"La mala arte": il genio Pablo Picasso e le donne

L'8 aprile 2023 ricorre il cinquantesimo anniversario dalla morte del celebre artista spagnolo. Nel suo libro Michela Tanfoglio ripercorre il suo rapporto con il gentil sesso

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
8 aprile 2023
Un ritratto di Pablo Picasso all'ingresso della Fondazione a Malaga

Un ritratto di Pablo Picasso all'ingresso della Fondazione a Malaga

Pablo Picasso moriva l’8 aprile di cinquant’anni fa, a Mougins, un piccolo Comune francese. Controverso, sfacciatamente diverso e per questo capace di andare al di là del tempo, lo spagnolo è stato e continua a essere un artista da conoscere, capire e contestualizzare. La sua arte ha saputo rivoluzionare l’ordine costituito. Basti pensare a Les demoiselles d'Avignon, realizzata nella Parigi del 1907, unanimemente considerata l’opera da cui ha preso il via la rivoluzione cubista. Un innovatore che si è dimostrato all’altezza del mondo e delle sue sfide, facendosi conoscere e riconoscere anche oltreoceano. Confinare l’eredità artistica di Picasso esclusivamente alle sue opere sarebbe però un errore storico e concettuale. L’uomo Pablo Picasso ha vissuto un’esistenza complessa, piena di contraddizioni e quantomeno discutibile sotto il profilo del suo rapporto con le donne.
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Pablo Picasso moriva l'8 aprile 1973 in un piccolo comune francese

Picasso e le donne

Oltre Guernica c’è di più? Certamente sì e Michela Tanfoglio, autrice di "Picasso. La mala arte" (La Corte editore), ha voluto raccontarcelo senza mezze parole. Tanfoglio mette in luce un aspetto utile alla comprensione del personaggio: Picasso ha dedicato la propria vita alla ricerca della felicità e le sue passioni amorose sono legate a doppio filo a questa sua personalissima dimensione. Le donne rimaste incastrate nella sua tela sono state moltissime come molti, del resto, sono stati i suoi corteggiamenti, amori, tradimenti. Per comprendere meglio il suo vissuto basti pensare al fatto che, a quasi ottant’anni, l’artista decise di sposare Jacqueline Roque, sua ultima moglie, di soli 36 anni. La scrittrice punteggia senza esclusione di colpi il rapporto tra Picasso e le donne, raccontando addirittura storie di gelosia e violenza, ma anche di amore puro e sincero, come quello per Marcelle Humbert, a cui ha dedicato frasi piene di sentimento trascritte su vari dipinti. Nell’arte de pittore iberico ci sono la donna-amante e la donna-madre, ritratte con il volto di Olga Khokhlova da cui ha avuto il suo primo figlio.
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Venduto per 67,5 milioni il ritratto di Marie-Thérèse Walter realizzato da Picasso

E poi la storia con Marie-Thérèse Walter che, con i suoi soli 17 anni, si aggiudicò il ruolo dell’altra senza mai riuscire a scalfire quello di Olga; la nascita di una figlia illegittima; la passione per la fotografa Dora Maar, una donna emancipata e realisticamente non propensa a condividere un pezzo di strada con l’egocentrismo smisurato di Picasso ma emotivamente trascinata in un legame che, a seguito della loro separazione, la porterà a una grave forma di depressione; la passione per Françoise Gilot, giovane e determinata pittrice che con Picasso mise al mondo Claude e Paloma e che non ha mai piegato il capo - tanto da lasciarlo - al cospetto del narcisismo di un uomo indubbiamente debole, ma capace di segnare i destini delle donne che ha incrociato sul proprio cammino in maniera indelebile.

"La mala arte"

Dipendente dal suo rapporto con le donne fino alla morte, Picasso è e resterà comunque uno degli artisti catalogabili sotto il nome di "genio". A leggere "Picasso. La mala arte" se ne ha chiara la percezione, nonostante l’indubbio rapporto controverso e discutibile con le donne che, se visto con lo sguardo del femminismo degli anni Venti del Duemila, entrerebbe a far parte d’ufficio nel manuale del #metoo. Di Picasso, della sua arte, del suo legame con le donne ne abbiamo parlato con l'autrice Michela Tanfoglio. Googolando "Picasso e le donne", tra i primi feed compare la famosa frase "Per me ci sono solo due tipi di donne: dee e zerbini". Iniziamo da qua la nostra intervista: come definirebbe questo rapporto? "Ci sono due versioni: c’è anche quella dove al posto di 'zerbini' avrebbe detto 'vipere': insomma, un commento non troppo lusinghiero. Picasso, come scrivo nel mio libro, non era un uomo semplice e bisogna ammettere che tutte le sue donne vissero con lui un rapporto distruttivo. Era infedele, pretendeva adorazione, non si curava della loro sensibilità".
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"Les demoiselles d'Avignon" uno dei capolavori più famosi di Picasso

Dovesse spiegare il suo genio in poche righe a chi non l’ha mai conosciuto da dove comincerebbe? "Fu colui che distrusse il concetto di prospettiva e diede vita a nuove forme e a nuove figure. L’arte, dopo Picasso, cambiò letteralmente. È opportuno dire che fu lui il padre dell’arte moderna. Come scrisse Vercos: 'E venne Picasso, e infranse la natura'". Tra contraddizioni e punti fermi, Picasso ha cambiato la storia dell’arte e il nostro sguardo sul mondo. Quanto la sua arte è stata pienamente compresa? "Certamente non è stata compresa nell’immediato, ma è quasi impossibile essere riconosciuti in vita come il 'più grande artista contemporaneo', questo di solito avviene solo dopo la morte. Picasso lo fu e l’8 aprile 1973 nacque il suo mito. L’arte va assorbita, contemplata e poi fatta propria: per comprenderla – e questo vale in generale – è importante informarsi e magari frequentare qualche mostra. Resta il fatto che gli esperti e la critica lo considerano un genio al pari di Michelangelo". E se Picasso fosse vissuto negli anni Venti del Duemila? "Beh, lo troveremmo ogni settimana su tutte le riviste scandalistiche, come accadeva allora. Chissà, magari lo avremmo visto in qualche talk show a prendersela con la conduttrice, a parlare di arte, di comunismo o di qualsiasi altra cosa gli stesse a cuore in quel momento. Avrebbe una pagina Facebook e un profilo TikTok, ma la verità è che se Picasso fosse qui e ora… non sarebbe Picasso. A cinquant’anni dalla sua morte, Picasso resta uno degli artisti più conosciuti, studiati e indagati del nostro tempo e se comprenderne e giustificarne la dimensione umana può risultare assai difficile dal nostro punto di osservazione, negare la sua capacità di generare arte e cultura è impossibile. Il giusto mezzo tra sanzione sociale e distacco emotivo è, forse, l’unica via per riuscire a capire pienamente Pablo Picasso, le sue opere e la sua stessa esistenza".