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Home » Scienze e culture » Non solo Covid: la febbre suina arriva in Liguria e Piemonte. Un pericolo per l’uomo?

Non solo Covid: la febbre suina arriva in Liguria e Piemonte. Un pericolo per l’uomo?

Con un'ordinanza dei ministri Patuanelli e Speranza, in molti comuni del nord ovest italiano stop a trekking e raccolta funghi e alla caccia salvo quella selettiva. Si temono "pesanti ripercussioni sul patrimonio zootecnico suino"

Domenico Guarino
14 Gennaio 2022
Peste suina africana

TRAFFICO SUINI INFETTI: 12 PERSONE ARRESTATE DA GDF 20070705-CASERTA-CRO ilitari della guardia di Finanza durante una ispezione ad uno delgi alevamenti di suini sequestrati. Dodici persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza nell'ambito di una vasta operazione che ha portato alla scoperta di un traffico di suini tra la Spagna e l'Italia in violazione delle norme sanitarie. Per altre 35 e' scattata una denuncia alla magistratura. L'inchiesta ha portato alla scoperta di una evasione per circa 50 milioni di euro. Secondo quanto emerso sarebbero 21 le societa' coinvolte. Durante l'operazione sono stati abbattuti 250 suini, che erano destinati alla macellazione, e che sono risultati affetti da malattie vescicolari. Altri 300 animali sono stati abbattuti perche' di provenienza incerta.

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Non solo caccia, ma anche raccolta dei funghi e tartufi, la pesca, il trekking, mountain bike: l’ordinanza, emanata ieri sera, 13 gennaio, dai ministri della Salute Roberto Speranza e delle Politiche agricole Stefano Patuanelli ne dispone il divieto in 114 Comuni tra Piemonte e Liguria, a causa della peste suina africana. Permessa solo la caccia selettiva al cinghiale, come strumento per ridurre la popolazione in eccesso e rafforzare la rete di monitoraggio sulla presenza del virus. Nell’area interessata sono anche vietate le altre attività di interazione –diretta o indiretta– coi cinghiali infetti.

Un allevamento di suini, animali a rischio infezione

Mentre non è ancora cessato l’allarme per il covid, molto probabilmente esso stesso determinato a un disequilibrio nei rapporti tra l’uomo e gli ecosistemi animali, messi sempre più sotto pressione dalla attività antropiche, ecco la minaccia di un nuovo virus. Per fortuna la Peste suina africana (PSA) è una malattia virale, altamente contagiosa e spesso letale, che colpisce suini e cinghiali, ma, per ora, non è trasmissibile agli esseri umani. Si tratta però di una malattia con un vasto potenziale di diffusione e pertanto una eventuale epidemia di PSA sul territorio nazionale comporterebbe, come si legge sul sito del ministero della sanità, “pesanti ripercussioni sul patrimonio zootecnico suino, con danni ingenti sia per la salute animale (abbattimento obbligatorio degli animali malati e sospetti tali), che per il comparto produttivo suinicolo, nonché sul commercio comunitario ed internazionale di animali vivi e dei loro prodotti” (dai Paesi infetti è vietato commercializzare suini vivi).

Secondo l’Agenzia Dire, sono 24 i Comuni liguri, al confine tra provincia di Genova, Savona e Piemonte, in cui sono stati riscontrati casi di cinghiali malati. Questi, nei giorni scorsi, hanno attivato misure precauzionali alle frontiere di Svizzera, Kuwait e in Oriente (Cina, Giappone e Taiwan), dove, come rende noto Confagricoltura, è stato dato un temporaneo stop all’import di carni e salumi made in Italy. Secondo le stime Cia-Agricoltori Italiani, tali esportazioni si attestano intorno all’1,7 miliardi. L’ordinanza emessa il 13 gennaio dal governo, come si legge nel testo, “consente alle attività produttive di continuare a lavorare in sicurezza, fornendo rassicurazioni in merito al nostro export”.

La peste suina ha un alto potenziale di diffusione, come testimoniano i cinghiali infetti trovati nei comuni liguri

La misura produce effetti dalla data di adozione e le disposizioni sono efficaci per 6 mesi a decorrere da tale data. Per il vicepresidente della Regione Liguria e assessore all’Agricoltura, Alessandro Piana, “si dovrebbe procedere con l’abbattimento dei capi malati e lo smaltimento delle carcasse per evitare che ci sia una propagazione del virus o che gli animali vengano trovati morti nel bosco. Andare a cercare nei boschi gli animali morti credo sia soltanto un dispendio di energie fisiche ed economiche. Sarebbe meglio procedere con i sistemi moderni, come quelli ormonali, per poter attirare gli animali e abbatterli”.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Non solo caccia, ma anche raccolta dei funghi e tartufi, la pesca, il trekking, mountain bike: l’ordinanza, emanata ieri sera, 13 gennaio, dai ministri della Salute Roberto Speranza e delle Politiche agricole Stefano Patuanelli ne dispone il divieto in 114 Comuni tra Piemonte e Liguria, a causa della peste suina africana. Permessa solo la caccia selettiva al cinghiale, come strumento per ridurre la popolazione in eccesso e rafforzare la rete di monitoraggio sulla presenza del virus. Nell’area interessata sono anche vietate le altre attività di interazione –diretta o indiretta– coi cinghiali infetti.
Un allevamento di suini, animali a rischio infezione
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La peste suina ha un alto potenziale di diffusione, come testimoniano i cinghiali infetti trovati nei comuni liguri
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