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Animali e lutto: come gestire il dolore per la morte del proprio cucciolo

Francesca Mugnai, psicologa e filosofa spiega: "Stare male per la morte del proprio pet non rappresenta una sofferenza minore, è solo più difficile comprenderla per chi non l'ha vissuta"

di MANUELA PLASTINA -
15 maggio 2023
Francesca Mugnai, psicologa e filosofa spiega: "Stare male per la morte del proprio pet non rappresenta una sofferenza minore, è solo più difficile comprenderla per chi non l'ha vissuta"

Francesca Mugnai, psicologa e filosofa spiega: "Stare male per la morte del proprio pet non rappresenta una sofferenza minore, è solo più difficile comprenderla per chi non l'ha vissuta"

Animali e lutto:  come gestire il dolore per la morte del proprio cucciolo.

La storia di Stella

Stella ha 40 anni, un matrimonio finito ormai da tempo alle spalle, nessun figlio e un grande immenso amore per il suo cane Billy, un meticcio adottato in un canile quando era ancora un cucciolo. Quando gli è stata diagnosticata una forma grave neoplastica, lo ha assistito giorno e notte fino alla fine, mettendo da parte il lavoro e gli affetti in quel momento non importanti, o meglio da ridefinire nelle scala delle priorità affettive. Ha imparato la cura e la pazienza, la paura e l’impotenza, ma anche la bellezza del donare senza niente in cambio, come ha fatto il suo Billy per tutta la vita. E ora che non c’è più il vuoto è grande, immenso. Ricco di dolorosi, ma dolci e preziosi ricordi Stella ha chiesto aiuto per riprendersi da questo lutto di cui non tutti riescono a capire la portata.
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Francesca Mugnai, psicologa e filosofa spiega: "Stare male per la morte del proprio pet non rappresenta una sofferenza minore, è solo più difficile comprenderla per chi non l'ha vissuta"

Animali e lutto: parola all'esperta

“E’ solo un animale. Tanti altri hanno bisogno di una casa. Vai in un canile e prenditene uno: farai un’opera di bene”. “Ogni volta che qualcuno le diceva una frase del genere, per Stella era una pugnalata e una grande irritazione” racconta Francesca Mugnai, psicologa e filosofa, esperta di lutto con l’animale che ha seguito Stella in un periodo così complesso. Il lutto dell’animale, spiega, non è un dolore sordo o minore. “E’ solo più difficile da comprendere, soprattutto per chi non lo ha vissuto. Ma proprio in quanto tale, non deve essere sottovalutato, né vanno messe in secondo piano le conseguenze che ha sulla nostra vita emotiva e sulle nostre relazioni quotidiane”. Oltre il 60% delle famiglie italiane convive con un cane, un gatto o un coniglio o altri piccoli animali, considerandoli compagni di vita “Sin da quando mettono piede nella nostra abitazione – dice la dottoressa Mugnai -, diventano veri e propri membri della nostra famiglia: basta pensare che quando ci rivolgiamo a loro, parliamo come a dei bambini, in modo gentile, premuroso e sincero. D’altronde, sono creature molto sensibili e riescono a percepire anche i nostri stati d’animo. Diverse ricerche che hanno indagato proprio gli effetti della relazione con gli animali domestici hanno sulla salute dei loro padroni ed è stato dimostrato che il legame tra uomo e animale sviluppa lo stesso ormone del legame tra madre e figlio: l’ossitocina. Prodotta naturalmente dall’organismo umano, in particolare durante il parto e l’allattamento, è alla base anche dell’affetto che ci lega ai nostri amici a quattro zampe. Un attaccamento che ci fa stare anche chimicamente bene”.

Non esistono sofferenze minori

D’altra parte il legame che si crea tra l’essere umano e il suo animale domestico è intimo, delicato; spesso non sostituisce, ma si accompagna alle buone relazioni sociali e talvolta è davvero un sostegno per il progetto quotidiano. “Lutto è la crisi causata dalla perdita di un “altro” significativo, che può essere un oggetto esterno (una persona, un animale, uno spazio lavorativo), ma anche interno come la propria appartenenza , il riconoscimento di un ruolo. E spesso questo ruolo è la cura che diamo all’altro, che abbia due o quattro zampe” dice Mugnai.
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Francesca Mugnai, psicologa e filosofa esperta di lutto con l’animale, è responsabile dal 2002 degli Interventi Assistiti dell’AOU Meyer di Firenze

La morte di un animale domestico rappresenta un momento potenzialmente critico e difficile da superare anche per i bambini, per i quali, ricorda, “secondo lo psicologo clinico di Chicago Leigh Chethik, quella morte può configurarsi come una sorta di "prova generale per la perdita di un membro della famiglia. Con la morte di un animale domestico, i bambini sono spesso esposti a una nuova crisi o lotta esistenziale. L’idea della mortalità. Le cose che amiamo e a cui teniamo non sono per sempre. Possiamo perdere e perderemo cosa e chi amiamo», ha detto Chethik. Gli animali ci permettono anche in questo un allenamento al dolore e alla tolleranza della vita, di quello che non possiamo controllare e a ciò a cui dobbiamo arrenderci”. In pratica la finitezza che ci appartiene". Difficile dare un nome al lutto dell’animale. Difficile anche spiegarlo. Accettarlo. Condividerlo. “Spesso si parla di “lutto non legittimato”, chiamato in lingua anglosassone “disenfranchised grief” – sottolinea la psicologa Mugnai -. Ma può incidere nel processo di elaborazione, proprio colpendo in particolare le categorie socialmente più fragili. Non va sottovalutato e nel caso va chiesto aiuto”. Perché tutti i dolori diventano sopportabili se li si fa entrare in una storia o se si può raccontare una storia su di essi. “Bisogna ricostruire la relazione con il nostro animale come unica, preziosa e infinita nel tempo. L’aiuto di un professionista diventa fondamentale in certi casi, ossia quando un trauma o una perdita invadono la nostra esistenza e pervadono la mente. Non sottovalutiamo il dolore e non vergogniamoci di parlarne con le persone giuste: è un modo per affrontarlo e andare avanti e custodire il prezioso ricordo”.