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Co2, in Norvegia il primo progetto di cattura dagli oceani su scala industriale

È stimato che il 30% della CO2 che produciamo è assorbito dagli oceani e ne altera l'ecosistema. La Norvegia mette a punto il primo progetto pilota di cattura diretta

di DOMENICO GUARINO -
11 novembre 2023
Circa il 30% della CO2 in eccesso generata dall’uomo è assorbita dagli oceani. Grazie a questo, le distese d’acqua del pianeta svolgono una azione cuscinetto indispensabile che limita il riscaldamento globale. Allo stesso tempo però, l’accumulo di CO2 negli oceani va ad alterare gli ecosistemi, in particolare attraverso l’acidificazione delle acque. Quindi, più C02 produciamo, più gli oceani ne assorbono, più il rischio di alterare il ciclo vitale della natura, cresce in maniera esponenziale. Per ovviare a questo, in Norvegia si sta mettendo a punto il primo progetto pilota di cattura diretta di CO2 dall’oceano. co2-oceani-cattura-norvegia

Catturare la Co2 dagli oceani

A lanciare la sfida sono Equinor, major norvegese del petrolio, e Captura, azienda con base a Pasadena, California, che ha già ricevuto finanziamenti dal DoE statunitense e da canali privati per sviluppare la cattura diretta di CO2 dall’oceano. L’impianto sorgerà presso il sito di Kårstø, costa occidentale della Norvegia, dove Equinor gestisce un complesso di trattamento del gas fossile, il più grande d’Europa e terzo al mondo per capacità di export di gas naturale liquefatto proveniente dai pozzi del mare del Nord. Si tratta di uno step successivo ai due progetti pilota già partiti negli Stati Uniti, con uno stoccaggio da 1 e 100 tCO2/anno. La cattura diretta di CO2 dall’oceano (Direct Ocean Capture, DOC) si basa sullo stesso concetto della DAC,  la cattura di anidride carbonica dall’aria, altra tecnologia ancora largamente sperimentale su cui alcuni settori industriali puntano per raggiungere emissioni nette zero o negative. co2-oceani-cattura-norvegia

Mille tonnellate l'anno

L’impianto di Kårstø avrà una capacità iniziale da 1.000 tonnellate di CO2 l’anno, a partire dall’autunno del 2024. L’obiettivo è quello di testare e portare a scala industriale la tecnologia della cattura diretta di CO2 dall’oceano. La tecnologia messa a punto da Captura si basa sull’elettrodialisi: attraverso una membrana a scambio di ioni applicando una differenza di tensione si mette cioè in atto  un sistema in grado di separare la CO2 dall’acqua marina. Una volta recuperata, la CO2 viene immessa nel sistema di trasporto e stoccaggio Northern Lights, progetto per lo storage di anidride carbonica nella piattaforma continentale norvegese a cui stanno lavorando la stessa Equinor insieme all’olandese Shell e alla francese TotalEnergies. L’azienda californiana, inoltre, non impiega additivi nel processo e lo alimenta a energia rinnovabile, abbattendo l’impronta di carbonio della DAC.

Che fine fa l'anidride carbonica recuperata?

L’anidride carbonica recuperata, potrebbe anche essere riutilizzata in altri processi industriali, con l’obiettivo di generare crediti di carbonio che possano essere certificati con accuratezza e misurare con precisione la quantità di CO2 effettivamente rimossa dall’oceano. Senza incorrere nelle problematiche che comporta la tecnica della riforestazione o afforestazione, soggetta a rischi e incertezze come incendi, siccità etc, che, in gran parte rischiano di vanificarne gli effetti positivi.