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Bonetti: "L'assegno unico per le famiglie non è un aiuto, ma un investimento. Legge Zan? Colpire chi offende, non elencare vittime per categorie"

di ETTORE MARIA COLOMBO -
3 agosto 2021
MinistroBonetti

MinistroBonetti

Il ministro per le pari opportunità e la famiglia nel governo Draghi, Elena Bonetti, sarebbe, di suo, una tipa mite. Classe 1974, mantovana, due figli, professore associato di analisi matematica all’Università di Milano (per la serie: un lavoro ce l’ha), un percorso tutto dentro gli scout, mondo da cui la prese Matteo Renzi, e la volle ministra, eppure, durante i cdm, non è il tipo che le manda a dire. Durante il braccio di ferro sulla riforma della Giustizia, ha difeso a spada tratta il testo Cartabia e fatto asse con i ministri Giorgetti e Gelmini per difendere, dagli assalti dei 5S, il cuore del testo. L’abbiamo intervistata per Luce!  

Ministra Bonetti, l’assegno unico universale che, sotto la sua regia, il governo Draghi ha varato, partirà dal gennaio 2022, ma il percorso è iniziato già dal primo luglio. Che “aiuto” sarà, per le famiglie italiane?

“Un investimento. Non mi piace che si chiami e si offra come aiuto quel che è già dovuto a titolo di giustizia. Le famiglie svolgono ogni giorno un compito sociale, che è educativo e relazionale: questo compito va loro riconosciuto, ed è quel che facciamo con il Family Act e l’assegno unico e universale. Abbiamo deciso di investire nei bambini senza relativizzarne i diritti: l’assegno deve andare a tutti loro. Ecco perché, dal I luglio, abbiamo introdotto un assegno “ponte” per i figli dei lavoratori autonomi e di tutte le categorie che non hanno accesso all’assegno al nucleo familiare, ed è la prima volta che accade. Da gennaio, l’universalità della misura diventerà definitiva con l’assegno unico e universale. L’erogazione sarà semplice, diretta, con assegni maggiorati a partire dal terzo figlio e per i figli disabili. La leva fiscale è fondamentale, nella logica della misura, perché riconosce il contributo della genitorialità allo sviluppo del Paese: non solo sul piano della progettualità demografica, ma anche in quello della lotta alle diseguaglianze”.  

Passiamo a un altro tema su cui lei insiste molto. La parità di genere. Solo belle parole?

  “No, oggi la parità di genere è la sfida principale che abbiamo per rendere compiuta la democrazia italiana. Bisogna tutelare i diritti di tutte e di tutti e mettere ciascuno nelle condizioni di costruire in modo paritario il bene comune, con il diritto/dovere di parteciparvi. Si tratta anche di rendere la nostra democrazia efficiente e capace di garantire sviluppo e benessere per tutti. Nel Family Act, insieme all’assegno unico, abbiamo introdotto politiche di investimento nel lavoro femminile e la promozione di condizioni paritarie nelle famiglie. La “Strategia del governo sulla parità di genere” l’abbiamo costruita come un percorso di ascolto con obiettivi chiari: garantirla nel mondo del lavoro, nel reddito, nella parità salariale, nella formazione, nella leadership. Obiettivi specifici, monitorabili, che permetteranno di garantire gli ingenti finanziamenti del Pnrr”.

Veniamo alla politica. Lei sul ddl Zan, come Renzi e tutta Iv, ha proposto una mediazione al Pd che la rifiuta. Siete davvero il “cavallo di Troia” della destra per svuotare il ddl?

  “No. La nostra mediazione fa sintesi in avanti e mira ad arrivare a dotare il Paese di una legge che condanni l’omofobia, la transfobia, l’abilismo e la misoginia. La proposta di Iv definisce in modo chiaro la legge e pone lo sguardo di condanna sulle motivazioni di chi discrimina anziché categorizzare chi subisce violenze, offese e danni. Su questo il consenso in Parlamento c’è. Se si vuole una legge che davvero serva al Paese, si scrive la legge e su quel testo si cerca il consenso. Se invece si fa di una battaglia per i diritti delle persone una battaglia identitaria e di posizionamento politico, si strumentalizza una legge. Iv non strumentalizza i diritti delle persone, li vuole tutelare e garantire: per questo si batte per avere il miglior testo possibile e il maggior numero di voti perché la legge venga approvata”.

Elena Bonetti. ministra per la famiglia e le pari opportunità e

La vittoria di Jacobs alle Olimpiadi ripropone il tema dello ius soli. Il presidente del Coni Malagò, chiede “lo ius soli sportivo” a 18 anni.

  “Innanzitutto, mi faccia dire che domenica scorsa tutta l’Italia ha applaudito e gioito per i risultati straordinari e la bellezza dell’esperienza dei nostri ragazzi e ragazze alle Olimpiadi. Al Coni e a chi ha permesso tutto questo va dato un grande plauso. Lo sport è un luogo di educazione privilegiato nel nostro Paese, accanto alla scuola: da sempre ho sostenuto che l’educazione costruisce cittadinanza e che ci possa essere un percorso di riconoscimento della cittadinanza attraverso i percorsi educativi. Se il Parlamento vorrà affrontare questa questione, auspico che lo faccia con il confronto e la composizione, traendone una possibile sintesi perché questo percorso diventi legge. Il governo Draghi aiuterà a fare sintesi”.

Lei è un tipo calmo, ma con i 5Stelle, nei cdm, ogni tanto le scappa la frizione, come sulla riforma della Giustizia. Faticoso conviverci?

  “La riforma della Giustizia è un ottimo compromesso che archivia il giustizialismo - penso al tema della giustizia riparativa - e a nome di Italia viva io ho garantito al presidente Draghi e alla ministra Cartabia piena lealtà. Lo stile di chi vuole mettere bandierine o tirare il governo in momenti di conflittualità con piccoli ricatti non appartiene a me né al mio partito. Draghi vedrà Iv e me sempre al suo fianco. Avanti così”.