmente presenti proprio nella sfera politica. Come ricorda il World Economic Forum nel suo report “Global Gender Gap” la parità di genere è infatti raggiunta solo nell'istruzione (95 %) e nella salute (96%) mentre è ancora molto distante nella partecipazione economica (58%), ma soprattutto in politica (22%).
Prima dell’Islanda, in Europa soltanto la Svezia si era avvicinata a questo risultato, fermandosi però al 47% di presenze femminili in Parlamento. Oltre i confini dell’Europa, invece, sono cinque i paesi che hanno attualmente più parlamentari donne che uomini: il Ruanda con il 61% di donne, Cuba con il 53%, il Nicaragua 51% e il Messico e gli Emirati Arabi Uniti entrambi con il 50%. A differenza di quanto accade per gli altri paesi, l’Islanda non ha una legge per le quote rosa, ma si è sempre distinta per l’uguaglianza di genere, svettando negli ultimi 12 anni nella classifica dei paesi più egualitari, stilata dal World Economic Forum. Come ricordato da Luce!, l’Islanda dal 2018 ha reso illegale il divario retributivo di genere sul posto di lavoro e nel 1980 è stato il primo paese ad eleggere una presidentessa donna, Vigdís Finnbogadóttir, la prima donna al mondo ad essere stata eletta democraticamente Capo dello Stato.