La prima gamba bionica comandata solo dal cervello umano funziona

Grazie alla speciale protesi sette pazienti amputati sono tornati a camminare. Come funziona l’innovativo arto

di EDOARDO MARTINI
3 luglio 2024
La prima gamba bionica comandata al 100% dal cervello umano (Ansa)

La prima gamba bionica comandata al 100% dal cervello umano (Ansa)

Tornare a fare le cose in modo naturale come prima dell’amputazione è possibile? Se fino a qualche tempo questo sembrava un risultato irraggiungibile, adesso è diventato realtà. Il tutto grazie alla prima protesi di gamba completamente controllata dal sistema nervoso, senza l'ausilio di sensori e controller robotici che muovano l'arto mediante algoritmi di andatura predefiniti. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Medicine dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology in collaborazione con il Brigham and Women's Hospital.

Come funziona la nuova protesi

La novità sta nell'impiego di una nuova interfaccia che collega la protesi col sistema nervoso delle persone sottoposte a un particolare intervento di amputazione, che preserva la percezione della posizione dell'arto nello spazio. La gamba bionica è stata testata su sette pazienti, soprattutto per camminare in piano e su un pendio, per scendere una rampa, per salire e scendere le scale e per camminare su una superficie piana evitando gli ostacoli. Tutte queste situazioni hanno mostrato come la protesi risponda ai risultati sperati. Non a caso quest'ultima ha consentito di eseguire movimenti più veloci del 41% rispetto alle protesi tradizionali, camminando con una velocità paragonabile a quella delle persone senza amputazioni. Inoltre, anche gli ostacoli lungo il percorso sono stati aggirati più facilmente.

Come ha affermato il coordinatore dello studio Hugh Herr, che più di 40 anni fa ha perso entrambi gli arti inferiori a causa di un grave congelamento durante un'arrampicata in montagna, finora “nessuno è stato in grado di mostrare questo livello di controllo cerebrale che produce un'andatura naturale, dove è il sistema nervoso umano a controllare il movimento, non un algoritmo di controllo robotico”.

Movimenti più naturali 

Movimenti più naturali messi in evidenza anche dai vari pazienti. Quest'ultimi, per esempio, hanno puntato le dita dei piedi della protesi verso l'alto mentre salivano le scale o scavalcavano un ostacolo, e hanno coordinato meglio i movimenti dell'arto protesico con quelli dell'arto intatto. Sono stati anche in grado di alzarsi da terra con la stessa forza delle persone non amputate.

Insomma, un bellissimo traguardo intuibile anche nelle parole di Matthew Carty, chirurgo del Brigham and Women's Hospital e professore associato alla Harvard Medical School: "Questo lavoro rappresenta un ulteriore passo in avanti nel dimostrare ciò che è possibile fare per il ripristino della funzionalità nei pazienti che soffrono di gravi lesioni agli arti".