Chi ha paura dei libri in America? La battaglia dei conservatori contro la letteratura Lgbt e razziale

Una scelta ideologica e politica, un fenomeno sistemico. Le reazioni: "Sempre più studenti hanno perso l’accesso a testi chiave per affrontare la complessità della cittadinanza democratica"

di NICOLÒ GUELFI
30 settembre 2022

censura

Nella terra dei sogni oggi c’è qualche problema per quanto riguarda la libertà di espressione. O meglio, per essere precisi i problemi sorgono al momento in cui una persona vuole informarsi attraverso la lettura: un'analisi recente mostra come molti titoli siano stati infatti censurati o esclusi dai programmi di studio per molteplici ragioni, in vari Stati. Tra i libri 'colpiti' ci sono anche alcuni classici e si stima che oltre 2500 divieti siano stati varati nell’ultimo anno scolastico. Secondo una nuova analisi, un totale di 1.648 testi, principalmente inerenti a tematiche sessuali o razziali, sono stati oggetto di veto da parte dei distretti scolastici di 32 Stati. Il rapporto, compilato da Pen America (un’associazione no-profit che sostiene la libertà di espressione a mezzo della scrittura) afferma che in più di 5000 scuole a livello federale i libri sono stati vietati agli studenti nelle biblioteche e nelle aule scolastiche.

Quali sono i temi dei libri censurati?

George Orwell 1984

Tra i libri censurati o vietati nelle scuole americane ci sono anche classici moderni come "1984" di George Orwell

Secondo quando riporta il quotidiano inglese The Guardian, si è assistito a una "proliferazione di sforzi organizzati per sostenere la rimozione dei libri” da parte di politici conservatori in Stati come il Texas, la Georgia e il Wisconsin fino ad arrivare alla creazione di almeno 50 gruppi di attivisti che si riuniscono di persona o su Facebook. Molti dei libri sono stati vietati semplicemente per la presenza, in essi, di personaggi che si identificano come Lgbtq+, con un terzo di tutti i libri vietati da aprile a giugno in cui compaiono persone con tali identità, spesso adducendo come motivazione formale della scelta il riferimento alla presunta "oscenità" dei titoli. Anche la razza e la discussione sul passato razzista degli Stati Uniti sono un bersaglio dei divieti, con il 40% dei titoli vietati che presentano personaggi di colore. Non è un mistero che lo standard in tema di tematiche razziali negli Stati Uniti, ma non solo lì, sia cambiato molto nel corso del tempo: basti pensare a opere come "Via col Vento" che, prima di diventare una pietra miliare della storia del cinema, era stato un acclamato bestseller in cui la percezione delle persone nere era sicuramente diversa da come la intendiamo oggi. Ed era il 1936. Tra i grandi "esclusi" sul banco degli imputati ci sono anche dei classici di autori riconosciuti maestri della letteratura mondiale, tra cui Kurt Vonnegut, con "Mattatoio n. 5", Paulo Coelho con "L’Alchimista", George Orwell con "1984" e poi Haruki Murakami, J.D. Salinger, Carmen Maria Machado. Orwell e Salinger vengono consigliati come lettura per gli studenti  anche in Italia, ma difficilmente qualcuno potrebbe additarli come autori corruttori verso i giovani. La notizia ha avuto una sua eco anche da noi: durante lavori alle Nazioni Unite, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha commentato che "la sola idea che qualcuno possa fare dei falò dei libri la trovo devastante. I libri sono libri, ragazzi, e sono ancora più validi quando contengono affermazioni che, ovviamente, possono mettere in difficoltà anche il senso comune", facendo un neanche troppo velato riferimento ai roghi operati durante il periodo della Germania Nazista.

Un fenomeno sistemico: "Le scuole come campi di battaglia politici"

Quello che Pen America vuole puntualizzare è come la tendenza non appartenga a pochi individui preoccupati o con tendenze censorie, ma sia un fenomeno sistemico in continua espansione: "Sebbene si pensi che i divieti siano opera di singoli cittadini preoccupati, il nostro rapporto dimostra che l’ondata odierna di divieti rappresenta una campagna coordinata per la messa al bando dei libri portata avanti da organizzazioni di difesa sofisticate, ideologiche e dotate di buone risorse", ha dichiarato Suzanne Nossel, amministratrice delegato di Pen, che ha poi aggiunto: "Questo movimento censorio sta trasformando le nostre scuole pubbliche in un campo di battaglia politico, creando dei cunei all’interno delle comunità, costringendo insegnanti e bibliotecari a lasciare il loro posto di lavoro e gettando i brividi sullo spirito di indagine aperta e sulla libertà intellettuale che sono alla base di una democrazia fiorente". I divieti di lettura sono storicamente presenti all’interno del contesto educativo americano e in realtà la tradizione viene da lontano.

Da chi sono promossi i divieti?

"Gender Queer - A Memoir" è stato messo al bando da 41 distretti scolastici americani

Nella storia sono tantissime le liste di proscrizione letterarie, di cui la più famosa è l’Indice dei Libri Proibiti redatto dalla Santa Inquisizione e soppresso dalla Chiesa Cattolica sono nel 1966. Quello che Pen America suggerisce è che ora questi sforzi sono guidati meno dalle lamentele dei singoli genitori e più da gruppi organizzati e ideologici e dalla pressione dei politici (repubblicani). Secondo le stime riportate, circa il 40% dei divieti nell’ultimo anno sono stati collegati a pressioni politiche o a leggi volte a limitare e rimodellare l’insegnamento. Per citare un caso, nel novembre 2021 Henry McMaster, governatore repubblicano della Carolina del Sud, ha fatto pubblicamente richiesta che il libro "Gender Queer: A Memoir", di Maia Kobabe, fosse rimosso dalle biblioteche scolastiche perché "sessualmente esplicito" e "pornografico". Una retorica pseudo pedagogica non estranea anche ai partiti di destra italiani. Ricordiamo che Matteo Salvini, segretario della Lega, ha più volte ribadito di voler evitare l’insegnamento delle tematiche Lgbtq+ ai più piccoli. Il libro di Kobabe detiene il record di testo più bandito nello scorso anno scolastico: 41 distretti scolastici lo hanno vietato, seguito da "All Boys Aren't Blue", di George M Johnson (in 29 distretti) e "Out of Darkness", di Ashley Hope Pérez, vietato in 24 distretti. Tra gli autori più colpiti dai divieti c’è la scrittrice afroamericana Toni Morrison, premio Nobel per la Letteratura nel 1993, non proprio una pericolosa sovversiva. Il Texas è in medaglia d’oro classifica dei divieti, sul podio seguono Florida e Pennsylvania.

Le reazioni di protesta, dai bibliotecari alle famiglie

La tessera speciale della biblioteca pubblica con sopra stampata la scritta, "Io leggo libri proibiti" ANSA/Nashville Public Library

Ovviamente tali decisioni hanno portato reazioni avverse in alcuni Stati. Dopo che il legislatore texano Matt Krause ha chiesto che le biblioteche scolastiche dello Stato prendessero in considerazione 850 libri da rimuovere, un gruppo di bibliotecari ha creato un’ampia campagna online per contrastare i divieti, tempestando i politici statali di tweet ed e-mail sulla questione. Nel Wisconsin, invece, la decisione di un distretto scolastico di vietare "When the Emperor Was Divine", un libro di Julie Otsuka sull’internamento dei nippo-americani durante la Seconda Guerra Mondiale, ha provocato una reazione furiosa da parte di insegnanti, genitori e studenti locali, che hanno organizzato manifestazioni di protesta. Tuttavia, tali divieti sono continuati senza sosta in tutti gli Stati Uniti. Ricordiamo che l’internamento dei giapponesi negli Usa fu un evento gravissimo: veri e propri campi di lavoro per persone che già risiedevano in America. Un fatto di cui le giovani generazioni dovrebbero essere al corrente. "Questo movimento in rapida accelerazione ha fatto sì che sempre più studenti perdessero l’accesso alla letteratura che li prepara ad affrontare le sfide e le complessità della cittadinanza democratica", ha dichiarato Jonathan Friedman, autore principale del rapporto Pen. "Il lavoro dei gruppi che organizzano e sostengono la messa al bando dei libri nelle scuole è particolarmente dannoso per gli studenti provenienti da contesti storicamente emarginati, che sono costretti a vedere sparire dalle aule e dagli scaffali delle biblioteche storie che convalidano le loro vite", ha aggiunto l’autore. E questo è il punto centrale: la presenza di libri che raccontino la Storia (con la S maiuscola) e le storie attraverso punti di vista differenti è necessario per portare alla comprensione della diversità e all’inclusione in una società che non sia solamente composta da persone bianche ed eterosessuali.