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Home » HP Trio » La forza di reagire di Francesca De André: “Ho subito una grave violenza fisica”

La forza di reagire di Francesca De André: “Ho subito una grave violenza fisica”

La nipote di Fabrizio De André denuncia su Instagram di essere sparita in seguito a un'aggressione: "Mi trovavo e mi trovo tuttora in condizioni psicofisiche tragiche". Tuttavia, la showgirl trova il coraggio di denunciare quanto accaduto: "Non avete idea di quanto la vostra comprensione mi aiuti"

Luca Marchetti
2 Maggio 2022
Francesca De Andre

Francesca De Andre

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Inchiostro rosso, sfondo nero. Francesca De André, nipote del maestro Fabrizio ed ex partecipante al Grande Fratello, racconta con due storie su Instagram il motivo della sua assenza dai social e dalla televisione. La showgirl ha denunciato, senza rivelare troppi dettagli, di essere stata vittima di una grave violenza fisica, che l’hanno “costretta a sparire soprattutto per le mie condizioni tragiche psicofisiche in cui mi trovavo e tuttora in realtà mi trovo”.

Francesca De André, 32 anni, è nipote del grande maestro Fabrizio De André (Foto Instagram / Francesca De André)

Le parole su Instagram di Francesca De André sono oltre a una denuncia, un modo per cercare la forza di reagire. E lo scrive lei stessa nelle storie: “Mi trovo in condizioni tragiche psicofisiche, ma sto cercando di reagire”. Perché in un momento di grave difficoltà, anche solo trovare le parole di parlarne può essere di grande aiuto. Esternare con gli altri, con i propri amici, parenti, follower, un evento traumatico può servire per superarlo, passo dopo passo.

Francesca De André e la “grave violenza fisica” subita

La storia di Francesca De André dove denuncia di aver subito una “grave violenza fisica” (Screenshot Instagram / Francesca De André)

Francesca De André, 32 anni, nipote del grande maestro Fabrizio, domenica 1 maggio, scrive due storie su Instagram. Una per denunciare quanto subito e i motivi per cui è stata assente dai social e dalla televisione. L’altra per ringraziare i follower per la vicinanza e la solidarietà. “Ciao a tutti”, inizia così la prima storia su Instagram pubblicata da Francesca De André. “Torno solo oggi dopo giorni – prosegue la showgirl – dove sono stata costretta a sparire soprattutto per le mie condizioni tragiche psicofisiche in cui mi trovavo e tuttora in realtà mi trovo. Ma sto cercando di reagire…”. Francesca spiega di aver “subito una grave aggressione, violenza, fisica, del quale non sono ancora in grado di parlare. Ma non essendo una bugiarda, per rientrare tra di voi, mi sentivo di volervi accennare la verità di ciò che mi è successo (per ora non oltre questo perché non me la sento…)”. La nipote del cantautore non entra nel dettaglio della vicenda, dice solo di aver subito una violenza fisica che l’hanno fatta cadere in un baratro di “tragiche condizioni psicofisiche”. Tuttavia, la 32enne sente anche la necessità di parlarne. “Vi chiedo – conclude Francesca nella prima storia su Instagram – comprensione, sostegno e affetto che voi mi avete sempre dato ma ora ancora di più. Ne ho davvero bisogno. Vostra Fra”.

L’affetto, la vicinanza e la forza di reagire

Francesca De André ringrazia per il supporto e la comprensione dei follower, ma dice anche che ci sono persone che pensano che la sua denuncia serva solo ad attirare l’attenzione su di lei (Screenshot Instagram / Francesca De André)

Dopo cinque ore da quelle parole di denuncia dell’aggressione fisica subita, Francesca pubblica un’altra storia su Instagram. “Come mi aspettavo, sto ricevendo da tanti supporto e comprensione, del quale davvero ho bisogno. E non avete forse la reale idea di quanto questo veramente mi aiuti ad avere ancora più forza di reagire e rafforzare la convinzione che bisogna uscire da meccanismi di violenza“. In questa storia la showgirl però racconta che c’è anche qualcuno – i classici haters – che pensa che denunciare una violenza sia solo un modo per Francesca per accendere i riflettori su di lei. “Ribadisco – scrive – alle persone che alludono al fatto che io abbia solo accennato senza raccontare e spiegare nel dettaglio che non c’è dietro nessuna strategia legata a nulla, men che meno all’attirare attenzione e curiosità ipoteticamente legata al voler apparire un domani perseguendo l’idea di dare a qualcuno un’esclusiva”. “Chi mi conosce – sottolinea Francesca su Instagram – sa bene che non ho mai usato le questioni personali per arrivare da nessuna parte. Non ne ho bisogno, ho voluto portare rispetto ai miei followers spiegando in modo accennato la mia assenza sapendo che chi mi conosce può capirmi e rispettare il mio stato psicofisico. Ne più ne meno”.

 

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  • Addio alle distinzioni di genere all’Università di Pisa. Arrivano i bagni ‘genderless’, adottati per superare le categorizzazioni uomo-donna, che identificano il genere, e che possono far sentire a disagio o discriminato chi non si riconosce in quello assegnatogli dalla società. 

“È un atto di civiltà per dichiarare in modo fermo il nostro essere un’Università aperta, in cui la differenza è una ricchezza e le discriminazioni non hanno diritto alla cittadinanza", dichiara il rettore Paolo Mancarella.

Sono 86 quelli attivi dal 29 giugno in tutta l’Università di Pisa, la prima in Toscana e tra le prime in Italia ad adottare questa misura. 

"Mi auguro che sia solo l’inizio di una serie di cambiamenti e che possa essere di ispirazione per le altre università e scuole”, ha commentato Geremia, studente diventato in poco tempo il simbolo della battaglia per l’ottenimento della carriera alias. 

Di Gabriele Masiero e Ilaria Vallerini ✍

#lucenews #lucelanazione #universitàdipisa #unipi #bagnigenderless #genderless #geremia #genderrightsandequality
  • La decisione della Corte suprema americana di abolire il diritto all’aborto come principio costituzionale ha scatenato una vera e propria ondata di terrore anche al di fuori dei confini Usa. Una scelta che ha immediatamente sancito una sorta di condanna per milioni di donne in America ma che ha fatto indignare anche cittadini e cittadine di altri Paesi, non ultimi quelli italiani.

La sola legge 194 non basta più.

Anche se il numero di interruzioni volontarie di gravidanza in Italia continua a scendere e i tassi di abortività sono tra i più bassi al mondo, a spaventare è l’indagine “Mai Dati!” condotta su oltre 180 strutture dalla professoressa Chiara Lalli e da Sonia Montegiove, informatica e giornalista, pubblicata dall’Associazione Luca Coscioni.

Il quadro che emerge è drammatico: sono 31 (24 ospedali e 7 consultori) le strutture sanitarie nazionali con il 100% di personale sanitario obiettore, tra ginecologi, anestesisti, infermieri e OSS. Quasi 50 quelli con una percentuale superiore al 90% e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all’80%.

A rimetterci, come sempre, sono però le persone, le donne.

L
  • “Quando tutti potranno mostrarsi per quello che sono e che sentono senza subire discriminazioni, allora solo a quel punto potremo dire di aver raggiunto l’uguaglianza“. 

A dichiararlo è Sara Lorusso che in occasione del Pride Month ha tradotto questo pensiero nella sua esposizione fotografica “Our Generation”, curata da Marcella Piccinni, in mostra negli spazi dello Student Hotel di Firenze fino a venerdì 8 luglio. 

“In occasione del Pride Month ho deciso di legare insieme diversi progetti fotografici sull’amore queer e non binary, ma anche sulla libertà di espressione del singolo, che ho realizzato nel corso del tempo. A partire da ‘Love is love’, dove ho immortalato i ritratti di coppie queer. ‘Protect love and lovers’ in cui avevo chiesto a diverse coppie di baciarsi in luoghi pubblici che stessero loro a cuore. E poi ‘Our Generation’ che ritrae persone queer e no-binary libere di esprimersi attraverso l’abbigliamento, gli accessori e il trucco”.

L’intervista completa a cura di Ilaria Vallerini è disponibile sul sito ✨

#lucenews #lucelanazione #saralorusso #ourgeneration #queerlove #pridemonth #proudtobepride #studenthotelfirenze
  • Sono tanti gli esperti e gli attivisti americani che si interrogano se la sentenza della Corte Suprema, che elimina il diritto all’aborto negli Usa, potrà avere impatti anche su altri diritti, compresi quelli alla privacy.

I procuratori possono decidere di indagare su qualsiasi donna che sia stata incinta ma non abbia portato a termine la gravidanza, anche in caso di aborti spontanei.

“La differenza tra ora e l’ultima volta che l’aborto è stato illegale negli Stati Uniti è che viviamo in un’era di sorveglianza digitale senza precedenti”.

A dirlo è la direttrice per la sicurezza informatica della Electronic Frontier Foundation Eva Galperin.

Il caso più eclatante è stato quello di Latice Fisher, la donna del Mississippi che nel 2017 era stata accusata di omicidio di secondo grado dopo aver partorito un bambino nato morto nel terzo trimestre perché, nelle settimane precedenti, aveva cercato online informazioni sulle pillole abortive. Non esisteva nessun’altra prova che Fisher avesse comprato le pillole, ma il caso è comunque durato fino al 2020, quando era stato archiviato.

Le autorità possono decidere di chiedere direttamente alle aziende di fornire i dati in loro possesso relativi a specifici utenti. Non si tratta soltanto di Google, Facebook, Instagram, TikTok o Amazon: a raccogliere dati che possono essere potenzialmente incriminanti sono anche i servizi di telefonia mobile, i provider di servizi Internet e qualsiasi app abbia accesso ai dati sulla posizione. Di solito queste informazioni vengono raccolte a fini pubblicitari, ma possono anche essere acquistate da privati o da forze dell’ordine.

Proprio per questo motivo negli ultimi giorni molte donne americane hanno cancellato le applicazioni per il monitoraggio delle mestruazioni dai loro cellulari, che secondo le stime vengono usate da un terzo delle donne statunitensi, nel timore che i dati raccolti sul proprio ciclo mestruale, o altri dettagli legati alla salute riproduttiva, dalle applicazioni possano essere usati contro di loro in future cause penali negli Stati in cui l’aborto è diventato illegale.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #dirittoallaborto #dirittoallaprivacy #usa #roevwade
Inchiostro rosso, sfondo nero. Francesca De André, nipote del maestro Fabrizio ed ex partecipante al Grande Fratello, racconta con due storie su Instagram il motivo della sua assenza dai social e dalla televisione. La showgirl ha denunciato, senza rivelare troppi dettagli, di essere stata vittima di una grave violenza fisica, che l'hanno "costretta a sparire soprattutto per le mie condizioni tragiche psicofisiche in cui mi trovavo e tuttora in realtà mi trovo".
Francesca De André, 32 anni, è nipote del grande maestro Fabrizio De André (Foto Instagram / Francesca De André)
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L'affetto, la vicinanza e la forza di reagire

Francesca De André ringrazia per il supporto e la comprensione dei follower, ma dice anche che ci sono persone che pensano che la sua denuncia serva solo ad attirare l'attenzione su di lei (Screenshot Instagram / Francesca De André)
Dopo cinque ore da quelle parole di denuncia dell'aggressione fisica subita, Francesca pubblica un'altra storia su Instagram. "Come mi aspettavo, sto ricevendo da tanti supporto e comprensione, del quale davvero ho bisogno. E non avete forse la reale idea di quanto questo veramente mi aiuti ad avere ancora più forza di reagire e rafforzare la convinzione che bisogna uscire da meccanismi di violenza". In questa storia la showgirl però racconta che c'è anche qualcuno - i classici haters - che pensa che denunciare una violenza sia solo un modo per Francesca per accendere i riflettori su di lei. "Ribadisco - scrive - alle persone che alludono al fatto che io abbia solo accennato senza raccontare e spiegare nel dettaglio che non c'è dietro nessuna strategia legata a nulla, men che meno all'attirare attenzione e curiosità ipoteticamente legata al voler apparire un domani perseguendo l'idea di dare a qualcuno un'esclusiva". "Chi mi conosce - sottolinea Francesca su Instagram - sa bene che non ho mai usato le questioni personali per arrivare da nessuna parte. Non ne ho bisogno, ho voluto portare rispetto ai miei followers spiegando in modo accennato la mia assenza sapendo che chi mi conosce può capirmi e rispettare il mio stato psicofisico. Ne più ne meno".
 
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