Un grande successo per il piccolo schermo. Quest’anno nelle produzioni televisive si è registrato il più alto numero di personaggi appartenenti alla comunità Lgbtq. Ad affermarlo è l’associazione no-profit Glaad
(Gay & Lesbian Alliance Against Defamation) nell'ultimo rapporto intitolato
Where we are on TV . L’associazione è stata fondata nel 1985, da 26 anni si occupa di
analizzare la rappresentanza delle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans e queer in televisione e da 17 produce proprio questo report. All’interno vengono presi in analisi i personaggi fissi e ricorrenti all’interno delle serie trasmesse sui canali in chiaro statunitensi, sulle tv via cavo e sulle principali piattaforme di streaming. Quest’anno l’analisi è stata ampliata a otto siti: Amazon, Apple TV+, Disney+, HBO Max, Hulu, Netflix, Paramount+, e Peacock.
In ’Sex Education’ Eric è uno dei protagonisti della serie ed è interpretato da Ncuti Gatwa
Secondo Glaad,
su un totale di 775 personaggi presenti nelle serie programmate per andare in onda nella prima serata per la stagione 2021-2022,
92 di questi appartengono alla comunità Lgbtq, ovvero l’11,9%. Questo dato segna
una crescita di 2,8 punti rispetto al 2021 ed è il risultato più alto mai registrato dal rapporto. Inoltre, ad aggiungersi ai personaggi delle serie andate in onda sui canali in chiaro, ce ne sono altri 49 presenti sulle piattaforme, per un totale di 141 ruoli arcobaleno.
I primati del 2022
Ma i primati non finiscono qui: andando più nel dettaglio, per la prima volta la maggior parte di questi personaggi è rappresentata da
donne lesbiche (56 in tutto, ovvero il 40% del totale) con un aumento di sei punti percentuali rispetto all’anno precedente. A seguire troviam
o uomini gay (il 35% con 49 personaggi), in calo rispetto allo scorso anno. Aumentano invece le persone bisessuali con 19 personaggi, pari al 27% del totale. Altro dato interessante è che per il quarto anno di fila le persone
afroamericane appartenenti alla comunità
Lgbtq continuano a superare in numero le persone bianche, consentendo sia una rappresentanza di genere che etnica.
Processo di inclusione
In tema di personaggi non-binary, non possiamo non parlare di Taylor Mason, uno dei personaggi di 'Billions'
Il processo di inclusione di queste figure nel mondo televisivo è stato graduale nel corso degli anni ma non è mai stato un fatto scontato. L’industria cinematografica e radiotelevisiva americana è sempre stata espressione della parte bianca ed eterosessuale della popolazione. La televisione, oltre ad essere un veicolo di valori e idee, è anche espressione della società che rappresenta ed è il canale che maggiormente ha saputo raccontare i cambiamenti culturali nell’ultimo secolo.
L’aumento della rilevanza nel discorso pubblico di alcune figure, come le persone Lgbt, ha reso necessario che anche la loro rappresentanza nei media e nei prodotti di intrattenimento crescesse. Sembrano lontanissimi i tempi in cui David Lynch decise di scritturare un esordiente
David Duchovny — che diventerà uno dei volti più noti del piccolo schermo americano in serie come
X-Files e “
Californication” —per il ruolo di Denise Bryson nel telefilm
Twin Peaks, una donna transgender membro dell’FBI. Era il 1992 e la scelta di avere un personaggio trans non solo non era affatto scontata, ma risultò alquanto scandalosa. Per di più, la peculiarità di Denise era di essere un personaggio positivo, molto bravo nel suo lavoro, dotato di senso del dovere e intelligenza, lontano da qualsiasi stereotipo allora diffuso sulle persone che avessero intrapreso un cambio di sesso. Oggi, esattamente 30 anni dopo, ci sono
42 personaggi trans, tra fissi e ricorrenti, presenti nelle serie trasmesse attraverso tutti i canali di diffusione.
Gli addetti al lavori
'Sense8' è stata una delle serie più inclusive e queer di sempre: quando Netflix ha pensato di cancellarla il primo giorno del Pride Month nel 2018, è scoppiata una rivolta sui social
“Lo stato crescente di rappresentazione della comunità Lgbtq nelle serie televisive è il segnale che Hollywood sta iniziando a riconoscere il potere di raccontare storie Lgbtq nelle quali il mondo possa riconoscersi”. Lo ha affermato la presidente e Ceo di Glaad
Sarah Kate Ellis, la quale ha aggiunto: “In un periodo in cui la legislazione e la violenza anti-Lgbtq continua a crescere, sono le istituzioni culturali come la televisione ad avere un ruolo cruciale nel cambiare i cuori e le menti attraverso il racconto di storie diverse e inclusive”. La domanda che molti si potrebbero porre è: “ma questo cambiamento dell’industria televisiva corrisponde davvero a un’evoluzione della società civile o è solo un modo furbo di strizzare l’occhio a una minoranza pagante?”.
Il sondaggio
Stando a un sondaggio stilato da
Gallup, società di analisi americana, che ha coinvolto ben
12mila adulti, il cambiamento è reale: il 7.1% della popolazione americana si autodefinisce gay, lesbica, trans, queer o comunque non eterosessuale. Un dato in netta crescita, nel 2012 la percentuale era ferma al 3,5%, e ancora nel 2020 non superava il 5,6%. Quella avvenuta nell’ultimo anno è la crescita più ampia di sempre. A fare da traino a questo cambiamento radicale è la
generazione Z, con età compresa tra i 20 e i 25 anni. In questo range di età, il 21% delle persone si è dichiarato queer, più di una su cinque.
Orientamento sessuale e popolazione
’Once Upon a Time’ è una rivisitazione delle classiche fiabe Disney: una delle due coppie è formata da Ruby e Dorothy Gale
Prendendo in esame tutta la popolazione americana che si identifica come Lgbtq, i
l 57% ha dichiarato di essere bisessuale, ovvero il 4% della popolazione adulta americana. Poco più di un americano LGBT+ su cinque (21%) ha dichiarato di essere gay, il 14% ha dichiarato di essere lesbica, il 10% ha dichiarato di essere transgender e il 4% ha affermato di appartenere ad un’altra identità queer. Il dibattito sull’
orientamento sessuale della popolazione americana è una questione aperta e studiata da molti anni. Il primo che portò avanti uno studio su vasta scala dell’argomento fu il biologo Alfred Kinsey nei due famosi rapporti pubblicati nel 1948 e nel 1953. Quindi sì, la
maggiore rappresentazione della diversità in tv corrisponde effettivamente ad un aumento marcato della presenza di queste persone nella società, ma c’è anche un discorso generazionale: il numero delle persone che non si identificano come etero cresce progressivamente nel corso del tempo. Negli Usa,
l’11% dei millennial (nati tra l’81 e il 91) si è dichiarato Lgbtq, seguito dal 4% della
Generazione X (’65-’80), dal 3% dei
baby boomer (’46-’64) e solo dall’1% dei nati prima della fine della Seconda Guerra Mondiale. I giovani e giovanissimi oggi hanno un rapporto diverso con i media rispetto a quello dei loro genitori e nonni. Ad esempio, il consumo di serie attraverso le piattaforme di streaming è molto più diffuso rispetto alla fruizione classica dei canali tv.
Nella sua terza stagione ’Sex Education’ ha aggiunto anche due personaggi queer, di cui uno (Cal Bowman) è interpretato da Dua Saleh
Neflix sul primo gradino del podio
Il sito di streaming che offre oggi la maggiore presenza di personaggi
Lgbtq è Netflix, con un totale di 155 personaggi. Un esempio sicuramente iconico per la diversità di genere è la fortunata serie britannica
Sex Education, che nella sua terza stagione ha aggiunto anche due personaggi queer, di cui uno,
Cal Bowman (interpretato da
Dua Saleh), ha aperto un esplicito e importante dibattitto sulla natura dell’essere non binari.