Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

Grazia Deledda è l'unica donna italiana ad aver vinto il Nobel per la letteratura

Era il 10 dicembre 1927 quando le fu conferito il premio Nobel per la letteratura. Ma non è l'unico primato di Grazia Deledda: prima donna candidata al Parlamento italiano

di GIOVANNI BOGANI -
11 dicembre 2023
Grazia Deledda

Grazia Deledda

Grazia Deledda era una donna minuta, nata nella seconda metà dell’Ottocento a Nuoro, in una Sardegna totalmente rurale, arcaica. Aveva fatto solo la quarta elementare. Eppure si impose come scrittrice, fu stimata enormemente da Eleonora Duse, da Sibilla Aleramo, da tanti protagonisti della cultura del Novecento. E fu la prima donna italiana a ricevere il premio Nobel per la letteratura. Pochi anni prima, con un coraggio difficile da immaginare, si candidò al Parlamento italiano, quando ancora le donne non avevano neppure diritto al voto.

Prima e unica donna italiana a vincere un Nobel per la letteratura

Grazia Deledda è tuttora l’unica donna italiana ad aver vinto il Nobel per la letteratura. La seconda donna a riceverlo, dopo la svedese Selma Lagerlof. Eppure, non è celebrata, né letta come meriterebbe. Altre sono le star del Novecento: D’Annunzio, o Luigi Pirandello che scrisse un velenoso romanzo, “Suo marito”, per attaccare il rapporto fra la Deledda e il marito Palmiro Madesani, mettendo in ridicolo soprattutto lui. Ma gli andò male: l’editore Treves si rifiutò di pubblicare il romanzo, nel 1908. E Grazia detestò di cuore, da allora, Pirandello.

grazia-deledda-nobel

Da Nuoro a Roma e le prime opere

Era riuscita ad andarsene dalla piccola, chiusa società di Nuoro, in cui il destino della donna “non poteva oltrepassare il limite di casa e figli”: la sua stessa vita disegna la crisi di quel mondo patriarcale. Con i suoi amori, la sua affermazione come scrittrice, la sua scelta di vivere a Roma. Anche se quella città, così enorme, con le strade “che sembrano fatte per i giganti”, con il cielo “anch’esso troppo grande”, la intimidiva. Strinse relazioni feconde con l’intellighenzia romana, con quel milieu di artisti, intellettuali, politici.

Era nata a Nuoro nel 1871. I primi racconti li pubblicò quando aveva appena sedici anni, nel 1887. A diciannove pubblicava un romanzo, “Stella d’Oriente”, con lo pseudonimo di Ilia de Saint Ismail. Il romanzo, specie se scritto da una donna, non era all’epoca considerato qualcosa di nobile, al contrario; per il ministro della Pubblica istruzione Ruggiero Bonghi era “uno dei maggiori strumenti del dissolvimento intellettuale e morale della società”. Eppure proprio lo stesso Bonghi introdusse, con una prefazione, il romanzo che Deledda scrisse a 22 anni, “Anime oneste”.

Nel 1904 scrisse “Cenere”, un’opera teatrale. La inviò a Eleonora Duse, sperando che l’attrice volesse interpretarla a teatro. La Duse non accettò, sul momento, ma rimase colpita dalla personalità della Deledda, a cui scrisse una bellissima lettera di ringraziamento. Una dozzina di anni dopo, fu la stessa Duse a volere interpretare un film tratto da “Cenere”. Lo diresse nel 1916, in piena Prima guerra mondiale, Febo Mari. E resta l’unica testimonianza filmata dell’arte della Duse.

grazia-deledda-nobel

Eleonora Duse in Cenere di Febo Mari

L'impegno politico di Grazia Deledda

Nel marzo 1909 si candidò per il Parlamento del Regno d’Italia. Era la prima volta che una donna veniva candidata, e le polemiche non mancarono. Un giornalista scrisse: “La Deledda ha impiegato la sua vita in due cose, scriver romanzi e partorire degli ottimi figliuoli… due cose delle quali l’ultima soprattutto è troppo grande per darle tempo e volontà di essere femminista e deputata”. Se hai figli, insomma, devi badare a quelli, e non pensare alla politica.

Lei non ci stava. E alla politica ci pensò anche quando ricevette il premio Nobel, il 10 dicembre del 1927. Nel suo discorso di ringraziamento citò il re d’Italia, ma mai Mussolini. Che pure la aveva convocata, alla notizia del Nobel, a palazzo Venezia. Mussolini si felicitò con lei, le chiese se potesse fare qualcosa per lei. E lei: “Sì, può fare tornare dal confino un mio amico antifascista”.

Nel discorso ufficiale, a Stoccolma, Grazia Deledda non nominerà mai Mussolini, il duce del fascismo che due anni prima, il 3 gennaio 1925, aveva dato la definitiva stretta autoritaria al suo regime. Dopo che il deputato socialista Giacomo Matteotti era stato ucciso da una squadraccia fascista, aveva soppresso la libertà di stampa, sciolto tutti i partiti, ripristinata la pena di morte, e instaurato di fatto la dittatura in Italia.