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Home » Attualità » Federica Pellegrini: “Gli uomini che contano sono quelli che non hanno bisogno di cose da uomini”

Federica Pellegrini: “Gli uomini che contano sono quelli che non hanno bisogno di cose da uomini”

La campionessa a Le Iene denuncia il sessismo da parte di colleghi, giornalisti e professionisti del nuoto: "Mi auguro che almeno loro si siano divertiti. In tutti questi anni in cui ho gareggiato con le donne, mi sono sempre dovuta confrontare con gli uomini"

Sofia Francioni
20 Dicembre 2021
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“In tutti questi anni in cui ho gareggiato con le donne, mi sono sempre dovuta confrontare con gli uomini. Perché? Uomini che mi aspettavano al varco, sia che vincessi sia che perdessi. Perché se cadi sei un’atleta finita, mentre se vinci sei una principessa messa su un piedistallo“.

La campionessa Federica Pellegrini di 33 anni, la più grande nuotatrice italiana di tutti i tempi, che a 16 ha iniziato il suo viaggio verso l’Olimpo, parla a cuore aperto ai microfoni de Le Iene e denuncia il sessismo che nella sua brillante carriera ha dovuto respirare nel mondo sportivo. Sul palco, occhi puntati in camera, dichiara di essere sempre stata messa, da vincente, su un piedistallo “che in ogni caso prima o poi paghi, perché se un uomo vince e ne va giustamente orgoglioso è un bomber, mentre se una donna vince e ne va giustamente orgogliosa se-la-tira“. Vestita completamente in rosso, Federica passa a quello che ha dovuto subire da atleta donna nel trattamento della sua sfera privata, parlando di uomini giudicanti perché, di nuovo: “Se sei un atleta maschio e hai delle relazioni sei un uomo di successo, un gran figo, se sei un’atleta donna e hai delle relazioni sei una mangia uomini”. “La mangiauomini titolavano”, dice con rabbia, “come quel figlio di un allenatore di nuoto che quando ho difeso il mio coach per il suo lavoro, ha twittato: Eh sì, è lui il tuo pene dell’anno, una finissima analisi sportiva”, commenta la Pellegrini che, dopo giornalisti e professionisti del nuoto ne ha anche per i suoi campioni: “Uomini che nel mio lavoro hanno il diritto alla vittoria perché tutti gli sport che tu donna hai iniziato a praticare, loro li hanno praticati prima, eseguiti meglio e inventati. Perché gli sport importanti sono da uomini. Le cose importanti sono da uomini“. Ma è tempo di bilanci e la nuotratrice agli uomini che si sono comportati così augura di essersi divertiti a vederla e raccontarla così “almeno loro”, mentre a quelli che la hanno sostenuta dice grazie: “per aver creduto nei miei occhi, nella mia forza e nella mia bellezza. Perché “gli uomini che per me veramente contano – conclude – sono quelli che non hanno bisogno di cose da uomini“.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
  "In tutti questi anni in cui ho gareggiato con le donne, mi sono sempre dovuta confrontare con gli uomini. Perché? Uomini che mi aspettavano al varco, sia che vincessi sia che perdessi. Perché se cadi sei un'atleta finita, mentre se vinci sei una principessa messa su un piedistallo". La campionessa Federica Pellegrini di 33 anni, la più grande nuotatrice italiana di tutti i tempi, che a 16 ha iniziato il suo viaggio verso l’Olimpo, parla a cuore aperto ai microfoni de Le Iene e denuncia il sessismo che nella sua brillante carriera ha dovuto respirare nel mondo sportivo. Sul palco, occhi puntati in camera, dichiara di essere sempre stata messa, da vincente, su un piedistallo "che in ogni caso prima o poi paghi, perché se un uomo vince e ne va giustamente orgoglioso è un bomber, mentre se una donna vince e ne va giustamente orgogliosa se-la-tira". Vestita completamente in rosso, Federica passa a quello che ha dovuto subire da atleta donna nel trattamento della sua sfera privata, parlando di uomini giudicanti perché, di nuovo: "Se sei un atleta maschio e hai delle relazioni sei un uomo di successo, un gran figo, se sei un'atleta donna e hai delle relazioni sei una mangia uomini". "La mangiauomini titolavano", dice con rabbia, "come quel figlio di un allenatore di nuoto che quando ho difeso il mio coach per il suo lavoro, ha twittato: Eh sì, è lui il tuo pene dell'anno, una finissima analisi sportiva", commenta la Pellegrini che, dopo giornalisti e professionisti del nuoto ne ha anche per i suoi campioni: "Uomini che nel mio lavoro hanno il diritto alla vittoria perché tutti gli sport che tu donna hai iniziato a praticare, loro li hanno praticati prima, eseguiti meglio e inventati. Perché gli sport importanti sono da uomini. Le cose importanti sono da uomini". Ma è tempo di bilanci e la nuotratrice agli uomini che si sono comportati così augura di essersi divertiti a vederla e raccontarla così "almeno loro", mentre a quelli che la hanno sostenuta dice grazie: "per aver creduto nei miei occhi, nella mia forza e nella mia bellezza. Perché "gli uomini che per me veramente contano - conclude - sono quelli che non hanno bisogno di cose da uomini".
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