Il paradosso di Alice Weidel: lesbica, con una compagna dello Sri Lanka, come fa a guidare l’ultradestra tedesca?

La leader del partito Alternative für Deutschland, che si oppone alla “degenerazione LGBTQ+”, è dichiaratamente omosessuale e ha due figli adottivi con la compagna dello Sri Lanka. Cosa ci dice una politica in cui identità e ideologia confliggono?

di MARCO PILI
25 febbraio 2025
Alice Weidel, leader del partito di estrema destra tedesco Alternative für Deutschland.

Alice Weidel, leader del partito di estrema destra tedesco Alternative für Deutschland.

Fai quel che dico, non quel che faccio. In un mondo nel quale la comunicazione politica viaggia su onde prive di interferenze, potrebbe essere riassunto così il rapporto tra Alice Weidel e le idee promosse dal suo partito, Alternative für Deutschland. Alle ultime elezioni politiche, la compagine di estrema destra ha raggiunto il 20,8 per cento delle preferenze. Un risultato inaspettato, capace di portare la formazione anti-sistema al secondo posto nella classifica dei partiti più votati dalla popolazione tedesca. Il risultato, validato dalla più alta affluenza alle urne dai tempi della riunificazione tra Germania est e ovest, testimonia un clima di crescente rabbia tra i votanti e le votanti.

Il rapporto tra cittadinanza e politica, sul piano qualitativo, è ormai in costante declino. A venir premiate non sono più le idee in grado di risolvere un problema concreto, bensì coloro che riescono a giungere alla pancia delle persone incanalando il malcontento. Alcune formazioni politiche, negli ultimi anni, sono state in grado di spostare il fulcro del dibattito non sui fattori che attanagliano la quotidianità, ma su elementi che vengono dipinti come tali. Un meccanismo che, anche in Italia, ha portato a evidenti paradossi evidenziati, ad esempio, da un netto spostamento da sinistra a destra delle classi operaie, le quali sembrano ben più preoccupate da immigrazione e tradizionalità della famiglia cristiana piuttosto che da inflazione e precarietà del lavoro.

Omosessualità, immigrazione e globalizzazione

Alice Weidel, non a caso, ha un profilo che non può far altro che porre un enorme punto di domanda sullo stato di salute dell’opinione pubblica. È leader di un partito che, negli ultimi mesi, è giunto addirittura a non colpevolizzare l’operato delle SS, le truppe più temibili di Adolf Hitler.

Considerando unicamente la sua intimità, infatti, Weidel potrebbe essere considerata un’attivista particolarmente fervente e attenta ai diritti civili. Ma non è così. Dichiaratamente omosessuale e in una relazione con una donna proveniente dallo Sri Lanka, assieme alla quale ha adottato due figli, è a capo di un partito che si oppone fermamente alla cosiddetta “degenerazione LGBTQ+”, così come all’immigrazione illegale. Elementi, questi, che confliggono apertamente l’uno con l’altro, rendendo la leader di estrema destra un ossimoro vivente.

Anche sul piano economico e internazionale, la sua vita vissuta contrasta apertamente con le linee proposte dal partito.

Economista di formazione, Weidel, benché sulla carta sia nazionalista e anti-Eurozona, ha un trascorso presso il Goldman Sachs Group (una delle più grandi banche d’affari al mondo) e Allianz. Elementi che, ancora una volta, rendono la “regina di ghiaccio” una versione degenerata del concetto di primus inter pares. Una ridefinizione di questa figura alla quale è concesso sgarrare, talvolta con un che di ammirazione. Questa condizione le consente, tra un volo verso la Svizzera, suo luogo di residenza, e uno verso Berlino, di agitare le ampie folle nazionaliste che predicano la superiorità teutonica sull’intero continente europeo.

Fatta la linea partitica, trovato l’inganno

Ancora una volta, fatta la legge e trovato l’inganno, ovviamente in senso figurato: “Vivo in Svizzera ma pago le tasse in Germania”, avrebbe dichiarato di recente. Analogamente, le sue posizioni anti-immigrazione, da molti definiti razziste, sono state “limitate”, se così possiamo dire, ad un odio viscerale verso l’Islam, vero motore – secondo i membri di Afd – della degenerazione del continente europeo.

Una strategia che ha consentito alla stessa Weidel di allontanare a più riprese le proteste nei confronti della nazionalità e del trascorso della sua compagna. In merito alla famiglia tradizionale, però, neanche il suo staff comunicativo è riuscito a trovare un escamotage convincente, ammettendo candidamente che – sul tema – le idee della leader non sono sovrapponibili a quelle del partito.

E allora Musk

Dunque, come affrontare queste evidenti contrapposizioni? A quanto pare, non trattandole. I risultati elettorali, infatti, hanno dimostrato quanto questi elementi non abbiano fatto altro che aumentare ancor più il dibattito attorno alla sua figura, tanto contraddittoria quanto esasperata, donandole un’aura politica di intangibilità. Non è certo un caso che, al di là dell’Oceano atlantico, la stessa sorte sia toccata ad Elon Musk. Le sue idee personali, esemplificate dall’assunzione di sostanze stupefacenti e dal reiterato ricorso alla maternità surrogata, confliggono a pieno con la linea partitica di Donald Trump, destinato a segnare un prima e un dopo nella politica statunitense e mondiale. Vero è che all’uomo più ricco del mondo, nonché primo finanziatore della campagna presidenziale repubblicana, è normale perdonare qualche piccolo sgarro.