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Home » HP Trio » Da gemelli a gemelle: in sala operatoria per la riassegnazione di genere lo stesso giorno

Da gemelli a gemelle: in sala operatoria per la riassegnazione di genere lo stesso giorno

A Firenze due transgender diventano sorelle: oggi l’intervento chirurgico. È il primo caso in Italia: "Siamo nate in corpi maschili ma entrambe ci siamo sentite femmine da sempre"

Ilaria Ulivelli
15 Ottobre 2021
This is a photograph of LGBT

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Due gemelle transgender cambiano sesso. Alla nascita Giulio e Guido, nel giorno del diciottesimo compleanno erano diventate Giulia e Gaia. Tutto insieme, da sempre, da quando sono stati concepiti. Giovedì 14 ottobre il grande passo: a 23 anni la rinascita. Hanno cambiato nello stesso giorno, in due sedute operatorie consecutive all’ospedale di Careggi, a Firenze. L’intervento è stato particolarmente delicato perché le due pazienti soffrono di una forma di coagulopatia che le espone a un maggior rischio di sanguinamento.

Giulia e Gaia

Si tratta del primo caso in Italia, dopo il primo al mondo reso noto il 24 febbraio scorso in Brasile quando le diciannovenni transgender Mayla Phoebe Rezende e Sofia Albuquerck Fereira completarono il percorso con l’intervento, eseguito una a distanza di pochi giorni dall’altra al Transgender Center Brazil. A Careggi lo hanno fatto insieme. Sono ricoverate nella stessa stanza. I racconti delle due giovani toscane sono analoghi a quelli delle gemelle brasiliane.

“Siamo nate in corpi maschili ma entrambe ci siamo sentite femmine da sempre, da quando abbiamo ricordi”, hanno raccontato al chirurgo Andrea Cocci che fa parte dell’équipe operatoria oggi schierata, guidata dal professor Marco Carini, un’eccellenza dell’urologia che ha fatto di Careggi anche un centro di riferimento nazionale per la disforia di genere. Per Carini sarà l’ultimo doppio intervento all’azienda ospedaliera universitaria prima del pensionamento, dopo quarant’anni di carriera. “È una giornata da festeggiare – hanno raccontato Giulia e Gaia nel corso dei colloqui preoperatori –. Abbiamo fatto una scelta molto libera, la nostra famiglia ci ha supportato in questo nostro progetto, poi essendo gemelle ci siamo sempre aiutate e fatte forza a vicenda”.

Diplomate, hanno avuto alcune esperienze lavorative nel campo della ristorazione, ma adesso sono in cerca di lavoro. “Loro si sentono donne da sempre, però hanno iniziato il loro percorso, come legge prevede, dai diciotto anni: prima con la terapia ormonale e dopo avere avuto l’autorizzazione dal giudice si sono messe in lista operatoria”, racconta il chirurgo Andrea Cocci che fa parte del Centro di disforia di genere al top in Italia (per volumi ed eccellenza), un percorso che unisce le competenze delle aziende ospedaliero universitarie di Firenze e di Pisa. L’équipe, con il professor Carini e Cocci, è formata per la parte endocrinologica dalle dottoresse Alessandra Daphne Fisher e Linda Vignozzi e dagli urologi professor Riccardo Bartoletti e Girolamo Morelli. “La ricostruzione – racconta il chirurgo Cocci – consentirà di avere un organo sessuale sensibile e pienamente funzionante. Resteranno ricoverate quattro-cinque giorni, poi torneranno a casa e tra sei settimane potranno iniziare la loro vita da donna anche a livello sessuale”.

Disforia e riassegnazione di genere: la video intervista alla dottoressa Giulia Lo Russo

La Toscana, con il centro di Careggi, si dimostra quindi all’avanguardia negli interventi di riassegnazione di genere. Qualche tempo fa ne avevamo parlato con la chirurga Giulia Lo Russo, medico di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, un’eccellenza in questo campo, che ci aveva spiegato quale fosse il percorso che le persone affrontano nella ricerca della loro vera identità, anche fisica (Qui l’articolo). Guarda il video di Serena Valecchi per approfondire:

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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Due gemelle transgender cambiano sesso. Alla nascita Giulio e Guido, nel giorno del diciottesimo compleanno erano diventate Giulia e Gaia. Tutto insieme, da sempre, da quando sono stati concepiti. Giovedì 14 ottobre il grande passo: a 23 anni la rinascita. Hanno cambiato nello stesso giorno, in due sedute operatorie consecutive all’ospedale di Careggi, a Firenze. L'intervento è stato particolarmente delicato perché le due pazienti soffrono di una forma di coagulopatia che le espone a un maggior rischio di sanguinamento.
Giulia e Gaia
Si tratta del primo caso in Italia, dopo il primo al mondo reso noto il 24 febbraio scorso in Brasile quando le diciannovenni transgender Mayla Phoebe Rezende e Sofia Albuquerck Fereira completarono il percorso con l’intervento, eseguito una a distanza di pochi giorni dall’altra al Transgender Center Brazil. A Careggi lo hanno fatto insieme. Sono ricoverate nella stessa stanza. I racconti delle due giovani toscane sono analoghi a quelli delle gemelle brasiliane. "Siamo nate in corpi maschili ma entrambe ci siamo sentite femmine da sempre, da quando abbiamo ricordi", hanno raccontato al chirurgo Andrea Cocci che fa parte dell'équipe operatoria oggi schierata, guidata dal professor Marco Carini, un'eccellenza dell'urologia che ha fatto di Careggi anche un centro di riferimento nazionale per la disforia di genere. Per Carini sarà l'ultimo doppio intervento all'azienda ospedaliera universitaria prima del pensionamento, dopo quarant'anni di carriera. "È una giornata da festeggiare – hanno raccontato Giulia e Gaia nel corso dei colloqui preoperatori –. Abbiamo fatto una scelta molto libera, la nostra famiglia ci ha supportato in questo nostro progetto, poi essendo gemelle ci siamo sempre aiutate e fatte forza a vicenda". Diplomate, hanno avuto alcune esperienze lavorative nel campo della ristorazione, ma adesso sono in cerca di lavoro. "Loro si sentono donne da sempre, però hanno iniziato il loro percorso, come legge prevede, dai diciotto anni: prima con la terapia ormonale e dopo avere avuto l’autorizzazione dal giudice si sono messe in lista operatoria", racconta il chirurgo Andrea Cocci che fa parte del Centro di disforia di genere al top in Italia (per volumi ed eccellenza), un percorso che unisce le competenze delle aziende ospedaliero universitarie di Firenze e di Pisa. L’équipe, con il professor Carini e Cocci, è formata per la parte endocrinologica dalle dottoresse Alessandra Daphne Fisher e Linda Vignozzi e dagli urologi professor Riccardo Bartoletti e Girolamo Morelli. "La ricostruzione – racconta il chirurgo Cocci – consentirà di avere un organo sessuale sensibile e pienamente funzionante. Resteranno ricoverate quattro-cinque giorni, poi torneranno a casa e tra sei settimane potranno iniziare la loro vita da donna anche a livello sessuale".

Disforia e riassegnazione di genere: la video intervista alla dottoressa Giulia Lo Russo

La Toscana, con il centro di Careggi, si dimostra quindi all'avanguardia negli interventi di riassegnazione di genere. Qualche tempo fa ne avevamo parlato con la chirurga Giulia Lo Russo, medico di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, un'eccellenza in questo campo, che ci aveva spiegato quale fosse il percorso che le persone affrontano nella ricerca della loro vera identità, anche fisica (Qui l'articolo). Guarda il video di Serena Valecchi per approfondire:

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