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Home » Scienze e culture » Educazione nutrizionale: tra i banchi di scuola si impara a stare insieme anche col cibo

Educazione nutrizionale: tra i banchi di scuola si impara a stare insieme anche col cibo

Da Elior e CeDisMa nasce il progetto che punta a promuovere, nelle scuole, il rispetto e la valorizzare della diversità che si esprime attraverso la cultura alimentare di ognuno

Marianna Grazi
28 Gennaio 2022
adorable schoolgirls taking lunch at school cafeteria

adorable schoolgirls taking lunch at school cafeteria

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L’inclusione sociale passa anche per il cibo. E chi può dirlo meglio di noi italiani, che dello stare insieme a tavola abbiamo fatto un’arte e uno stile di vita? E allora di inclusione e alimentazione bisogna iniziare a ragionare fin da piccoli, fin dalla scuola. Da questo intento nasce l’iniziativa, frutto della collaborazione di Elior, azienda leader nella ristorazione collettiva, con il Centro studi e ricerche sulla disabilità e marginalità dell’università Cattolica del Sacro Cuore (CeDisMa), che prenderà il via dal prossimo anno scolastico. L’obiettivo è la realizzazione di percorsi di educazione nutrizionale nelle scuole italiane e la predisposizione del primo programma di educazione alimentare inclusiva.

Il programma di Elior e CeDisMa affronta varie aree tematiche legate all’alimentazione in chiave inclusiva

La partnership tra le due realtà è stata stretta in un occasione speciale, ovvero la Giornata Mondiale dell’Educazione, istituita dalle Nazioni Unite il 24 gennaio per onorare il ruolo dell’istruzione per la pace e lo sviluppo. E l’istruzione, come abbiamo visto con l’apertura dei programmi scolastici anche all’educazione emotiva, non è fatta solo di italiano, matematica e storia. Il progetto di Elior e CeDisMa si rivolgerà in prima battuta ai docenti delle scuole dell’infanzia e primarie, oltre che ai loro studenti, e poi coinvolgerà anche le famiglie. L’intento è quello di fornire supporto agli insegnanti stessi nella pianificazione di curricula, specifici per ogni classe di età, che affrontino le principali tematiche legate alla nutrizione, alla sostenibilità e all’inclusione, insegnando a rispettare e valorizzare la diversità che si esprime attraverso la cultura alimentare di ognuno.

“Siamo consapevoli del ruolo che la ristorazione scolastica può rivestire nell’educazione dei più piccoli e con questo progetto, realizzato in collaborazione con un partner autorevole come CeDisMa, vogliamo supportare gli insegnanti e le famiglie nel promuovere atteggiamenti positivi ed inclusivi anche in fatto di alimentazione. Siamo certi che con la collaborazione di tutti gli attori impegnati nella formazione dei ragazzi possiamo costruire una società più sana, rispettosa e in grado di valorizzare la diversità in tutte le sue forme” sottolinea Stefano Barassi, direttore operativo education di Elior.

Ogni giorno i docenti hanno a che fare con varie situazioni al momento del pasto: dall’obesità alle intolleranze alle scelte religiose fino agli alunni con disabilità

Il programma, primo nel suo genere, affronta tutte le diverse aree tematiche legate all’alimentazione in chiave inclusiva, come gli aspetti interculturali, legati alla salute o al benessere di tutti e di ciascun alunno. I docenti, infatti, ogni giorno si trovano ad affrontare numerose e complesse situazioni durante il momento del pasto a scuola: dall’obesità ai disturbi alimentari, dalle intolleranze e allergie alle scelte religiose e culturali, ma anche alunni con disabilità e fragilità marcate. Il progetto punta dunque a supportare tutti loro con materiali e percorsi costruiti ad hoc per lavorare su una maggiore consapevolezza ed educazione delle nuove generazioni.

“La collaborazione del Centro Studi e Ricerche dell’Università Cattolica (CeDisMa) con Elior nasce dal comune intento di contribuire alla realizzazione di quell’impresa collettiva, tanto auspicata da Booth e Ainscow (2014), che richiama la responsabilità e l’impegno concreto che ogni attore della rete sociale deve avere per dare forma ad un autentico progetto inclusivo”, sottolinea il professor Luigi d’Alonzo, direttore del CeDisMa. “Ogni interlocutore del processo educativo diviene, infatti, un osservatore privilegiato che, dalla propria prospettiva, è in grado di intercettare bisogni di bambini e adulti coinvolti nel processo educativo e di intravedere possibili risposte, finalizzate a rimuovere o a ridurre il più possibile ostacoli e a costruire ponti che consentano a ciascuno di esprimere la propria unicità”, conclude d’Alonzo.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
L'inclusione sociale passa anche per il cibo. E chi può dirlo meglio di noi italiani, che dello stare insieme a tavola abbiamo fatto un'arte e uno stile di vita? E allora di inclusione e alimentazione bisogna iniziare a ragionare fin da piccoli, fin dalla scuola. Da questo intento nasce l'iniziativa, frutto della collaborazione di Elior, azienda leader nella ristorazione collettiva, con il Centro studi e ricerche sulla disabilità e marginalità dell'università Cattolica del Sacro Cuore (CeDisMa), che prenderà il via dal prossimo anno scolastico. L'obiettivo è la realizzazione di percorsi di educazione nutrizionale nelle scuole italiane e la predisposizione del primo programma di educazione alimentare inclusiva.
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