Il calcio non è solo calcio, è politica: mentre la Fifa predica neutralità, i tifosi sfidano governi ed estremismi

Nahce le le istituzioni tentano di mantenere il calcio neutrale, sono molte le tifoserie e le società che non fanno mistero del proprio orientamento politico: dallo Schalke 04 al St. Pauli, passando per Celtic ed Empoli

di MARCO PILI
10 marzo 2025
I giocatori dello Schalke sono scesi in campo con una maglia che recitava: “Vota per la democrazia! Contro il razzismo e l’esclusione!”

I giocatori dello Schalke sono scesi in campo con una maglia che recitava: “Vota per la democrazia! Contro il razzismo e l’esclusione!”

In Europa, curve e tribune non solo il cuore pulsante del tifo, ma anche il riflesso di battaglie sociali e politiche che oltrepassano i campi da calcio. Mentre le istituzioni e le organizzazioni nazionali e internazionali tentano di mantenere il calcio neutrale, promuovendo iniziative spesso generalistiche, sono i tifosi e le tifose a dimostrare che il pallone non può essere isolato dal contesto sociale. Il calcio, per molti, non è solo un gioco: è identità, resistenza e, soprattutto, un megafono per numerose lotte e rivendicazioni politiche.

Nel vecchio continente, sono molte le tifoserie organizzate che, di fronte ad un esponenziale aumento di violenze, populismo ed estremismi hanno detto no, lanciando un messaggio di moderazione e cambiamento. Dalla Germania all’Italia, passando per l’Irlanda, striscioni e cori rivestono un ruolo sempre più importante nel condizionare l’opinione pubblica.

Schalke 04, il messaggio contro l’estrema destra

Zweite Bundesliga, o Bundesliga 2, ore 13.30 del 23 febbraio, stadio Merck di Böllenfalltor. Non una sfida né un giorno qualsiasi per i tifosi di provenienti da Gelsenkirchen, città natale del club dei “minatori”, lo Schalke 04. In quelle ore, infatti, le urne di tutta la Germania accoglievano a pieno regime i votanti e le votanti chiamati a esprimere le proprie preferenze politiche. Un evento canonico e istituzionalizzato in un paese democratico come la Germania riunificata, se non fosse stato per il pericolo – fortunatamente scampato – posto dall’estrema destra di Alice Weidel e dell’Alternative für Deutschland.

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Un rischio che la società e i calciatori hanno percepito in modo chiaro, e che li ha portati a prendere una decisione. Durante la sfida disputata tra le mura dell’SV Darmstadt 98, vinta per 2-0 dai padroni di casa, i giocatori dello Schalke sono scesi in campo con una vistosa grafica sul petto, che recitava: “Vota per la democrazia! Contro il razzismo e l’esclusione!”.

Un messaggio rilanciato dallo stesso Ceo della polisportiva, Matthias Tillmann: "Poter votare liberamente è un grande privilegio di cui godiamo qui in Germania: abbiamo la possibilità di scegliere e possiamo contribuire a determinare il nostro futuro. Non dobbiamo prendere questa responsabilità alla leggera. S04 invita pertanto i suoi fan ad agire nello spirito della nostra democrazia pacifica e comunitaria, a usare la loro voce e a votare”.

I pirati dell’FC St.Pauli

Salendo di categoria, anche l’FC St. Pauli, da sempre una delle società più attive in ambito politico e sociale, non si è certo tirata indietro dal rivendicare la propria posizione politica. Già a gennaio, infatti, quando – in piena campagna elettorale – Alice Weidel aveva programmato una tappa sulle rive dell’Elba per esporre il proprio piano di governo, circa 30mila tifosi e manifestanti erano scesi in piazza per contestare la leader dell’ultradestra tedesca. Una capacità di mobilitazione impressionante che, sempre nel corso delle proteste, ha coinvolto anche le “Brigate Garibaldi St. Pauli”, succursale italiana del gruppo sportivo che si riferisce in modo chiaro all’esperienza partigiana e di Resistenza al nazifascismo.

Quasi un mese dopo, lo stesso presidente dell'FC St. Pauli, Oke Göttlich, ha commentato in modo inequivocabile i risultati delle elezioni: “Il risultato delle elezioni è l'espressione di confronto e polarizzazione sociale. Noi, come FC St. Pauli, vogliamo rappresentare un'alternativa: cercare soluzioni insieme, dialogare gli uni con gli altri anziché parlare sugli altri, offrire spazi sicuri e prendere una posizione netta contro atteggiamenti disumanizzanti. Questo è ciò che possiamo fare come club di calcio – e continueremo a farlo”.

Nel corso dell’ultimo turno di Bundesliga, inoltre, la squadra ha sospeso la diffusione del proprio inno prima delle partite in seguito ad una ricerca effettuata dallo stesso club. Secondo i risultati ottenuti, è emerso che il compositore del brano ricopriva la carica di ufficiale della Wehrmacht – le forze armane germaniche – nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Empoli e Pisa, arriva in Toscana la campagna “Red Card for Israel”

Scozia, Irlanda, ma anche Cile, Turchia e… Toscana. Sono queste alcune delle nazioni che, nelle ultime settimane, hanno visto la comparsa di striscioni con su scritto “Show Israel the red card” o “Kick genocide out of football”, due motti che chiedono alla Fifa la sospensione delle squadre di calcio israeliane dalle competizioni internazionali. La campagna era già approdata tra le tifoserie minori della penisola nelle scorse settimane, ma il supporto offerto dal gruppo di tifo organizzato dei Desperados in occasione di Empoli-Atalanta, partita terminata 0-5 a favore dei bergamaschi, e dei Rangers di Pisa contro la Juve Stabia, incontro conclusosi con un 3-1 per i toscani, ha offerto certamente maggiore luce all’iniziativa.

Celtic, dal cartellino rosso alle “Brigate verdi”

L’iniziativa rilanciata dalle tifoserie toscane, in realtà, ha preso il via proprio a Glasgow, in una curva che, da sempre, vive un fortissimo fermento politico: quella del Celtic. La tifoseria scozzese, che condivide parte del proprio corredo ideologico con quella del Livorno, squadra toscana che milita attualmente in Serie D, ha espresso a più riprese la propria avversità nei confronti degli estremismi di destra, salendo alla ribalta della cronaca italiana per i trascorsi violenti con i gruppi organizzati laziali.

Due anni fa, durante le sfide tra Lazio e Celtic valide per il cammino in Champions League delle due squadre, le rispettive tifoserie giunsero a rivendicare a più riprese le proprie identità, decisamente divergenti l’una dall’altra, a colpi di striscioni e cori. Un comportamento giudicato come scorretto dalla Fifa, per il quale entrambi i gruppi sono stati multati non solo in quella occasione, ma anche nel corso degli anni: per incitamento all’odio razziale la compagine romana e, al contrario, per comportamenti violenti e avversi ad Israele quella irlandese.

Sanzioni, divieti e curve chiuse, ad ogni modo, non sembrano intimorire le migliaia di tifosi e tifose che trovano nel proprio gruppo di riferimento un luogo sicuro nel quale unire la passione per il calcio ai propri ideali, utilizzando i campi da gioco come una tela sulla quale dipingere il proprio modello di società.