La Francia pagherà i suoi cittadini per riparare i loro vestiti

Un programma di finanziamenti per incentivare la scelta di non buttare via abiti e scarpe rotti ma di dare loro una seconda vita, in modo da ridurre sprechi e inquinamento

di MARIANNA GRAZI -
16 luglio 2023
pexels-cottonbro-studio-3738095

pexels-cottonbro-studio-3738095

Un'alternativa concreta alla fast fashion: la Francia introdurrà un programma per finanziare le riparazioni di abiti e scarpe. Invece che comprare compulsivamente vestiti e calzature nuove, magari attratti dal prezzo stracciato promosso su alcuni siti e piattaforme (Shein è tra le più famose ed utilizzate), il governo d'Oltralpe ha in mente di proporre un "bonus riparazione" per tutti coloro che scelgono di dare una seconda possibilità ai capi rotti o rovinati. L'obiettivo è quello di ridurre gli sprechi e l'inquinamento da riscaldamento del pianeta causato dall'industria tessile.

La Francia introduce il bonus riparazione

Nell'ambito del programma, annunciato martedì 11 luglio dal Segretario di Stato per l'ecologia Bérangère Couillard, saranno disponibili sconti che variano dai 6 ai 25 euro a seconda della complessità della riparazione.
francia-riparare-vestiti-refashion

Riparare invece di buttare per creare un'economia circolare sostenibile

"Potrebbe incoraggiare le persone che hanno acquistato, ad esempio, scarpe da un marchio che produce articoli di buona qualità o un prêt-à-porter di altrettanto buona qualità, a volerli riparare invece di sbarazzarsene", ha detto il funzionario francese in una conferenza stampa. "Ed è proprio questo il nostro intento, ovvero creare un'economia circolare per le calzature e il tessile in modo che i prodotti durino più a lungo, perché nel governo crediamo nella seconda vita di un prodotto".

L'inquinamento dell'industria tessile

Secondo Bérangère Couillard, l'industria tessile è destinata a provocare un quarto delle emissioni globali di gas serra entro il 2050, ed è già la seconda industria più inquinante al mondo. "Spero che i francesi si rendano conto di quello che vediamo noi, cioè l'impatto del settore tessile nel mondo", ha detto. "Così potranno rendersi conto loro stessi di quanto sia aberrante il modo in cui oggi consumiamo".
francia-riparare-vestiti-refashion

L'industria tessile è già la seconda più inquinante al mondo e entro il 2050 produrrà un quarto delle emissioni di gas serra del Pianeta

Purtroppo è sotto gli occhi di tutti quanto, anche attraverso la "moda veloce", la quantità di abiti prodotti e gettati via sia aumentata in modo esponenziale. La produzione tessile ha bisogno di utilizzare molto acqua, senza contare l'impiego dei terreni adibiti alla coltivazione del cotone e di altre fibre. Infatti si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20% dell'inquinamento globale dell'acqua potabile a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, e che il lavaggio di indumenti sintetici rappresenti il 35% del rilascio di microplastiche primarie nell'ambiente.

Il progetto con Refashion

Il Ministero dell'Ecologia ha incaricato un'organizzazione privata francese chiamata Refashion di avviare il progetto. I sarti, i marchi di abbigliamento e i negozi di riparazione possono aderire gratuitamente all'iniziativa tramite la piattaforma, che raccoglierà un piccolo "eco-contributo" sulle vendite per coprire il sussidio. Il governo, invece, non finanzierà direttamente il programma, il cui inizio è previsto per ottobre.
francia-riparare-vestiti-refashion

Il Ministero dell'Ecologia ha incaricato un'organizzazione privata francese chiamata Refashion per gestire il programma

Per i clienti, il sussidio sarà detratto direttamente dalla bolletta e Refashion provvederà poi a rimborsare le aziende aderenti al programma entro 15 giorni. L'eco-organizzazione afferma che nel 2022 in Francia sono stati immessi sul mercato 3,3 miliardi capi di abbigliamento, scarpe e biancheria per la casa e, secondo il ministero, ogni anno i francesi buttano via 700.000 tonnellate di vestiti, due terzi dei quali finiscono in discarica. Il programma segue un'analoga iniziativa francese per gli elettrodomestici come frigoriferi e lavatrici.