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Home » Politica » Sfidando la prigione, il confino, il manicomio: le eroine trans “degenerate e indecenti” che hanno dato la scossa all’Italia

Sfidando la prigione, il confino, il manicomio: le eroine trans “degenerate e indecenti” che hanno dato la scossa all’Italia

In principio fu l'arresto per chi indossava indumenti non consoni al proprio genere. E chi, come Romina Cecconi in arte Romanina, fu spedita al confino nel Sud. Da Giò Stajano a Helena Velena, da Porpora Marcasciano a Eva Robin's ecco le pietre miliari del transgender che hanno contribuito a cambiare il costume del paese

Piero Ceccatelli
17 Maggio 2021
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Degenerate, irregolari, indecenti. La storia delle persone transessuali in Italia parte da queste parole, le sole utilizzate dalla società e dalla stessa legge. Si poteva venire arrestati anche solo per aver indossato indumenti non consoni al genere di appartenenza. In Italia l’identità transessuale dal punto di vista sociale ed anche politico appartiene alle donne. Donne ribelli, politicizzate, non esclusivamente a sinistra, che hanno lasciato un segno indelebile nella storia politica,  sociale e del costume del nostro del paese.

La nipote del gerarca

La prima fu la contessa Maria Gioacchina Stajano Starace Briganti di Panico, nominata, fino al 1983, come Giò Stajano. Attore con Fellini, Risi, Sordi e DiLeo , il suo “Roma Capovolta”, è stato, negli anni cinquanta, un libro scandalo, sulla vita gay della capitale. Fu sequestrato pochi mesi dopo l’uscita, ma Stajano, nipote del gerarca fascista Achille Starace, tenne sul settimanale di destra “il Borghese” una rubrica di cronaca mondana con lo pseudonimo di “Pantera Rosa”.

Porpora, “non ci sono parole”

Il problema, al contrario di oggi che siamo sommersi dai vocaboli, dai sinonimi, dagli aggettivi, era che “non esistevano le parole per nominarsi”. Questo ha insegnato Porpora Marcasciano, presidente onorario del Mit (ex Movimento italiano transessuali, ora Movimento identità trans), nel suo fondamentale libro “Tra le rose e le viole”. Porpora si manifesta a metà degli anni Settanta, all’interno di quel movimento seminale che è stato il Fuori!, per poi avvicinarsi ai collettivi politici universitari. Anni di ‘favolosità’, dove tutto si metteva in discussione. Porpora sviluppa il proprio attivismo “nel mondo Frocio”, un calderone che, con termini attuali, includeva tutti ciò che è Queer . Adesso la Marcasciano si occupa, a Bologna, in collaborazione con le Asl di un consultorio e dei detenuti transessuali.

Il confino della Donna Pipistrello

Erano tempi in cui non esistevano le parole, ma solo le esperienze. Le persone vivevano, ma non si manifestavano, anche perché, se l’avessero fatto, sarebbero finite in manicomio, o peggio. Questo racconta Romina Cecconi nel documentario “La Donna Pipistrello”, dalla lapidaria frase in rima con cui si rivolgeva ai clienti, sui lungarni fiorentini e che cominciava così: “Sono la Donna Pipistrello, metà…”. Condannata nel 1972 a tre anni di confino in provincia di Foggia, perchè persona socialmente pericolosa. Adesso è un’elegante signora borghese che vive, con discrezione, a Bologna.

Helena Velena: c’è trans e trans

Non si può dimenticare Helena Velena, fondatrice della casa discografica Attak Punk, produttrice, negli anni ’80, dei primi quattro dischi dei CCCP e dei controversi Disciplinatha. Ambasciatrice dell’anarchismo punk degli inglesi Crass, porta avanti, ancora oggi un’idea sovversiva di identità di genere. Distingue transessualismo e transgender. “Il transessualismo porta il soggetto nato maschio a diventare femmina e viceversa, ma poi finisce lì. Il transgender è un concetto filosofico: una persona non è per forza in conflitto con i propri genitali, magari vuole solo cambiare il genere e tenersi i propri genitali. Il transessualismo porta ad una normalizzazione, il transgender è destabilizzante. Io ho sia il pene, che il seno e mi piacciono le donne, ma questa è la mia palette emozionale, il mio sentimento”.

Pubblica, esposta, misteriosa: Eva Robin’s

Ma la più pubblica, la più esposta e la più misteriosa rimane sempre lei: Eva Robin’s. Un nome che è un malizioso gioco di parole, in italiano sarebbe, più o meno, “l’uccellino di Eva”. Corista per quell’altro mistero che fu Amanda Lear, attrice per Dario Argento, nel 1991 Gianni Boncompagni la promuove conduttrice del prime time con Primadonna su Italia1. Eva si prende la rivincita in teatro, qualche anno dopo, con “La voce umana” di Cocteau, nel ruolo che fu della Magnani. E con il teatro ha continuato, sino ad oggi, ancora in scena con “Il frigo”, pièce terribilmente camp di Copi, in cui interpreta l’ex modella, la psicanalista, la madre, la serva, il megalomane e il cane. In tv la si vede ormai poco, ritiene di non poter far parte di un cast televisivo, oggi. Ha un linguaggio ed un temperamento che non contempla il politicamente corretto. Potrebbe essere fraintesa . Fiera residente del quartiere Pratello, anche lei vive nell’ accogliente Bologna, da 25 anni con la stessa fidanzata, che, forse, un giorno sposerà.

Si arriva a Vladimir Luxuria, che approderà in Parlamento. È entrata nel mito, ma vive nella cronaca. Ed è lì, che la s’incontra.

 

Giò Stajano fra Alberto Moravia e Carmen Llera (foto wikipedia.it)

 

Antologaia, libro di Porpora Marcasciano
Romina Cecconi, la Romanina

 

 

Eva Robin’s (foto Schicchi)

 

 

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
Degenerate, irregolari, indecenti. La storia delle persone transessuali in Italia parte da queste parole, le sole utilizzate dalla società e dalla stessa legge. Si poteva venire arrestati anche solo per aver indossato indumenti non consoni al genere di appartenenza. In Italia l’identità transessuale dal punto di vista sociale ed anche politico appartiene alle donne. Donne ribelli, politicizzate, non esclusivamente a sinistra, che hanno lasciato un segno indelebile nella storia politica,  sociale e del costume del nostro del paese.

La nipote del gerarca

La prima fu la contessa Maria Gioacchina Stajano Starace Briganti di Panico, nominata, fino al 1983, come Giò Stajano. Attore con Fellini, Risi, Sordi e DiLeo , il suo “Roma Capovolta”, è stato, negli anni cinquanta, un libro scandalo, sulla vita gay della capitale. Fu sequestrato pochi mesi dopo l’uscita, ma Stajano, nipote del gerarca fascista Achille Starace, tenne sul settimanale di destra “il Borghese” una rubrica di cronaca mondana con lo pseudonimo di “Pantera Rosa”.

Porpora, "non ci sono parole"

Il problema, al contrario di oggi che siamo sommersi dai vocaboli, dai sinonimi, dagli aggettivi, era che “non esistevano le parole per nominarsi”. Questo ha insegnato Porpora Marcasciano, presidente onorario del Mit (ex Movimento italiano transessuali, ora Movimento identità trans), nel suo fondamentale libro “Tra le rose e le viole”. Porpora si manifesta a metà degli anni Settanta, all’interno di quel movimento seminale che è stato il Fuori!, per poi avvicinarsi ai collettivi politici universitari. Anni di 'favolosità', dove tutto si metteva in discussione. Porpora sviluppa il proprio attivismo “nel mondo Frocio”, un calderone che, con termini attuali, includeva tutti ciò che è Queer . Adesso la Marcasciano si occupa, a Bologna, in collaborazione con le Asl di un consultorio e dei detenuti transessuali.

Il confino della Donna Pipistrello

Erano tempi in cui non esistevano le parole, ma solo le esperienze. Le persone vivevano, ma non si manifestavano, anche perché, se l’avessero fatto, sarebbero finite in manicomio, o peggio. Questo racconta Romina Cecconi nel documentario “La Donna Pipistrello”, dalla lapidaria frase in rima con cui si rivolgeva ai clienti, sui lungarni fiorentini e che cominciava così: “Sono la Donna Pipistrello, metà...”. Condannata nel 1972 a tre anni di confino in provincia di Foggia, perchè persona socialmente pericolosa. Adesso è un’elegante signora borghese che vive, con discrezione, a Bologna.

Helena Velena: c'è trans e trans

Non si può dimenticare Helena Velena, fondatrice della casa discografica Attak Punk, produttrice, negli anni ’80, dei primi quattro dischi dei CCCP e dei controversi Disciplinatha. Ambasciatrice dell’anarchismo punk degli inglesi Crass, porta avanti, ancora oggi un’idea sovversiva di identità di genere. Distingue transessualismo e transgender. “Il transessualismo porta il soggetto nato maschio a diventare femmina e viceversa, ma poi finisce lì. Il transgender è un concetto filosofico: una persona non è per forza in conflitto con i propri genitali, magari vuole solo cambiare il genere e tenersi i propri genitali. Il transessualismo porta ad una normalizzazione, il transgender è destabilizzante. Io ho sia il pene, che il seno e mi piacciono le donne, ma questa è la mia palette emozionale, il mio sentimento”.

Pubblica, esposta, misteriosa: Eva Robin's

Ma la più pubblica, la più esposta e la più misteriosa rimane sempre lei: Eva Robin’s. Un nome che è un malizioso gioco di parole, in italiano sarebbe, più o meno, “l’uccellino di Eva”. Corista per quell’altro mistero che fu Amanda Lear, attrice per Dario Argento, nel 1991 Gianni Boncompagni la promuove conduttrice del prime time con Primadonna su Italia1. Eva si prende la rivincita in teatro, qualche anno dopo, con “La voce umana” di Cocteau, nel ruolo che fu della Magnani. E con il teatro ha continuato, sino ad oggi, ancora in scena con “Il frigo”, pièce terribilmente camp di Copi, in cui interpreta l’ex modella, la psicanalista, la madre, la serva, il megalomane e il cane. In tv la si vede ormai poco, ritiene di non poter far parte di un cast televisivo, oggi. Ha un linguaggio ed un temperamento che non contempla il politicamente corretto. Potrebbe essere fraintesa . Fiera residente del quartiere Pratello, anche lei vive nell’ accogliente Bologna, da 25 anni con la stessa fidanzata, che, forse, un giorno sposerà. Si arriva a Vladimir Luxuria, che approderà in Parlamento. È entrata nel mito, ma vive nella cronaca. Ed è lì, che la s'incontra.  
Giò Stajano fra Alberto Moravia e Carmen Llera (foto wikipedia.it)
 
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Romina Cecconi, la Romanina
   
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