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Home » HP Trio » Inclusione e spettacolo, mai così tanti personaggi Lgbt nelle serie tv: nel 2021-2022 più 2,8%

Inclusione e spettacolo, mai così tanti personaggi Lgbt nelle serie tv: nel 2021-2022 più 2,8%

Quella avvenuta nell’ultimo anno è la crescita più ampia di sempre. A fare da traino a questo cambiamento radicale è la generazione Z, con età compresa tra i 20 e i 25 anni: Neflix sul primo gradino del podio

Nicolò Guelfi
20 Febbraio 2022
Inclusione e spettacolo, mai così tanti personaggi Lgbt nelle serie tv

Inclusione e spettacolo, mai così tanti personaggi Lgbt nelle serie tv

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Un grande successo per il piccolo schermo. Quest’anno nelle produzioni televisive si è registrato il più alto numero di personaggi appartenenti alla comunità Lgbtq. Ad affermarlo è l’associazione no-profit Glaad (Gay & Lesbian Alliance Against Defamation) nell’ultimo rapporto intitolato Where we are on TV . L’associazione è stata fondata nel 1985, da 26 anni si occupa di analizzare la rappresentanza delle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans e queer in televisione e da 17 produce proprio questo report. All’interno vengono presi in analisi i personaggi fissi e ricorrenti all’interno delle serie trasmesse sui canali in chiaro statunitensi, sulle tv via cavo e sulle principali piattaforme di streaming. Quest’anno l’analisi è stata ampliata a otto siti: Amazon, Apple TV+, Disney+, HBO Max, Hulu, Netflix, Paramount+, e Peacock.

 In ’Sex Education’ Eric è uno dei protagonisti della serie ed è interpretato da Ncuti Gatwa

In ’Sex Education’ Eric è uno dei protagonisti della serie ed è interpretato da Ncuti Gatwa

Secondo Glaad, su un totale di 775 personaggi presenti nelle serie programmate per andare in onda nella prima serata per la stagione 2021-2022, 92 di questi appartengono alla comunità Lgbtq, ovvero l’11,9%. Questo dato segna una crescita di 2,8 punti rispetto al 2021 ed è il risultato più alto mai registrato dal rapporto. Inoltre, ad aggiungersi ai personaggi delle serie andate in onda sui canali in chiaro, ce ne sono altri 49 presenti sulle piattaforme, per un totale di 141 ruoli arcobaleno.

I primati del 2022

Ma i primati non finiscono qui: andando più nel dettaglio, per la prima volta la maggior parte di questi personaggi è rappresentata da donne lesbiche (56 in tutto, ovvero il 40% del totale) con un aumento di sei punti percentuali rispetto all’anno precedente. A seguire troviamo uomini gay (il 35% con 49 personaggi), in calo rispetto allo scorso anno. Aumentano invece le persone bisessuali con 19 personaggi, pari al 27% del totale. Altro dato interessante è che per il quarto anno di fila le persone afroamericane appartenenti alla comunità Lgbtq continuano a superare in numero le persone bianche, consentendo sia una rappresentanza di genere che etnica.

Processo di inclusione

In tema di personaggi non-binary, non possiamo non parlare di Taylor Mason, uno dei personaggi di 'Billions'
In tema di personaggi non-binary, non possiamo non parlare di Taylor Mason, uno dei personaggi di ‘Billions’

Il processo di inclusione di queste figure nel mondo televisivo è stato graduale nel corso degli anni ma non è mai stato un fatto scontato. L’industria cinematografica e radiotelevisiva americana è sempre stata espressione della parte bianca ed eterosessuale della popolazione. La televisione, oltre ad essere un veicolo di valori e idee, è anche espressione della società che rappresenta ed è il canale che maggiormente ha saputo raccontare i cambiamenti culturali nell’ultimo secolo. L’aumento della rilevanza nel discorso pubblico di alcune figure, come le persone Lgbt, ha reso necessario che anche la loro rappresentanza nei media e nei prodotti di intrattenimento crescesse.

Sembrano lontanissimi i tempi in cui David Lynch decise di scritturare un esordiente David Duchovny — che diventerà uno dei volti più noti del piccolo schermo americano in serie come X-Files e “Californication” —per il ruolo di Denise Bryson nel telefilm Twin Peaks, una donna transgender membro dell’FBI. Era il 1992 e la scelta di avere un personaggio trans non solo non era affatto scontata, ma risultò alquanto scandalosa. Per di più, la peculiarità di Denise era di essere un personaggio positivo, molto bravo nel suo lavoro, dotato di senso del dovere e intelligenza, lontano da qualsiasi stereotipo allora diffuso sulle persone che avessero intrapreso un cambio di sesso. Oggi, esattamente 30 anni dopo, ci sono 42 personaggi trans, tra fissi e ricorrenti, presenti nelle serie trasmesse attraverso tutti i canali di diffusione.

Gli addetti al lavori

Sense8 è stata una delle serie più inclusive e queer di sempre. Forse è anche questo il motivo per cui, quando Netflix ha pensato bene di cancellarla il primo giorno del Pride Month nel 2018, è scoppiata una vera e propria rivolta sui social
‘Sense8’ è stata una delle serie più inclusive e queer di sempre: quando Netflix ha pensato di cancellarla il primo giorno del Pride Month nel 2018, è scoppiata una rivolta sui social

“Lo stato crescente di rappresentazione della comunità Lgbtq nelle serie televisive è il segnale che Hollywood sta iniziando a riconoscere il potere di raccontare storie Lgbtq nelle quali il mondo possa riconoscersi”. Lo ha affermato la presidente e Ceo di Glaad Sarah Kate Ellis, la quale ha aggiunto: “In un periodo in cui la legislazione e la violenza anti-Lgbtq continua a crescere, sono le istituzioni culturali come la televisione ad avere un ruolo cruciale nel cambiare i cuori e le menti attraverso il racconto di storie diverse e inclusive”.
La domanda che molti si potrebbero porre è: “ma questo cambiamento dell’industria televisiva corrisponde davvero a un’evoluzione della società civile o è solo un modo furbo di strizzare l’occhio a una minoranza pagante?”.

Il sondaggio

Stando a un sondaggio stilato da Gallup, società di analisi americana, che ha coinvolto ben 12mila adulti, il cambiamento è reale: il 7.1% della popolazione americana si autodefinisce gay, lesbica, trans, queer o comunque non eterosessuale. Un dato in netta crescita, nel 2012 la percentuale era ferma al 3,5%, e ancora nel 2020 non superava il 5,6%. Quella avvenuta nell’ultimo anno è la crescita più ampia di sempre. A fare da traino a questo cambiamento radicale è la generazione Z, con età compresa tra i 20 e i 25 anni. In questo range di età, il 21% delle persone si è dichiarato queer, più di una su cinque.

Orientamento sessuale e popolazione

 ’Once Upon a Time’ è una rivisitazione delle classiche fiabe Disney: una delle due coppie è formata da Ruby, una versione al femminile del lupo cattivo, e Dorothy Gale, la Dorothy de ’Il mago di Oz’

’Once Upon a Time’ è una rivisitazione delle classiche fiabe Disney: una delle due coppie è formata da Ruby e Dorothy Gale

Prendendo in esame tutta la popolazione americana che si identifica come Lgbtq, il 57% ha dichiarato di essere bisessuale, ovvero il 4% della popolazione adulta americana. Poco più di un americano LGBT+ su cinque (21%) ha dichiarato di essere gay, il 14% ha dichiarato di essere lesbica, il 10% ha dichiarato di essere transgender e il 4% ha affermato di appartenere ad un’altra identità queer. Il dibattito sull’orientamento sessuale della popolazione americana è una questione aperta e studiata da molti anni. Il primo che portò avanti uno studio su vasta scala dell’argomento fu il biologo Alfred Kinsey nei due famosi rapporti pubblicati nel 1948 e nel 1953.
Quindi sì, la maggiore rappresentazione della diversità in tv corrisponde effettivamente ad un aumento marcato della presenza di queste persone nella società, ma c’è anche un discorso generazionale: il numero delle persone che non si identificano come etero cresce progressivamente nel corso del tempo.

Negli Usa, l’11% dei millennial (nati tra l’81 e il 91) si è dichiarato Lgbtq, seguito dal 4% della Generazione X (’65-’80), dal 3% dei baby boomer (’46-’64) e solo dall’1% dei nati prima della fine della Seconda Guerra Mondiale. I giovani e giovanissimi oggi hanno un rapporto diverso con i media rispetto a quello dei loro genitori e nonni. Ad esempio, il consumo di serie attraverso le piattaforme di streaming è molto più diffuso rispetto alla fruizione classica dei canali tv.

Nella sua terza stagione ’Sex Education’ ha aggiunto anche due personaggi queer, di cui uno (Cal Bowman) è interpretato da Dua Saleh
Nella sua terza stagione ’Sex Education’ ha aggiunto anche due personaggi queer, di cui uno (Cal Bowman) è interpretato da Dua Saleh

Neflix sul primo gradino del podio

Il sito di streaming che offre oggi la maggiore presenza di personaggi Lgbtq è Netflix, con un totale di 155 personaggi. Un esempio sicuramente iconico per la diversità di genere è la fortunata serie britannica Sex Education, che nella sua terza stagione ha aggiunto anche due personaggi queer, di cui uno, Cal Bowman (interpretato da Dua Saleh), ha aperto un esplicito e importante dibattitto sulla natura dell’essere non binari.

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Instagram

  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
Un grande successo per il piccolo schermo. Quest’anno nelle produzioni televisive si è registrato il più alto numero di personaggi appartenenti alla comunità Lgbtq. Ad affermarlo è l’associazione no-profit Glaad (Gay & Lesbian Alliance Against Defamation) nell'ultimo rapporto intitolato Where we are on TV . L’associazione è stata fondata nel 1985, da 26 anni si occupa di analizzare la rappresentanza delle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans e queer in televisione e da 17 produce proprio questo report. All’interno vengono presi in analisi i personaggi fissi e ricorrenti all’interno delle serie trasmesse sui canali in chiaro statunitensi, sulle tv via cavo e sulle principali piattaforme di streaming. Quest’anno l’analisi è stata ampliata a otto siti: Amazon, Apple TV+, Disney+, HBO Max, Hulu, Netflix, Paramount+, e Peacock.
 In ’Sex Education’ Eric è uno dei protagonisti della serie ed è interpretato da Ncuti Gatwa

In ’Sex Education’ Eric è uno dei protagonisti della serie ed è interpretato da Ncuti Gatwa
Secondo Glaad, su un totale di 775 personaggi presenti nelle serie programmate per andare in onda nella prima serata per la stagione 2021-2022, 92 di questi appartengono alla comunità Lgbtq, ovvero l’11,9%. Questo dato segna una crescita di 2,8 punti rispetto al 2021 ed è il risultato più alto mai registrato dal rapporto. Inoltre, ad aggiungersi ai personaggi delle serie andate in onda sui canali in chiaro, ce ne sono altri 49 presenti sulle piattaforme, per un totale di 141 ruoli arcobaleno.

I primati del 2022

Ma i primati non finiscono qui: andando più nel dettaglio, per la prima volta la maggior parte di questi personaggi è rappresentata da donne lesbiche (56 in tutto, ovvero il 40% del totale) con un aumento di sei punti percentuali rispetto all’anno precedente. A seguire troviamo uomini gay (il 35% con 49 personaggi), in calo rispetto allo scorso anno. Aumentano invece le persone bisessuali con 19 personaggi, pari al 27% del totale. Altro dato interessante è che per il quarto anno di fila le persone afroamericane appartenenti alla comunità Lgbtq continuano a superare in numero le persone bianche, consentendo sia una rappresentanza di genere che etnica.

Processo di inclusione

In tema di personaggi non-binary, non possiamo non parlare di Taylor Mason, uno dei personaggi di 'Billions'
In tema di personaggi non-binary, non possiamo non parlare di Taylor Mason, uno dei personaggi di 'Billions'
Il processo di inclusione di queste figure nel mondo televisivo è stato graduale nel corso degli anni ma non è mai stato un fatto scontato. L’industria cinematografica e radiotelevisiva americana è sempre stata espressione della parte bianca ed eterosessuale della popolazione. La televisione, oltre ad essere un veicolo di valori e idee, è anche espressione della società che rappresenta ed è il canale che maggiormente ha saputo raccontare i cambiamenti culturali nell’ultimo secolo. L’aumento della rilevanza nel discorso pubblico di alcune figure, come le persone Lgbt, ha reso necessario che anche la loro rappresentanza nei media e nei prodotti di intrattenimento crescesse. Sembrano lontanissimi i tempi in cui David Lynch decise di scritturare un esordiente David Duchovny — che diventerà uno dei volti più noti del piccolo schermo americano in serie come X-Files e “Californication” —per il ruolo di Denise Bryson nel telefilm Twin Peaks, una donna transgender membro dell’FBI. Era il 1992 e la scelta di avere un personaggio trans non solo non era affatto scontata, ma risultò alquanto scandalosa. Per di più, la peculiarità di Denise era di essere un personaggio positivo, molto bravo nel suo lavoro, dotato di senso del dovere e intelligenza, lontano da qualsiasi stereotipo allora diffuso sulle persone che avessero intrapreso un cambio di sesso. Oggi, esattamente 30 anni dopo, ci sono 42 personaggi trans, tra fissi e ricorrenti, presenti nelle serie trasmesse attraverso tutti i canali di diffusione.

Gli addetti al lavori

Sense8 è stata una delle serie più inclusive e queer di sempre. Forse è anche questo il motivo per cui, quando Netflix ha pensato bene di cancellarla il primo giorno del Pride Month nel 2018, è scoppiata una vera e propria rivolta sui social
'Sense8' è stata una delle serie più inclusive e queer di sempre: quando Netflix ha pensato di cancellarla il primo giorno del Pride Month nel 2018, è scoppiata una rivolta sui social
“Lo stato crescente di rappresentazione della comunità Lgbtq nelle serie televisive è il segnale che Hollywood sta iniziando a riconoscere il potere di raccontare storie Lgbtq nelle quali il mondo possa riconoscersi”. Lo ha affermato la presidente e Ceo di Glaad Sarah Kate Ellis, la quale ha aggiunto: “In un periodo in cui la legislazione e la violenza anti-Lgbtq continua a crescere, sono le istituzioni culturali come la televisione ad avere un ruolo cruciale nel cambiare i cuori e le menti attraverso il racconto di storie diverse e inclusive”. La domanda che molti si potrebbero porre è: “ma questo cambiamento dell’industria televisiva corrisponde davvero a un’evoluzione della società civile o è solo un modo furbo di strizzare l’occhio a una minoranza pagante?”.

Il sondaggio

Stando a un sondaggio stilato da Gallup, società di analisi americana, che ha coinvolto ben 12mila adulti, il cambiamento è reale: il 7.1% della popolazione americana si autodefinisce gay, lesbica, trans, queer o comunque non eterosessuale. Un dato in netta crescita, nel 2012 la percentuale era ferma al 3,5%, e ancora nel 2020 non superava il 5,6%. Quella avvenuta nell’ultimo anno è la crescita più ampia di sempre. A fare da traino a questo cambiamento radicale è la generazione Z, con età compresa tra i 20 e i 25 anni. In questo range di età, il 21% delle persone si è dichiarato queer, più di una su cinque.

Orientamento sessuale e popolazione

 ’Once Upon a Time’ è una rivisitazione delle classiche fiabe Disney: una delle due coppie è formata da Ruby, una versione al femminile del lupo cattivo, e Dorothy Gale, la Dorothy de ’Il mago di Oz’

’Once Upon a Time’ è una rivisitazione delle classiche fiabe Disney: una delle due coppie è formata da Ruby e Dorothy Gale
Prendendo in esame tutta la popolazione americana che si identifica come Lgbtq, il 57% ha dichiarato di essere bisessuale, ovvero il 4% della popolazione adulta americana. Poco più di un americano LGBT+ su cinque (21%) ha dichiarato di essere gay, il 14% ha dichiarato di essere lesbica, il 10% ha dichiarato di essere transgender e il 4% ha affermato di appartenere ad un’altra identità queer. Il dibattito sull’orientamento sessuale della popolazione americana è una questione aperta e studiata da molti anni. Il primo che portò avanti uno studio su vasta scala dell’argomento fu il biologo Alfred Kinsey nei due famosi rapporti pubblicati nel 1948 e nel 1953. Quindi sì, la maggiore rappresentazione della diversità in tv corrisponde effettivamente ad un aumento marcato della presenza di queste persone nella società, ma c’è anche un discorso generazionale: il numero delle persone che non si identificano come etero cresce progressivamente nel corso del tempo. Negli Usa, l’11% dei millennial (nati tra l’81 e il 91) si è dichiarato Lgbtq, seguito dal 4% della Generazione X (’65-’80), dal 3% dei baby boomer (’46-’64) e solo dall’1% dei nati prima della fine della Seconda Guerra Mondiale. I giovani e giovanissimi oggi hanno un rapporto diverso con i media rispetto a quello dei loro genitori e nonni. Ad esempio, il consumo di serie attraverso le piattaforme di streaming è molto più diffuso rispetto alla fruizione classica dei canali tv.
Nella sua terza stagione ’Sex Education’ ha aggiunto anche due personaggi queer, di cui uno (Cal Bowman) è interpretato da Dua Saleh
Nella sua terza stagione ’Sex Education’ ha aggiunto anche due personaggi queer, di cui uno (Cal Bowman) è interpretato da Dua Saleh

Neflix sul primo gradino del podio

Il sito di streaming che offre oggi la maggiore presenza di personaggi Lgbtq è Netflix, con un totale di 155 personaggi. Un esempio sicuramente iconico per la diversità di genere è la fortunata serie britannica Sex Education, che nella sua terza stagione ha aggiunto anche due personaggi queer, di cui uno, Cal Bowman (interpretato da Dua Saleh), ha aperto un esplicito e importante dibattitto sulla natura dell’essere non binari.
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