Ancora oggi, quando si parla di “potere” la definizione convenzionale tende a lasciar fuori le donne. Seppur abbiano sicuramente più diritti, spazi e opportunità rispetto al passato, le donne ne hanno comunque sempre meno degli uomini e persino le conquiste fatte nel tempo non sono scontate, anzi. Così come non è scontato che una donna al potere sia segno concreto di un effettivo cambio culturale, spesso mascherato, illusorio o solo accennato, ruffiano.
Ne abbiamo parlato con Maura Gancitano, scrittrice, filosofa e fondatrice di Tlon (scuola di filosofia, casa editrice e libreria teatro). Si occupa di parità di genere, diversità e inclusione, spazi pubblici digitali e comunicazione culturale, e collabora con numerose università e istituzioni. A lei, durante l’incontro organizzato da Smile Toscana per la rassegna della Cgil “Una lotta senza tempo”, abbiamo chiesto cosa si intende per “politica femminista”, spesso fraintesa e ridotta al solo legame con il genere femminile.
“Avremo una politica femminista quando tutti potranno partecipare”
"Si definisce senza chiuderla dentro una definizione netta, la cosa essenziale è ripensare al potere – spiega la filosofa – Noi siamo abituati a un modello controllante, che cerca la sopraffazione rispetto agli altri, la dimostrazione di forza. Manca un cambiamento culturale di tutte le persone che fanno parte della politica. Non è detto che una donna a capo abbia un altro modo di pensare, perché a mio avviso la presidente del Consiglio non ha un modo di pensare femminista. Manca un altro tipo di organizzazione, accessibile. Quindi vedremo effettivamente dei partiti femministi quando tutte le persone, al di là della classe sociale, del genere, di altre caratteristiche, potranno partecipare alla cosa pubblica e fare politica. Purtroppo adesso non avviene né a livello nazionale, né a livello locale”.
Gancitano, come detto prima, ha studiato filosofia e alla base della filosofia politica c’è lo studio della società e quindi del vivere insieme, del vivere comune. Eppure nel tempo – come ha fatto notare lei stessa - alcune categorie, alcune persone, pur facendo parte della società, di quella condivisione di spazi, sono rimaste fuori dal dibattito, dagli studi. Tra gli esclusi c’è senza dubbio il corpo femminile. Di cui oggi si parla tanto, in vari ambiti e spesso anche a sproposito, ma sulle quali ieri veniva esercitato un certo potere, controllo sociale. Lo stesso che in parte è forte ancora oggi e che in forme diverse interessa tutti.
Con la maternità la consapevolezza della disparità
“Quando sono diventata mamma mi sono resa conto che la mia identità precedente, che era quella di una persona indipendente, non poteva esserci più. Io non avevo capito che non potevo più essere quella persona lì, ma le persone intorno a me si erano convinte che avessi fatto un’altra scelta e che dovessi passare il tempo occupandomi di cose che io non sapevo fare e che non mi appartenevano. C’era un tempo per cui non dovevo lavorare, dovevo stare in casa con mia figlia.
Era sconvolgente per me – racconta – Mi sono trovata di fronte alla me di prima e alla me di dopo e non riuscivo a tenerle unite. Mi sono trovata così a farmi delle domande che non mi ero mai posta, a non avere i concetti per esprimere quello che stavo vivendo e che mi faceva provare rabbia. Poi ho incontrato dei libri e ho capito che esisteva una letteratura che parlava di questo, da molto tempo. Anche se non li avevo incontrati nello studio”.
Il potere/controllo della società
“Da lì è poi scaturito un confronto con il mio compagno ed entrambi ci siamo accorti in quel momento di una differenza sociale che entrava nelle pareti di casa nostra e questa è una questione che riguarda il potere – continua l’intellettuale - Quando due persone si trovano in intimità, la società sta sempre lì: è presente nel come ti muovi, nel cosa fai, in quello che pensi, nelle parole che usi, nei meccanismi mentali che sono modellati dalla società. E’ anche quello il potere. Ci siamo resi conto è che non eravamo liberi.
Quando veniamo socializzati, noi veniamo modellati da un potere narrativo, linguistico, estremamente pervasivo. Viviamo in una società in cui è tutto costantemente colonizzato, è difficile trovare spazi che non siano di commercio, di sopraffazione o di estrazione di valore. Questa non è una società che ci libera, ma che ci offre delle opzioni, che sono comodissime, che ci permettono di fare moltissime cose, ma sono opzioni. Abbiamo una capacità di scegliere tra una rosa di possibilità già decise, oltre le quali non si può andare. E il grande problema oggi è che tutto potenzialmente viene inglobato".
E per tutto, si intende veramente tutto. Anche ciò che può sembrarci uno spazio sicuro. “Certe istanze – dice ancora Maura Gancitano – sono state intercettate dal mercato e sono diventate strumenti di controllo. Rispetto alla bellezza, ad esempio, se fino a 15 anni fa era più frequente vedere pubblicità che ti colpevolizzavano per il tuo aspetto, ora utilizzano le critiche rivolte a quel modello per venderti comunque cose di cui non hai bisogno, e prometterti la stessa salvezza che ti promettevano prima”.