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Home » HP Blocco Grande » Eutanasia legale: depositate le firme, ma è scontro con la Cei. Per la cannabis c’è tempo, intanto è boom dei referendum, grazie alla firma digitale

Eutanasia legale: depositate le firme, ma è scontro con la Cei. Per la cannabis c’è tempo, intanto è boom dei referendum, grazie alla firma digitale

Eutanasia, depositate un milione 200 mila firme, grazie anche alle sottoscrizioni on line. Un indubitabile successo delle forze referendarie, oltre il merito dei quesiti. La Chiesa si schiera col cardinal Bassetti contro il ogni apertura in tfine vita. Il M5S, in passato campione della democrazia diretta, spera in una legge in extremis per evitare il referendum

Ettore Maria Colombo
9 Ottobre 2021
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Oltre un milione e 200mila firme sono state depositate, presso la Corte Cassazione per chiedere un referendum sull’eutanasia legale. E, subito, scoppia una durissima polemica con la Chiesa e con la Cei.

 

Un 1 milione e 200 mila firme per l’eutanasia

 

Mina Welby

Il ‘merito’ della (impressionante) raccolta firme sull’eutanasia  è non solo dei Radicali italiani, tignosi e impegnati oggi su questo tema come decenni addietro, su divorzio, aborto, etc., ma anche e soprattutto dell’associazione, la “Luca Coscioni” (no-profit di promozione sociale fondata nel 2002 da Luca Coscioni,  economista affetto da sclerosi laterale amiotrofica scomparso nel 2006), la cui presidente è Mina Welby (moglie di Piergiorgio, affetto da distrofia muscolare), copresidente Filomena Gallo, tesoriere il radicale storico Marco Cappato, e dell’impegno di Valeria Imbrogno, compagna di Fabiano Antonioni, in arte Dj Fabo, morto in Svizzera con il suicidio assistito il 27 febbraio 2017. Tutti insieme, con la Coscioni, hanno lanciato la campagna, sull’eutanasia legale, “ognuno abbia il diritto di dire basta” (alla vita).

 

Il grimaldello ‘utile’: l’emendamento Magi

Delle oltre 1,2 milioni di firme, raccolte da più di 13.000 volontari, in 6000 in oltre 1000 comuni, quasi 400.000 sono state online. Un vero boom reso possibile dall’emendamento, a prima firma del deputato Riccardo Magi, oggi presidente di Più Europa, storico militante radicale, che con un ‘semplice’ emendamento inserito nel dl Semplificazioni, a fine luglio ha permesso il vero ‘boom’ di firme su questo referendum come sugli altri che hanno registrato, come in un jackpot impazzito, quest’estate, un numero di firme impressionante (un milione per i 6 quesiti sulla Giustizia propugnati da Lega e Radicali, il milione di firme per quello sulla cannabis, etc.).

Infatti, con un semplice click, via firma digitale, pur se solo se si è in possesso di qualche Spid (ormai, moltissimi cittadini lo hanno), non ‘serve’ più andare ai banchetti: con un tablet, pc o un cellulare si firma da casa.

E poco importa che molti parlamentari non abbiano  capito ‘che cosa’ stavano votando e neppure che il governo avesse, all’epoca, espresso parere contrario. O che, ora, molti costituzionalisti (Zagrebelsky, Flick, etc.) eccepiscano sulla eccessiva ‘facilità’ della firma digitale che metterebbe ‘a rischio’ la democrazia: il codicillo Magi è passato e tutti, compreso il governo (che ha posticipato, seppure con la Lega astenuta, in cdm, il termine per la raccolta firme, ponendolo dal 30 settembre al 30 ottobre, dato che molte delle campagne erano ancora in corso), se ne sono dovuti fare una  ragione.

 

Certo è che c’è la firma digitale dietro il boom dei referendum e i proponenti dei vari quesiti ben lo sanno. Con i tradizionali ‘banchetti’, per non dire delle lungaggini presso gli uffici pubblici comunali, che devono convalidare tutte le firme, non si sarebbero mai raggiunti risultati simili. Magi, ovviamente, tradisce la sua “grande emozione” perché “si tratta di numeri impressionanti, che danno l’idea della partecipazione travolgente che ha coinvolto larga parte della cittadinanza”.

Eutanasia, un quesito che divide

 

“La firma digitale rappresenta un’innovazione a servizio di partecipazione e democrazia. E’ digitale un terzo delle firme raccolte per il referendum per l’eutanasia. Non credo ci sia da avere paure al riguardo”, dice, soddisfatto, Cappato, davanti al Palazzaccio, naturalmente con buone ragioni.

Marco Cappato

Ma quello sull’eutanasia legale è un quesito ispido. “Nessun cittadino vuole morire, anche chi è in gravi condizioni – ha detto Mina Welby – Ma io credo che quando la sofferenza è talmente grande e terribile ognuno abbia il diritto di dire basta. Non è sempre necessaria l’eutanasia e questo voglio dire al Vaticano: a mio marito non è stato fatto il funerale nonostante non fosse eutanasia la sua morte. Era semplicemente l’interruzione della ventilazione artificiale, divenuta per lui insopportabile”. Un quesito, dunque, ‘difficile’, per molti suscettibile di paure, rischi, dubbi, specie per chi si professa cattolico.

 

Bassetti (Cei) tuona contro la “cultura dello scarto”

 

Nel giorno in cui vengono consegnate le firme per il referendum su quello che i cattolici chiamano, né più né meno, che un “suicidio ssistito”, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, e molto vicino a papa Francesco, che lo ha voluto in quel ruolo, fa appello a non cedere alla “cultura dello scarto” e ribadisce che di fronte ad una “legge ingiusta” c’è sempre la possibilità della obiezione di coscienza.

Come, però, se l’eutanasia legale fosse già legge, il che – come vedremo presto – ancora non è, ma anche riecheggiando antiche resipiscenze del pensiero cattolico ‘storico’ che, per dire, nel Cinquecento legittimava, grazie a pensatori cattolici, “l’uccisione del Tiranno” ove questi, nelle sue azioni, compisse atti o scrivesse leggi considerate ‘ingiuste’ dalla dottrina della Chiesa.

“Ovviamente, non si può chinare la testa di fronte al male comandato da una legge ingiusta, e oggi sembra quanto mai necessario richiamare questi principii: occorre sempre difendere l’irrinunciabile valore e l’intrinseca dignità della vita umana dal suo inizio al suo naturale compimento” dice l’arcivescovo di Perugia,  presidente della Cei,  al congresso nazionale dell’Associazione Medici Cattolici Italiani proprio ieri in corso a Roma. “San Giovanni Paolo II – ricorda Bassetti – ci ha autorevolmente insegnato che ‘Le leggi che autorizzano e favoriscono l’aborto e l’eutanasia si pongono dunque radicalmente non solo contro il bene del singolo, ma anche contro il bene comune’. Di conseguenza, l’obiezione di coscienza ed il diritto alla libertà di coscienza da parte dei medici e dei professionisti sanitari è un diritto fondamentale che necessita di una testimonianza coerente tra i valori affermati e quelli vissuti in concreto nella professione”. In un colpo solo, cioè, la Cei ribadisce il suo ‘no’ (scontato, vero) contro l’aborto, ma anche contro l’eutanasia.

 

Papa Francesco col cardinale Bassetti

Nihilismo senza speranza

 

“Oggi”, continua il cardinale Bassetti, “c’è un inquieto dibattito pubblico sull’eutanasia. Come ho avuto recentemente modo di osservare con i confratelli Vescovi del Consiglio Permanente della Cei, ‘suscita una grave inquietudine la prospettiva di un referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente’. E soprattutto oggi, davanti ai medici, ‘è necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. C’è una contraddizione stridente tra la mobilitazione solidale, che ha visto un Paese intero attivarsi contro un virus portatore di morte, e un’iniziativa che, a prescindere dalle intenzioni dei singoli firmatari della richiesta referendaria, propone una soluzione che rappresenta una sconfitta dell’umano. Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita; occorre chiedere l’applicazione della legge sulle cure palliative e la ‘terapia del dolore’. E’ quanto ci ha invitato ad approfondire Papa Francesco, quando ha detto – ricorda – : ‘E se sappiamo che della malattia non possiamo sempre garantire la guarigione, della persona vivente possiamo e dobbiamo sempre prenderci cura: senza abbreviare noi stessi la sua vita, ma anche senza accanirci inutilmente contro la sua morte. In questa linea si muove la medicina palliativa. Essa riveste una grande importanza anche sul piano culturale, impegnandosi a combattere tutto ciò che rende il morire più angoscioso e sofferto, ossia il dolore e la solitudine’. Nei giorni scorsi – chiude Bassetti – il Papa è tornato nuovamente sulla questione, illustrando gli esiti di una ‘cultura dello scarto’ che colpisce, allo stesso modo, i bambini non nati e gli anziani. Non dobbiamo quindi cedere di fronte a questa cultura dello scarto ma opporre invece una cultura della vita. Che è prima di tutto una cultura dell’amore, della gioia e del prendersi cura degli altri”. Parole forti, nette, anche molto chiare, dal punto di vista della Cei.

 

La protesta di Adinolfi e la Sinistra mobilitata per il referendum sulla cannabis 

 

Certo, nulla a che spartire con il (patetico) blitz del ‘cattolico ultra-tradizionalista’, e leader (sic) del ‘Popolo della Famiglia’, Mario Adinolfi, che si è presentato in piazza Cavour, a Roma, nel giorno del deposito delle firme in Cassazione per chiedere il referendum sull’Eutanasia legale. “State imbrogliando, è un imbroglio – ha urlato il ‘fondatore’ del Popolo della Famiglia – state imponendo un diktat per cui dovremmo essere tutti contenti di essere liberi di suicidarsi. La Corte Costituzionale non potrà mai dare il via libera a questo referendum. L’eutanasia non potrà mai essere fatta per referendum ma per legge”. La risposta dei promotori è stata da par loro, cioè da ‘radicali’, tra risate e applausi di scherno.

Alle parole di Adinolfi Cappato ha risposto: “è una iniziativa di parassitismo mediatico. Apprezziamo il fatto che si sia riuscito a svegliarsi in tempo per venire qui”. I referendari hanno scandito poi il coro: “libertà, libertà” e la scenetta è finita come doveva finire. Adinolfi è stato fatto allontanare e identificato dalle forze dell’ordine presenti…

Il Parlamento ‘lumaca’ accelera e vuole una legge 

Riccardo Magi

Ma se, intanto, dopo il successo della raccolta di firme on-line, è partita anche la mobilitazione nelle strade e nelle piazze per le sottoscrizioni sul referendum sulla cannabis, “che durerà fino a fine ottobre”, come annuncia, in una nota, Più Europa, che lancerà la sua campagna nazionale in piazza del Pantheon, con la senatrice Emma Bonino, il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova e il deputato e presidente di +Eu, Riccardo Magi” – mobilitazione appoggiata anche da altri partiti (Sinistra italiana, Possibile, pezzi di LeU, etc.) – resta il problema di ‘cosa fare’ sull’eutanasia, tema, come si è visto, molto divisivo, sul fronte cattolico, come pure sulla cannabis, dentro il Parlamento. Sono molte le proposte di legge su tali temi, anche se tutte ‘ferme’, e da diversi mesi.

 

Ceccanti paventa la bocciatura

 

Per esempio, il deputato Pd, e costituzionalista, Stefano Ceccanti, paventa da tempo il ‘rischio’ bocciatura del quesito sull’eutanasia, da parte della Consulta, perché depenalizza “ l’omicidio del consenziente sano, non del malato”…

Più in generale, Ceccanti propone, sui referendum futuri – non certo su quelli che vedono le firme ‘già’ raccolte – l’aumento della soglia per adire referendum abrogativo da 500 mila a 800 mila, data anche la possibilità di averle via Spid (strumento che Ceccanti non discute, anzi, ne ribadisce la piena legittimità), ma anche l’abbassamento del quorum dei votanti, che – nella sua proposta di legge, già depositata – dovrebbe passare dal 50,1% degli aventi diritto al voto, alla metà degli elettori alle ultime elezioni politiche precedenti al quesito, cioè abbassandola.

Caterina Licatini, M5S

Ovviamente, da buon cattolico, Ceccanti si augura che il Parlamento “legiferi”, soprattutto sull’eutanasia (c’è il testo Pierantoni-Bazoli, alla Camera, ma fermo da mesi), come sulla cannabis (qui c’è il testo Magi, e anche quello Licatini, M5, una delle protagoniste della battaglia sia in Parlamento che referendaria), tutti testi che, finora, però, non sono mai usciti dai ‘cassetti’ delle relative commissioni e mai andati in Aula.

In tema di fine vita approderà in aula alla Camera il prossimo 25 ottobre la proposta di legge che interviene sull’art.580 del codice penale sull’istigazione al suicidio mentre la cannabis, pur approvata a maggioranza in commissione, non ha ancora il bene di vedere la ‘luce’ dell’aula.

 

5Stelle, dalla democrazia diretta (e on-line) alla richiesta di legge

 

Paradossalmente, sono proprio i 5Stelle – storici alfieri della democrazia diretta e dell’uso/abuso dei referendum sulla ‘qualsiasi’, in passato… – a dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Lo dice il presidente della Prima commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia (M5s): “Con il deposito delle firme in Cassazione si conclude uno straordinario percorso di partecipazione popolare che dimostra quanto sia sentito il tema del fine vita nel Paese. Il MoVimento 5 Stelle ha contribuito a questo percorso, anche con emendamenti che hanno agevolato la raccolta firme e permesso oggi il deposito.  Il testo elaborato in commissione è atteso in aula lunedì 25 ottobre e sono sicuro che i presidenti delle commissioni competenti, Mario Perantoni e Marialucia Lorefice, lavoreranno in questa direzione”, auspica. “Bisogna tenersi pronti nel caso in cui il referendum non sia ammesso dalla Consulta. Una richiesta così forte non può cadere nel vuoto – paventa Brescia – . Anche per questo l’istituto del referendum va riformato e rafforzato. Dobbiamo introdurre un tetto di firme (200 mila) per il vaglio di ammissibilità della Corte Costituzionale e un nuovo quorum approvativo, con il referendum che passa se i sì superano il 25% degli aventi diritto al voto. Tutto questo è già contenuto nella riforma del referendum propositivo, già votata alla Camera e ferma al Senato. È tempo di riaprire questo dossier”.

 

Rincara la dose Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera (M5S): “Non sappiamo se i quesiti saranno ammessi, certamente le tante firme raccolte sono un forte segnale per portare avanti con determinazione la nostra legge per depenalizzare l’intervento di terze persone in aiuto di chi è in fine vita, affetto da malattie non curabili e sofferenze atroci. Ci riferiamo al testo che interviene sull’art. 580 del codice penale e che, mercoledì prossimo, le commissioni Giustizia e affari Sociali inizieranno a votare. Il 25 ottobre è previsto l’avvio della discussione in Aula”.

 

Gilda Sportiello, M5S

Chiosa Gilda Sportiello, capogruppo in commissione Affari sociali del M5 “Potremo dare finalmente una risposta ai tanti italiani, oltre un milione e duecentomila, che hanno aderito alreferendum sull’eutanasia, e a tanti altri che condividono questa battaglia di civiltà. Abbiamo incessantemente lavorato e continueremo a farlo per approvare una legge che consenta a chi lo voglia di porre fine alla propria vita con dignità, senza sofferenze e confortato dall’affetto dei cari”. “Auspichiamo che non vi sia una discussione ideologica e pregiudizievole, ma si lavori concretamente a una legge che possa dare risposte concrete e necessarie al Paese che non ha mai smesso di chiedere un intervento. Il deposito delle firme del referendum in Cassazione rappresenta un ulteriore incoraggiamento, dopo la sentenza della Consulta 242 del 2019 che ha sottolineato un grave vuoto normativo nella nostra legislazione e che ha chiesto l’intervento del Parlamento”. Morale: l’M5s, ora, ha ‘paura’ della democrazia diretta e on-line. ‘Todo cambia’, viene da dire, con la canzone…

 

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

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  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

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Oltre un milione e 200mila firme sono state depositate, presso la Corte Cassazione per chiedere un referendum sull’eutanasia legale. E, subito, scoppia una durissima polemica con la Chiesa e con la Cei.  

Un 1 milione e 200 mila firme per l’eutanasia

 
Mina Welby
Il ‘merito’ della (impressionante) raccolta firme sull’eutanasia  è non solo dei Radicali italiani, tignosi e impegnati oggi su questo tema come decenni addietro, su divorzio, aborto, etc., ma anche e soprattutto dell'associazione, la “Luca Coscioni” (no-profit di promozione sociale fondata nel 2002 da Luca Coscioni,  economista affetto da sclerosi laterale amiotrofica scomparso nel 2006), la cui presidente è Mina Welby (moglie di Piergiorgio, affetto da distrofia muscolare), copresidente Filomena Gallo, tesoriere il radicale storico Marco Cappato, e dell’impegno di Valeria Imbrogno, compagna di Fabiano Antonioni, in arte Dj Fabo, morto in Svizzera con il suicidio assistito il 27 febbraio 2017. Tutti insieme, con la Coscioni, hanno lanciato la campagna, sull’eutanasia legale, “ognuno abbia il diritto di dire basta” (alla vita).  

Il grimaldello ‘utile’: l’emendamento Magi

Delle oltre 1,2 milioni di firme, raccolte da più di 13.000 volontari, in 6000 in oltre 1000 comuni, quasi 400.000 sono state online. Un vero boom reso possibile dall’emendamento, a prima firma del deputato Riccardo Magi, oggi presidente di Più Europa, storico militante radicale, che con un ‘semplice’ emendamento inserito nel dl Semplificazioni, a fine luglio ha permesso il vero ‘boom’ di firme su questo referendum come sugli altri che hanno registrato, come in un jackpot impazzito, quest’estate, un numero di firme impressionante (un milione per i 6 quesiti sulla Giustizia propugnati da Lega e Radicali, il milione di firme per quello sulla cannabis, etc.). Infatti, con un semplice click, via firma digitale, pur se solo se si è in possesso di qualche Spid (ormai, moltissimi cittadini lo hanno), non ‘serve’ più andare ai banchetti: con un tablet, pc o un cellulare si firma da casa. E poco importa che molti parlamentari non abbiano  capito ‘che cosa’ stavano votando e neppure che il governo avesse, all’epoca, espresso parere contrario. O che, ora, molti costituzionalisti (Zagrebelsky, Flick, etc.) eccepiscano sulla eccessiva ‘facilità’ della firma digitale che metterebbe ‘a rischio’ la democrazia: il codicillo Magi è passato e tutti, compreso il governo (che ha posticipato, seppure con la Lega astenuta, in cdm, il termine per la raccolta firme, ponendolo dal 30 settembre al 30 ottobre, dato che molte delle campagne erano ancora in corso), se ne sono dovuti fare una  ragione.   Certo è che c’è la firma digitale dietro il boom dei referendum e i proponenti dei vari quesiti ben lo sanno. Con i tradizionali ‘banchetti’, per non dire delle lungaggini presso gli uffici pubblici comunali, che devono convalidare tutte le firme, non si sarebbero mai raggiunti risultati simili. Magi, ovviamente, tradisce la sua “grande emozione” perché "si tratta di numeri impressionanti, che danno l'idea della partecipazione travolgente che ha coinvolto larga parte della cittadinanza”.

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  “La firma digitale rappresenta un'innovazione a servizio di partecipazione e democrazia. E’ digitale un terzo delle firme raccolte per il referendum per l'eutanasia. Non credo ci sia da avere paure al riguardo”, dice, soddisfatto, Cappato, davanti al Palazzaccio, naturalmente con buone ragioni.
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Ma quello sull’eutanasia legale è un quesito ispido. "Nessun cittadino vuole morire, anche chi è in gravi condizioni - ha detto Mina Welby - Ma io credo che quando la sofferenza è talmente grande e terribile ognuno abbia il diritto di dire basta. Non è sempre necessaria l'eutanasia e questo voglio dire al Vaticano: a mio marito non è stato fatto il funerale nonostante non fosse eutanasia la sua morte. Era semplicemente l'interruzione della ventilazione artificiale, divenuta per lui insopportabile”. Un quesito, dunque, ‘difficile’, per molti suscettibile di paure, rischi, dubbi, specie per chi si professa cattolico.  

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  Nel giorno in cui vengono consegnate le firme per il referendum su quello che i cattolici chiamano, né più né meno, che un “suicidio ssistito”, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, e molto vicino a papa Francesco, che lo ha voluto in quel ruolo, fa appello a non cedere alla “cultura dello scarto” e ribadisce che di fronte ad una “legge ingiusta” c'è sempre la possibilità della obiezione di coscienza. Come, però, se l’eutanasia legale fosse già legge, il che – come vedremo presto – ancora non è, ma anche riecheggiando antiche resipiscenze del pensiero cattolico ‘storico’ che, per dire, nel Cinquecento legittimava, grazie a pensatori cattolici, “l’uccisione del Tiranno” ove questi, nelle sue azioni, compisse atti o scrivesse leggi considerate ‘ingiuste’ dalla dottrina della Chiesa. “Ovviamente, non si può chinare la testa di fronte al male comandato da una legge ingiusta, e oggi sembra quanto mai necessario richiamare questi principii: occorre sempre difendere l'irrinunciabile valore e l'intrinseca dignità della vita umana dal suo inizio al suo naturale compimento” dice l’arcivescovo di Perugia,  presidente della Cei,  al congresso nazionale dell'Associazione Medici Cattolici Italiani proprio ieri in corso a Roma. “San Giovanni Paolo II – ricorda Bassetti - ci ha autorevolmente insegnato che ‘Le leggi che autorizzano e favoriscono l'aborto e l'eutanasia si pongono dunque radicalmente non solo contro il bene del singolo, ma anche contro il bene comune’. Di conseguenza, l'obiezione di coscienza ed il diritto alla libertà di coscienza da parte dei medici e dei professionisti sanitari è un diritto fondamentale che necessita di una testimonianza coerente tra i valori affermati e quelli vissuti in concreto nella professione”. In un colpo solo, cioè, la Cei ribadisce il suo ‘no’ (scontato, vero) contro l’aborto, ma anche contro l’eutanasia.
 
Papa Francesco col cardinale Bassetti

Nihilismo senza speranza

 
“Oggi”, continua il cardinale Bassetti, “c'è un inquieto dibattito pubblico sull'eutanasia. Come ho avuto recentemente modo di osservare con i confratelli Vescovi del Consiglio Permanente della Cei, ‘suscita una grave inquietudine la prospettiva di un referendum per depenalizzare l'omicidio del consenziente’. E soprattutto oggi, davanti ai medici, 'è necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell'aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. C'è una contraddizione stridente tra la mobilitazione solidale, che ha visto un Paese intero attivarsi contro un virus portatore di morte, e un'iniziativa che, a prescindere dalle intenzioni dei singoli firmatari della richiesta referendaria, propone una soluzione che rappresenta una sconfitta dell'umano. Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita; occorre chiedere l'applicazione della legge sulle cure palliative e la ‘terapia del dolore'. E’ quanto ci ha invitato ad approfondire Papa Francesco, quando ha detto – ricorda - : ‘E se sappiamo che della malattia non possiamo sempre garantire la guarigione, della persona vivente possiamo e dobbiamo sempre prenderci cura: senza abbreviare noi stessi la sua vita, ma anche senza accanirci inutilmente contro la sua morte. In questa linea si muove la medicina palliativa. Essa riveste una grande importanza anche sul piano culturale, impegnandosi a combattere tutto ciò che rende il morire più angoscioso e sofferto, ossia il dolore e la solitudine’. Nei giorni scorsi – chiude Bassetti - il Papa è tornato nuovamente sulla questione, illustrando gli esiti di una ‘cultura dello scarto’ che colpisce, allo stesso modo, i bambini non nati e gli anziani. Non dobbiamo quindi cedere di fronte a questa cultura dello scarto ma opporre invece una cultura della vita. Che è prima di tutto una cultura dell'amore, della gioia e del prendersi cura degli altri”. Parole forti, nette, anche molto chiare, dal punto di vista della Cei.
 

La protesta di Adinolfi e la Sinistra mobilitata per il referendum sulla cannabis 

  Certo, nulla a che spartire con il (patetico) blitz del ‘cattolico ultra-tradizionalista’, e leader (sic) del ‘Popolo della Famiglia’, Mario Adinolfi, che si è presentato in piazza Cavour, a Roma, nel giorno del deposito delle firme in Cassazione per chiedere il referendum sull’Eutanasia legale. “State imbrogliando, è un imbroglio - ha urlato il ‘fondatore’ del Popolo della Famiglia - state imponendo un diktat per cui dovremmo essere tutti contenti di essere liberi di suicidarsi. La Corte Costituzionale non potrà mai dare il via libera a questo referendum. L’eutanasia non potrà mai essere fatta per referendum ma per legge”. La risposta dei promotori è stata da par loro, cioè da ‘radicali’, tra risate e applausi di scherno. Alle parole di Adinolfi Cappato ha risposto: “è una iniziativa di parassitismo mediatico. Apprezziamo il fatto che si sia riuscito a svegliarsi in tempo per venire qui”. I referendari hanno scandito poi il coro: “libertà, libertà” e la scenetta è finita come doveva finire. Adinolfi è stato fatto allontanare e identificato dalle forze dell'ordine presenti…

Il Parlamento ‘lumaca’ accelera e vuole una legge 

Riccardo Magi
Ma se, intanto, dopo il successo della raccolta di firme on-line, è partita anche la mobilitazione nelle strade e nelle piazze per le sottoscrizioni sul referendum sulla cannabis, “che durerà fino a fine ottobre”, come annuncia, in una nota, Più Europa, che lancerà la sua campagna nazionale in piazza del Pantheon, con la senatrice Emma Bonino, il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova e il deputato e presidente di +Eu, Riccardo Magi” - mobilitazione appoggiata anche da altri partiti (Sinistra italiana, Possibile, pezzi di LeU, etc.) - resta il problema di ‘cosa fare’ sull’eutanasia, tema, come si è visto, molto divisivo, sul fronte cattolico, come pure sulla cannabis, dentro il Parlamento. Sono molte le proposte di legge su tali temi, anche se tutte ‘ferme’, e da diversi mesi.
 

Ceccanti paventa la bocciatura

 
Per esempio, il deputato Pd, e costituzionalista, Stefano Ceccanti, paventa da tempo il ‘rischio’ bocciatura del quesito sull’eutanasia, da parte della Consulta, perché depenalizza “ l’omicidio del consenziente sano, non del malato”… Più in generale, Ceccanti propone, sui referendum futuri – non certo su quelli che vedono le firme ‘già’ raccolte – l’aumento della soglia per adire referendum abrogativo da 500 mila a 800 mila, data anche la possibilità di averle via Spid (strumento che Ceccanti non discute, anzi, ne ribadisce la piena legittimità), ma anche l’abbassamento del quorum dei votanti, che – nella sua proposta di legge, già depositata – dovrebbe passare dal 50,1% degli aventi diritto al voto, alla metà degli elettori alle ultime elezioni politiche precedenti al quesito, cioè abbassandola.
Caterina Licatini, M5S
Ovviamente, da buon cattolico, Ceccanti si augura che il Parlamento “legiferi”, soprattutto sull’eutanasia (c’è il testo Pierantoni-Bazoli, alla Camera, ma fermo da mesi), come sulla cannabis (qui c’è il testo Magi, e anche quello Licatini, M5, una delle protagoniste della battaglia sia in Parlamento che referendaria), tutti testi che, finora, però, non sono mai usciti dai ‘cassetti’ delle relative commissioni e mai andati in Aula. In tema di fine vita approderà in aula alla Camera il prossimo 25 ottobre la proposta di legge che interviene sull'art.580 del codice penale sull'istigazione al suicidio mentre la cannabis, pur approvata a maggioranza in commissione, non ha ancora il bene di vedere la ‘luce’ dell’aula.
 

5Stelle, dalla democrazia diretta (e on-line) alla richiesta di legge

 
Paradossalmente, sono proprio i 5Stelle – storici alfieri della democrazia diretta e dell’uso/abuso dei referendum sulla ‘qualsiasi’, in passato… - a dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Lo dice il presidente della Prima commissione Affari costituzionali, Giuseppe Brescia (M5s): “Con il deposito delle firme in Cassazione si conclude uno straordinario percorso di partecipazione popolare che dimostra quanto sia sentito il tema del fine vita nel Paese. Il MoVimento 5 Stelle ha contribuito a questo percorso, anche con emendamenti che hanno agevolato la raccolta firme e permesso oggi il deposito.  Il testo elaborato in commissione è atteso in aula lunedì 25 ottobre e sono sicuro che i presidenti delle commissioni competenti, Mario Perantoni e Marialucia Lorefice, lavoreranno in questa direzione”, auspica. “Bisogna tenersi pronti nel caso in cui il referendum non sia ammesso dalla Consulta. Una richiesta così forte non può cadere nel vuoto – paventa Brescia - . Anche per questo l’istituto del referendum va riformato e rafforzato. Dobbiamo introdurre un tetto di firme (200 mila) per il vaglio di ammissibilità della Corte Costituzionale e un nuovo quorum approvativo, con il referendum che passa se i sì superano il 25% degli aventi diritto al voto. Tutto questo è già contenuto nella riforma del referendum propositivo, già votata alla Camera e ferma al Senato. È tempo di riaprire questo dossier”.   Rincara la dose Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera (M5S): “Non sappiamo se i quesiti saranno ammessi, certamente le tante firme raccolte sono un forte segnale per portare avanti con determinazione la nostra legge per depenalizzare l’intervento di terze persone in aiuto di chi è in fine vita, affetto da malattie non curabili e sofferenze atroci. Ci riferiamo al testo che interviene sull’art. 580 del codice penale e che, mercoledì prossimo, le commissioni Giustizia e affari Sociali inizieranno a votare. Il 25 ottobre è previsto l’avvio della discussione in Aula”.  
Gilda Sportiello, M5S
Chiosa Gilda Sportiello, capogruppo in commissione Affari sociali del M5 “Potremo dare finalmente una risposta ai tanti italiani, oltre un milione e duecentomila, che hanno aderito alreferendum sull'eutanasia, e a tanti altri che condividono questa battaglia di civiltà. Abbiamo incessantemente lavorato e continueremo a farlo per approvare una legge che consenta a chi lo voglia di porre fine alla propria vita con dignità, senza sofferenze e confortato dall'affetto dei cari”. “Auspichiamo che non vi sia una discussione ideologica e pregiudizievole, ma si lavori concretamente a una legge che possa dare risposte concrete e necessarie al Paese che non ha mai smesso di chiedere un intervento. Il deposito delle firme del referendum in Cassazione rappresenta un ulteriore incoraggiamento, dopo la sentenza della Consulta 242 del 2019 che ha sottolineato un grave vuoto normativo nella nostra legislazione e che ha chiesto l'intervento del Parlamento”. Morale: l’M5s, ora, ha ‘paura’ della democrazia diretta e on-line. ‘Todo cambia’, viene da dire, con la canzone…  
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