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Home » HP Blocco Grande » Stefania Camurri, la chef che non può assaggiare i propri piatti: “Obesi? Nella testa, si rimane a vita”

Stefania Camurri, la chef che non può assaggiare i propri piatti: “Obesi? Nella testa, si rimane a vita”

La titolare del Ristorante Mamanonmama a Campiglia Marittima si racconta: "Tutte le persone in sovrappeso sono colpevolizzate qualsiasi cosa facciano. Il mio incubo più grande? Le sedie con i braccioli"

Francesca Bianchi
6 Marzo 2022
Stefania Camurri, 53 anni, chef e blogger di origine carpigiana che da dieci anni gestisce un ristorante a Campiglia Marittima, in Toscana

Stefania Camurri, 53 anni, chef e blogger di origine carpigiana che da dieci anni gestisce un ristorante a Campiglia Marittima, in Toscana

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Una parola: obesità. Che per molti è sinonimo quasi di una colpa. Un involucro ingombrante. Un corpo “che è sempre lì, come una dittatura“. Un regime nel quale essere liberi significa solo diventare magri.

Stefania Camurri in uno scatto di Viktoria Budko
Stefania Camurri in uno scatto di Viktoria Budko

Stefania Camurri è una chef. Ma non può assaggiare i propri piatti. Naviga in sicurezza tra abbinamenti, sapori, ingredienti. Ha l’arte di una famiglia storica di ristoratori carpigiani nel sangue. Ma non può mangiare nulla di quel che mette in tavola nel suo ‘Mamanonmama-Cucina e cantina‘ a Campiglia Marittima. Sembra paradossale ma è realtà.

La chef Stefania Camurri - foto di Massimiliano Londi
La chef Stefania Camurri (foto di Massimiliano Londi)

La sua vita ora è un libro. ‘Cenerpentola‘ (Albatros edizioni) è il racconto-confessione di una donna in perenne lotta con la propria fisicità. Avrebbe potuto intitolarsi in un altro modo. “Le sedie con i braccioli, per esempio, di quelle che ancora oggi sono il mio incubo”. Ancora oggi che lo specchio restituisce l’immagine di una donna bella, vitale, ironica e piena di fascino. “Perchè obesi, nella testa, si rimane a vita”.

Nietzsche diceva: “Se uccidi uno scarafaggio sei un eroe, se uccidi una farfalla sei cattivo. La morale ha standard estetici”. È questa la ‘dittatura’?

“Non ce se ne rende conto nel ‘mondo dei magri’ ma le persone obese sono colpevolizzate qualsiasi cosa facciano. Per questo sono sempre sulla difensiva. Tutte le persone in sovrappeso diranno che loro in realtà mangiano poco, esattamente come facevo io. È un modo per giustificarsi di fronte agli altri e di fronte a se stessi. È ovvio che non è così, ma non è una bugia: è una difesa”.

Stefania Camurri è una chef: ma non può assaggiare i propri piatti
Stefania Camurri è una chef: ma non può assaggiare i propri piatti

Se sei obeso devi essere almeno simpatico. È così?

“Essere antipatico non è permesso. Ho passato la vita a cercare di essere sempre l’amica più disponibile e comprensiva. Al liceo quando le mie compagne uscivano a fare shopping, io evitavo di entrare nei negozi di abbigliamento. Compravo scarpe. Tacco 12, per assumere ulteriore slancio. Ne ho tipo 270 paia”.

È vero che avrebbe voluto fare la hostess?

“Ho studiato per quello. Ma me lo ha impedito proprio la mia fisicità. Si è mai vista una hostess grassa?”.

Chirurgia bariatrica, l’intervento per eliminare l’obesità. Lei si è sottoposta all’operazione negli anni Novanta quando sembravano più esperimenti che altro. Come è andata?

“Dolori e sofferenze. Ma quella era stata la mia scelta. Dovevo e volevo cambiare. Volevo essere magra. Passai da 145 a 72 kg, mi sentivo potente e bellissima. Solo dopo ho capito che il percorso era solo all’inizio. E anche oggi, a distanza di tanto tempo, sono ancora un esempio imperfetto, contraddittorio e tuttora irrisolto”.

Come è arrivata da Carpi a Campiglia?

La chef Stefania Camurri (foto Viktoria Budko)
La chef Stefania Camurri (foto Viktoria Budko)

“Dopo il terremoto dell’Emilia, nel 2012. Il mio ristorante, aperto da pochissimo, era inagibile. Passammo un mese e mezzo nelle tende. Fu la fine, senza rimedio alcuno. Ad un certo punto decisi di provare una stagione sul mare, mi trasferii a San Vincenzo. Girando in zona, un giorno, ho scoperto Campiglia e m sono innamorata. E qui ho aperto il mio ristorante, in cucina oggi mi sento a mio agio e al sicuro. All’inizio non è stato così. Il mio rapporto con la ristorazione, eredità di famiglia, è stato di odio-amore. Come con il mio corpo. Ma la forza arriva tutta da lì”.

Complice la pandemia, è diventata anche una blogger. Cosa è ‘Cenerpentola & Lalìa-Psyche & Food Therapy’?

“Siamo io e Valentina Bezzi, psicologa e sessuologa che ha scritto anche la postfazione al libro. Parliamo di sesso e cibo sui social. E ogni domenica ci colleghiamo dal Muro delle Donne di Venturina per raccontare le figure femminili che hanno cambiato il mondo”.

‘Cenerpentola’ a chi si rivolge?

“Alle persone come me che hanno dovuto tirare tanta forza per affrontare gli sguardi e i giudizi degli altri. Ma anche a chi d’ora in avanti, incontrando una persona la cui fisicità non rispetta i canoni di bellezza, soprattutto per quanto riguarda il peso, si sforzerà di immaginare che dentro quel corpo potrebbe esserci uno splendido tesoro. Magari non gli è concesso sfoggiare un involucro migliore, ma quella è solo la carta regalo. Sceglietelo e spacchettatelo con cura”.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Una parola: obesità. Che per molti è sinonimo quasi di una colpa. Un involucro ingombrante. Un corpo “che è sempre lì, come una dittatura“. Un regime nel quale essere liberi significa solo diventare magri.
Stefania Camurri in uno scatto di Viktoria Budko
Stefania Camurri in uno scatto di Viktoria Budko
Stefania Camurri è una chef. Ma non può assaggiare i propri piatti. Naviga in sicurezza tra abbinamenti, sapori, ingredienti. Ha l’arte di una famiglia storica di ristoratori carpigiani nel sangue. Ma non può mangiare nulla di quel che mette in tavola nel suo 'Mamanonmama-Cucina e cantina' a Campiglia Marittima. Sembra paradossale ma è realtà.
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La chef Stefania Camurri (foto di Massimiliano Londi)
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Stefania Camurri è una chef: ma non può assaggiare i propri piatti
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Se sei obeso devi essere almeno simpatico. È così? "Essere antipatico non è permesso. Ho passato la vita a cercare di essere sempre l’amica più disponibile e comprensiva. Al liceo quando le mie compagne uscivano a fare shopping, io evitavo di entrare nei negozi di abbigliamento. Compravo scarpe. Tacco 12, per assumere ulteriore slancio. Ne ho tipo 270 paia". È vero che avrebbe voluto fare la hostess? "Ho studiato per quello. Ma me lo ha impedito proprio la mia fisicità. Si è mai vista una hostess grassa?". Chirurgia bariatrica, l’intervento per eliminare l’obesità. Lei si è sottoposta all’operazione negli anni Novanta quando sembravano più esperimenti che altro. Come è andata? "Dolori e sofferenze. Ma quella era stata la mia scelta. Dovevo e volevo cambiare. Volevo essere magra. Passai da 145 a 72 kg, mi sentivo potente e bellissima. Solo dopo ho capito che il percorso era solo all’inizio. E anche oggi, a distanza di tanto tempo, sono ancora un esempio imperfetto, contraddittorio e tuttora irrisolto". Come è arrivata da Carpi a Campiglia?
La chef Stefania Camurri (foto Viktoria Budko)
La chef Stefania Camurri (foto Viktoria Budko)
"Dopo il terremoto dell’Emilia, nel 2012. Il mio ristorante, aperto da pochissimo, era inagibile. Passammo un mese e mezzo nelle tende. Fu la fine, senza rimedio alcuno. Ad un certo punto decisi di provare una stagione sul mare, mi trasferii a San Vincenzo. Girando in zona, un giorno, ho scoperto Campiglia e m sono innamorata. E qui ho aperto il mio ristorante, in cucina oggi mi sento a mio agio e al sicuro. All’inizio non è stato così. Il mio rapporto con la ristorazione, eredità di famiglia, è stato di odio-amore. Come con il mio corpo. Ma la forza arriva tutta da lì". Complice la pandemia, è diventata anche una blogger. Cosa è 'Cenerpentola & Lalìa-Psyche & Food Therapy'? "Siamo io e Valentina Bezzi, psicologa e sessuologa che ha scritto anche la postfazione al libro. Parliamo di sesso e cibo sui social. E ogni domenica ci colleghiamo dal Muro delle Donne di Venturina per raccontare le figure femminili che hanno cambiato il mondo". 'Cenerpentola' a chi si rivolge? "Alle persone come me che hanno dovuto tirare tanta forza per affrontare gli sguardi e i giudizi degli altri. Ma anche a chi d’ora in avanti, incontrando una persona la cui fisicità non rispetta i canoni di bellezza, soprattutto per quanto riguarda il peso, si sforzerà di immaginare che dentro quel corpo potrebbe esserci uno splendido tesoro. Magari non gli è concesso sfoggiare un involucro migliore, ma quella è solo la carta regalo. Sceglietelo e spacchettatelo con cura".
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