“I femminicidi sono un falso allarme”: le parole choc dell’avvocato

Secondo il legale difensore di un uomo accusato di stalking a Torino “il fenomeno è gonfiato dai media”. L’arringa pochi giorni dopo l’appello del papà di Auriane: “Non sia morta invano”

di MARIANNA GRAZI -
8 maggio 2024
120 vittime di femminicidio in Italia nel 2023 (Viminale)

120 vittime di femminicidio in Italia nel 2023 (Viminale)

“I femminicidi? Un falso allarme, un fenomeno gonfiato dai media”. Centoventi donne uccise nel solo 2023, almeno secondo il rapporto del Viminale (il numero potrebbe essere anche più alto, ma basiamoci intanto sui dati ufficiali che già bastano e avanzano). 28 le vittime femminili di omicidio volontario nel quadrimestre iniziale del 2024 (fonte Osservatorio diritti), per fortuna in diminuzione rispetto allo scorso anno ma finché anche una sola donna verrà uccisa per il suo genere sarà comunque troppo. 

L’avvocato Donato: “I femminicidi sono un falso allarme”

Quindi asserire in modo così presuntuoso che il fenomeno dei femminicidi sia un “falso allarme” che i media sfruttano, gonfiandolo, per attirare pubblico e fare click, come ha fatto l’avvocato Vincenzo Valerio Donato, non solo è un tapparsi gli occhi di fronte alla realtà dei fatti, ma è anche un modo ipocrita di interpretare un fenomeno che dovrebbe essere invece affrontato seriamente a partire proprio dagli uomini, che ne sono i primi responsabili. 

Murales contro la violenza di genere e i femminicidi
Murales contro la violenza di genere e i femminicidi

Le parole del legale, pronunciate a Torino nella sua arringa per difendere un uomo accusato di stalking, oltre che sembrare assurde teorie complottiste, suonano anche come pericolose, fanno venire i brividi. Perché testimoniano una mentalità comune, seppure espressa da un uomo di una cultura si suppone superiore alla media del popolo, anche tra chi dovrebbe rendersi conto dell’entità del problema, essendo materia del suo lavoro, ma prende invece la questione troppo – decisamente troppo – alla leggera.

Il giudice: “Ignora l’allarme sociale”

L’assurda opinione di Donato è emersa durante un’udienza pubblica in cui, per di più, era chiamato a difendere un uomo accusato di molestie aggravate e di stalking nei confronti dell’ex compagna. A lasciare perplessi sia il giudice che il pm, poi, è stata anche la serie di dati falsificati portata a sostegno della sua tesi: “Uomini e donne non sono più uguali davanti alla legge. La donna di solito per uccidere un uomo paga qualcuno o usa mezzi insidiosi e se una cosa la fa l’uomo è sempre più grave”, ha detto il legale. Il magistrato ha replicato però con fermezza – e disappunto – a queste esternazioni, chiarendo che evidentemente il legale “Ignora l’allarme sociale in corso”.

La lettera del padre di una vittima di femminilidio 

La chiesetta in cui è stato trovato il cadavere di Auriane Nathalie Laisne. Nel riquadro Sohaib Teima
La chiesetta in cui è stato trovato il cadavere di Auriane Nathalie Laisne. Nel riquadro Sohaib Teima

Un allarme che in effetti non sembra essere stato colto dall’uomo di legge, nonostante l’udienza torinese si sia svolta a pochi giorni di distanza dal doloroso appello del papà di Auriane Laisne, tra le ultime vittime di femminicidio in Italia: la ragazza, 22 anni, è stata trovata morta il 5 aprile nella cappella di La Salle (Aosta) e papà Ludwig, in una lettera ai media, ha auspicato che la morte della figlia non sia stata vana. 

Il compagno della giovane, il 21enne Sohaib Teima, è “gravemente indiziato” del delitto e il genitore  della vittima si chiede ora “Perché il suo aguzzino ha potuto avvicinarsi a lei nonostante il divieto di avvicinamento? Perché non ha dovuto indossare il braccialetto elettronico? Perché quando a febbraio era stata chiesta una detenzione provvisoria, il procuratore di Lione non l'ha disposta subito, lasciando così verificarsi il dramma?”.

“Auspico – proseguiva Ludwig Laisne – che tutti questi interrogativi possano ottenere delle risposte, ma ancor più che siano fonte di cambiamenti in seno al sistema giudiziario e di polizia, che, come l'istruzione nazionale, non hanno i mezzi per svolgere il proprio lavoro in modo adeguato. Mi auguro che al più alto livello della Repubblica non ci limitiamo a parole, ma che passiamo ad azioni che portino a cambiamenti reali”.

Ma se poi le stesse parole vanno in direzione opposta, sminuendo la gravità del fenomeno, del problema radicato in profondità nella cultura italiana, allora la cosa è ancor più preoccupante.