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Jeans strappati, produrli è un rischio per la salute

Alcuni tipi di lavorazione dei jeans, quelle più economiche, sprigionano microfibre nell'aria. Respirarle è rischioso

di DOMENICO GUARINO -
27 novembre 2023

Strappati, tagliati, con le toppe, logori, ricuciti, bucati: i jeans sono sempre più un capo alla moda, soprattutto nelle varianti meno classiche e meno ‘integre’.

‘Merito’ di un tessuto, la tela di cotone, particolarmente resistente che permette alla creatività più o meno sartoriale di sbizzarrirsi alla ricerca di sempre nuove varianti. Nulla di male, si direbbe. Senonché la produzione di jeans strappati espone le lavoratrici ad elevate quantità di fibre, mettendo a rischio la loro salute.

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La lavorazione sui jeans

Tutto dipende naturalmente dal tipo di lavorazione che viene effettuata sul tessuto. Esistono infatti metodi sicuri per creare jeans alla moda senza danneggiare la salute umana o l’ambiente. come l’uso del laser. Ma si tratta di processi produttivi che prevedono costi e investimenti incompatibili con il contenimento dei prezzi.

Il problema deriva infatti dal concetto che sta alla base della fast fashion: mettere capi di abbigliamento alla moda a disposizione in tempi sempre più brevi e a prezzi sempre più stracciati. Chi opta per questo segmento di mercato ovviamente deve sapere ed essere consapevole che in questo modo implementa processi di produzione certamente economici, ma condotti a scapito dell’ambiente e della salute dei lavoratori.

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L'esposizione alle microfibre

Per tenere bassi i prezzi di produzione infatti, questo tipo di lavorazione viene effettuato attraverso tecniche che prevedono l'abrasione manuale del tessuto con il conseguente sollevamento di enormi quantità di microfibre che si accumulano sul corpo stesso dei lavoratori (in massima parte lavoratrici) impiegati.

Molte di quelle fibre verranno respirate, molte altre, con le loro sostanze chimico-tossiche, entreranno a contatto con la pelle di chi è addetto alla lavorazione. In rete circolano diversi video che testimoniano come, nelle aziende alla base della catena produttiva, gli accorgimenti e i dispositivi per limitare gli effetti di una tecnica di per sé molto dannosa, siano praticamente nulli.

Secondo il principio, tanto cinico quanto reale e diffuso, che produrre in tempi rapidi e a prezzi contenuti per essere competitivi sul mercato della fast fashion è in larga misura incompatibile con la sicurezza e la salute dei lavoratori .

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Per il denim ci vuole il 35% della produzione del cotone

Va detto in aggiunta che la produzione di jeans, di per sé, presenta già numerose criticità.  La produzione del tessuto denim assorbe infatti il 35% di tutta la produzione mondiale di cotone, una domanda negli ultimi anni in sostanziosa crescita che determina una sempre maggiore domanda di materia prima sul mercato mondiale e, inevitabilmente, un utilizzo sempre più massiccio di acqua, coloranti, pesticidi e prodotti chimici che hanno un altissimo impatto ambientale.

Si pensi infatti che per produrre un solo chilo di fibre di cotone sono necessari 10.000 litri di acqua. Il cotone ottenuto viene poi colorato immergendolo in sostanze che contengono numerosi metalli pesanti, all’interno di un processo che a sua volta necessita di molta acqua.

Si procede poi alla rifinitura mediante tecniche che possono rivelarsi anche molto dannose per la salute di chi lavora nell’industria di produzione, come la sabbiatura, attraverso cui i jeans vengono sbiancati per acquisire l’effetto vissuto che tanto piace.

I rischi

I rischi prodotti dall'inalazione della polvere di silicio (cancro ai polmoni e silicosi, una malattia potenzialmente mortale anche quando i livelli di esposizione sono molto bassi) sono infatti elevatissimi, soprattutto se gli standard di produzione non sono attenti alla salute della manodopera impiegata.

E allora è il caso di chiederci. Vale più un capo alla moda acquistato a basso costo per mantenere il nostro stile trendy, o la salute del pianeta e dei lavoratori?

Pensiamoci dunque quando acquistiamo un jeans strappato o logoro. Nel caso in oggetto, per altro, andrebbe considerato che i nostri jeans ad un certo punto si strapperanno per normale usura. E allora, invece di buttarli, potremmo sfruttarli come capi alla moda. Ci vorrà un po' più di tempo magari, ma avremmo fatto un favore alla terra e ai suoi abitanti.