Che sia forse opportuno
riscrivere il parlar comune? Sì, se quel tanto bistrattato 'cervello di gallina' poi così arretrato non è. E ancora sì, guardando al simpatico delfino, perché tutta quell’intelligenza che la collettività (non scientifica) gli riconosce in realtà alla prova dei fatti altro non è che 'volume' occupato da qualcosa di diverso dai neuroni.
La lezione arriva dal mondo animale e lo sa bene uno degli scienziati più noti a livello internazionale,
Giorgio Vallortigara, che a quel mondo dedica da decenni la sua vita.
Giorgio Vallortigara e "Il Pulcino di Kant"
Lo scienziato Vallortigara secondo ospite del 18 novembre al festival Pari e Dispari
L’ultimo dei suoi saggi s’intitola "
Il Pulcino di Kant" (Adelphi, 2023) ed è qui, una volta di più, che Vallortigara forte della sua esperienza, rivolgendosi sì alla comunità scientifica ma anche alla comunità tutta con un linguaggio accessibile, parla di imprinting, conoscenza, apprendimento dimostrando che i pulcini dicono molto perché già dall’attimo che segue la schiusa dimostrano chiari indizi sulla presenza di un cervello che sa, lavora, è in grado di riconoscere. Sua la poltrona del secondo incontro di sabato 18 novembre (ore 18.30) a Lo Spazio nell’ambito del festival
Pari e dispari, sostenuto da Chianti Banca con il portale del Gruppo Monrif
Luce! quale media partner. Primo stereotipo da abbattere: lo scienziato non è colui che, nel chiuso del suo asettico laboratorio, guarda e ‘stuzzica’ il più noto topolino nella teca. "Quello del pulcino è per me un modello particolarmente significativo. Sono interessato a capire cosa ci sia nella testa delle creature
prima della fase di apprendimento – dice il professore -. E le specie a prole precoce, cioè con figli in grado di comportarsi già appena nati com'è il caso dei
pulcini, sono ideali a perseguire questo scopo. Una parte del mio libro è dedicato anche allo studio dei neonati, assai più complesso. Anche perché le loro azioni appena venuti al mondo si limitano a piangere, dormire, espletare le funzioni corporali".
Stereotipi dal mondo animale
I pulcini, tanto interessanti per Vallortigara, sono tra le specie a prole precoce
Basta anche, come si evince dal suo libro, usare in termini dispregiativi l’espressione 'cervello di gallina'… "Assolutamente, per la gallina così come per tutti i vertebrati e per gli insetti. Quel che abbiamo imparato negli anni è che le prestazioni intellettuali e cognitive di quasi tutti gli animali sono molto sofisticate e ciascuno di questi animali ha le sue specializzazioni, cose in cui è molto bravo. E spesso anche più di noi. Ci distinguiamo nel linguaggio e nel pensiero simbolico ma non saremmo mai in grado di comunicare con un sonar come fa un pipistrello. Non saremmo capaci di riconoscere gli oggetti indipendentemente dalla loro collocazione spaziale come fa un piccione. Fare confronti tra specie in tema di intelligenza è difficile perché questa non è un monolite ma è un insieme di capacità e abilità diversi".
Esistono altri stereotipi riguardanti il mondo animale che sarebbe opportuno smontare? "A me piace riferirmi a
stereotipi positivi che non hanno ragion d’essere. Tutti sono convinti che i delfini siano super intelligenti. La loro fama poi è aumentata da quel sorriso che appare sul loro viso. Che sorriso, per assenza di muscoli, non è.
Uno degli stereotipi più diffusi tra gli animali è legato all'intelligenza dei delfini
Assai fraintesa è la storia secondo la quale il loro cervello sia grande. I loro neuroni sono molto sparsi, ma non densi. Densi sono i neuroni degli uccelli, al punto che a parità di quantità di tessuto in un grammo di cervello di gallina ci sono il doppio dei neuroni rispetto allo stesso grammo di cervello di scimmia. Allora come mai hanno volumi così grandi per un numero di neuroni così ridotto? Perché possiedono molte cellule gliali utili alla termoregolazione. A tenere il cervello al caldo. Niente a che vedere con l’intelligenza".
La coscienza è una questione del solo genere umano? "L’argomento è controverso. Non abbiamo strumenti per accedere alla coscienza altrui, neppure dei nostri simili. L’idea che mi sono fatto è che gli animali sentano qualcosa. I loro sistemi nervosi sono molto diversi dal nostro. Rudimentali. Ma esistono esperienze basilari, come il dolore, legate alle semplici attività dei centri subcorticali che non richiedono l'impiego di regioni sofisticate e quindi sono ‘accessibili’ anche agli animali. Il verme o l’ape sentono qualcosa, forse non le stesse cose che sentiamo noi. Una cosa è argomentare che un animale abbia esperienza cosciente, altra è dire che quei contenuti siano gli stessi in animali diversi. Non sono meglio o peggio. Sono diversi".
Differenze di genere nel cervello umano
Cervello maschile e femminile: che dicono i suoi studi? "Tra i due cervelli esistono differenze e sarebbe sorprendente che non fosse così. Ma di nuovo: ‘differenze’ non significa meglio o peggio, significa solo differenze. Poi subentra la statistica, il dato medio, ed è provato che alcune cose possono riuscire meglio ad alcuni.
Ci sono differenze anche nel cervello umano, legate al genere, ma "non significa meglio o peggio, significa solo differenze"
Prendiamo le abilità visuo-spaziali, quelle che si manifestano quando si deve parcheggiare l’auto. È vero che ci sono test di laboratorio che parlano di abilità realmente più sviluppate nel maschio. Ed è vero che in certi test lessicali, mediamente e statisticamente le femmine sono più brave. Ma questo non significa che la signora che incontrerò per strada sarà pessima nel parcheggiare e ottima nell’attività lessicale".
Da uomo dentro la scienza, continua ad essere poco rappresentata la donna nel suo settore? "Il problema reale è la forbice in funzione dell’età e dell’acquisizione di potere professionale. Nel mio ambito in generale, le neuroscienze, a livelli del reclutamento iniziale, quindi del dottorato di ricerca, il numero di ragazze è leggermente superiore. Ma più si avanza verso posizioni apicali, più la
presenza femminile diminuisce. Non è una questione di attitudine quindi. Però poi non si sa com’è che in cattedra ci finiscono gli uomini".