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Paola Catapano, una vita in cerca di avventura: "E racconto la scienza in modo pop"

Giornalista e divulgatrice scientifica, manager della comunicazione al Cern, questo pomeriggio sarà al festival Pari e Dispari con il libro "Ottantesimo Parallelo"

di MARIANNA GRAZI -
18 novembre 2023
PaolaCatapano

PaolaCatapano

A 12 anni, con un'amichetta, salta sulla barca a vela e parte dal Gargano verso le Tremiti, senza avvertire nessuno, senza viveri, spinta dalla voglia di esplorare, di vivere un'avventura. Da quel momento Paola Catapano di strada ne ha fatta tanta. Una laurea in interpretazione simultanea in tasca, è stata assunta al Cern di Ginevra nel 1990. E da quando aveva 26 anni, di lì, non si è mossa. Almeno lavorativamente parlando. "I premi Nobel mi prendono per una collega, perché conosco in maniera profonda questi argomenti per poterne parlare in modo ‘popolare’" ci racconta con con un sorriso la giornalista e comunicatrice scientifica del laboratorio, che in effetti è perfettamente a suo agio nel parlare di fisica, astrofisica, cosmologia e anche di scienza ambientali.

L'avventura fra i ghiacci

Catapano, partita nel 2005 per la prima spedizione nella natura selvaggia per assecondare quell’indole avventurosa che aveva fin da piccola, parlerà questo pomeriggio (alle 16.30) al festival Pari e Dispari, di Ottantesimo Parallelo(Salani, 2023) il libro sulla missione di citizen science Polarquest 2018 che l’ha (ri)portata in Artico. Lei è una comunicatrice ma si può dire che sia anche una donna di scienza? "Ho sempre avuto una passione per la natura e per le avventure, fin da bambina. Lo racconto anche nel libro, che è diverso da quelli che sono abituata a fare. Ho fatto libri per bambini sull’evoluzione darwiniana e il volume precedente a questo invece è sulla scoperta delle onde gravitazionali, particolarmente difficile anche da divulgare.
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Catapano a bordo della nave per la spedizione Polarquest 2018

Io che l’ho vissuta abbastanza dall’interno, conoscendo tanti protagonisti, l'ho raccontata da testimonial, cercando di raggiungere un pubblico più ampio possibile”. In che modo "Ottantesimo Parallelo" è diverso dagli altri suoi libri? "Mi è stato proposto dalla Salani e ho subito accettato, perché credevo di averlo in pratica già pronto. Avevo il longbook, il diario di quello che abbiamo fatto in navigazione -prima e dopo-, avevamo pubblicato un sito e fatto due documentari. Quindi metto insieme il materiale e lo mando. Ma l’editor mi dice: 'Questa è divulgazione, io voglio un libro. Raccontami perché hai deciso di portare avanti questa iniziativa, nonostante avessi una vita già piena'. Io ci ho pensato, per me quella domanda non si poneva. Ho visto che c’era questa opportunità di andare a cercare i resti di un dirigibile che nessuno aveva mai cercato e di mettere insieme questa spedizione. È venuto fuori un libro su di me, sulla spedizione da un lato più personale. Alla fine è stato quasi come una seduta di psicanalisi. La domanda da cui partire era: perché lo hai fatto? Il risultato finale è un libro per tutti, che si legge come un romanzo sempre più avvincente". Com'è nata la spedizione e come si è evoluta? "L'idea iniziale è venuta a due ragazzi che lavorano in Artico per il Cnr e avevano questa passione per Umberto Nobile. Quando sono andata a fare un mio documentario alle Svalbard mi hanno portata a vedere il pilone d’attracco, mi hanno fatto conoscere le vicende di chi è sopravvissuto e chi invece è disperso, la distorsione fatta dalla propaganda fascista alla figura di Nobile. E mi hanno chiesto di aiutarli a trovare fondi per andare finalmente a cercare i resti della spedizione del 1928. Oltre l’80° parallelo non ci sono carte nautiche affidabili quindi le imbarcazioni non si spingono e in più nelle Svalbard le navi militari non possono andare e di solito sono quelle più attrezzate per certe missioni.

Andare significava avventurarsi in una zona dove è difficile prestare soccorso, dove non c’è nessuno se non 20mila orsi in transito e dove non avendo valori di profondità devi andare con una barca piccola, adatta. Noi ne abbiamo scelta una a vela, che avesse il minor impatto ambientale possibile, perché l’Artico si sta sciogliendo, qui si fa scienza ma questo posto va anche protetto. È un primato nautico arrivare lassù: ho sacrificato due anni della mia vita e tirato su 500mila euro di finanziamenti, portato 5 progetti scientifici a bordo, un sacco di studenti e poi 2 documentari, sito web, mostre e infine il libro".

Paola Catapano su Donne e Scienza: "Problema socio-culturale"

Parlare di scienza ambientale oggi è importante? "In 'Ottantesimo Parallelo' racconto anche che stiamo perdendo l'Artico, il messaggio che volevo dare era anche quello dell’importanza di cambiare il nostro modo di vivere con la natura. C’è tantissimo da fare. Perché i danni fatti al nostro ambiente sono sotto gli occhi di tutti. Secondo me il difetto è uno, di cui mi sono resa conto in quella spedizione: un’esperienza del genere ti fa capire che non sei la specie dominante ma una tra tante, che hai bisogno dell’ambiente favorevole a te e che il tuo impatto mette in pericolo tutta la vita non solo la tua. Se cominciamo a cambiare approccio concettuale al nostro rapporto col mondo allora il cambiamento viene naturale, perché non solo è possibile ma è necessario. Se molte cose sono perdute la natura può ancora recuperare, ma c’è tanto da salvare, in primis noi stessi". Torniamo al festival Pari e Dispari, che quest’anno sviluppa la sua discussione attorno all’argomento “Donne e scienza“. Il gender gap, in questo settore si fonda su pregiudizi e stereotipi ancora ben radicati. Perché, secondo lei? E come abbatterlo? "Le donne nella scienza ci sono sempre state, si pensi a Ipazia o ad Ada Lovelace. La storia è piena di esempi di matematiche, naturaliste, fisiche o filosofe quindi non è un problema di cervello, di Dna, di geni o capacità. È un problema socio culturale, dovuto al fatto che alla donna per millenni non è stato neanche permesso di andare a scuola. Nei bambini stessi esisteva questo unconscious bias, che per fortuna ora non vedo nelle nuove generazioni. Ci sono tantissime azioni in atto per contrastare questo fenomeno, perché stiamo rinunciando a metà dei cervelli e la scienza, essendo un processo collettivo, ha bisogno di tutti. Di strada ne è stata fatta, ora che si è raggiunta la quasi parità nelle iscrizioni alle facoltà scientifiche ancora troppo poche riescono a fare carriera oltre il dottorato, ci sono pochissime donne ai vertici della ricerca. Quindi vanno portate avanti iniziative per rompere il soffitto di cristallo nel management.
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La direttrice del Cern Fabiola Gianotti

Al Cern con il primo mandato e il secondo (in corso) di Fabiola Gianotti sono stati fatti enormi passi avanti: lei è stata la prima donna alla guida in 60 anni di storia del centro e, in precedenza, la prima a capo di un grosso esperimento, che coinvolgeva 6mila fisici di 40 nazioni diverse e un centinaio di istituti, e che poi ha portato alla scoperta del Bosone di Higgs. Con lei le cose qua stanno cambiando, c’è un Diversity office e ci siamo dati l’obiettivo '25-25' ovvero entro il 2025 il 25% del management del Cern deve essere occupato da donne. Ora siamo al 19%, la media europea e al 4". Lei è anche una mamma: come ha conciliato la maternità con il lavoro con le spedizioni? "La mia generazione non è quella in cui uomo e donna fanno lo stesso sforzo. Io vedo le mie nipoti, sposate e con figli, che invece hanno un marito che fa le stesse cose della moglie, così giovani colleghi che dopo il turno di notte la mattina la passano ad accudire il figlio perché la compagna possa lavorare. Questo lo vedo nelle giovani generazioni, nella mia ci siamo dovute fare 'il mazzo'. Il segreto è stato lavorare di più, ma ogni investimento personale poi porta un vantaggio. Io in quel modo mi sono allenata, per cui poi sono riuscita a fare la spedizione polare pur avendo un lavoro a tempo pieno al Cern. Certo la perfezione molte volte è lontana… Ma io faccio sempre il paragone con gli sportivi: più ti alleni, ti sforzi, più la tua performance migliora e impari a conoscere te stessa, i tuoi limiti e diventi migliore".