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Home » Scienze e culture » Tra sacro e profano, la Segnatrice i segreti di una pratica “per guarire e aiutare il prossimo”

Tra sacro e profano, la Segnatrice i segreti di una pratica “per guarire e aiutare il prossimo”

Amore, guerra, tradizione contadina e credenze rituali si intrecciano nel romanzo di Elena Magnani che, tra finzione letteraria e richiami alla realtà, riporta alla luce una pratica

Nicolò Vito Gallello
8 Agosto 2022
Elena Magnani

Elena Magnani è autrice del romanzo "La Segnatrice"

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Guerra, miseria e distruzione fanno da cornice all’amore di Anna e Mathias nell’intenso romanzo di Elena Magnani, “La Segnatrice” (Giunti Editore). Una storia nata da interessi reciproci e trasformatasi, in breve tempo, in una passione travolgente divampata in un istante e bruciata sino ad estreme conseguenze.
Siamo nel 1944, le forze alleate risalgono l’Italia verso il nord, vengono aiutate dalle azioni di guerriglia dei gruppi partigiani e insieme tentano di liberare il territorio dagli ultimi residui di forze nazifasciste. Il racconto si sviluppa nella Garfagnana. San Donnino è il teatro di questa tragedia umana. I boschi, le colture, i pascoli, il ritorno immersivo nella natura fanno da cornice a rastrellamenti, uccisioni sommarie e violenza diffusa. In questo contesto bucolico e lento tutto viene stravolto dall’arrivo, a Piazza al Serchio, di una squadra nazista che si insedia mentre la Resistenza lavora con ogni mezzo per cercare di sabotarne i piani. Uno di questi ‘mezzi’ è Anna, la giovane protagonista che entra a far parte della Resistenza e si infiltra come spia nel comando tedesco locale. Il suo compito è ingraziarsi il tenente Matthias Von Bauer, un uomo indurito dalla guerra e da grandi delusioni, e passare informazioni ai compagni.

La Segnatrice
“La Segnatrice” il romanzo di Elena Magnani che racconta una travagliata storia d’amore, di riti e guarigioni nel contesto della Garfagnana, negli anni della guerra e del Terzo Reich

Anna e i segreti della Segnatura

Potrebbe sembrare un romanzo storico classico e lineare ma subentra il fattore esoterico, il fascino dell’incompreso irrompe sin dall’inizio, tra le righe del romanzo; lo trasforma rapidamente in qualcosa di più complesso. Entra in scena la Segnatura. In questo momento, muta, evolve, diventa una lotta interiore, un confronto ad armi pari tra sacro e profano, tra credenze e religione. Un’antica pratica rituale di medicina tradizionale che porta questi segnatori – guaritori – a curare i miasmi del corpo e della mente delle persone. La giovane Anna è una segnatrice. Un po’ più di una bambina e un po’ meno di una donna. È acerba, non ha piena consapevolezza del mondo, non sa nulla sull’amore è guidata dalle pulsioni e dalla voglia irrefrenabile di fare la differenza.
La segnatrice è custode del segreto che da generazioni viene tramandato nella sua famiglia, il padre prima di lei e poi la zia. Da anni infatti, ogni vigilia di Natale, la zia le fa un lascito: le tramanda il segreto del gesto e della preghiera usata per il bene. “Solo chi ha un animo puro e sente dentro di sé il desiderio di curare e di aiutare il prossimo – dice l’autrice – può portare avanti questa tradizione”. Ma non è affatto facile gestire questo dono, comprendere il labile confine tra il bene e il male evitando di rompere un delicato equilibrio. Soprattutto quando la guerra minaccia la tua famiglia, quando l’amore nasce dove non deve e il futuro è più incerto che mai. 

Leggendo il bel romanzo di Elena Magnani, chiaro e diretto arriva il riferimento alla civiltà contadina fatta di luci e ombre, di credenze lontane, quasi remote, che affondano le proprie radici nei riti pagani ma che hanno un necessario punto di contatto con la religiosità cristiana dei ‘segni’, che la sua protagonista Anna compie agitando le mani in aria e stringendo una fede d’oro mentre pronuncia parole e invocazioni. Nell’istantanea del romanzo, il Terzo Reich da qui a un anno si sgretolerà completamente e iniziano a percepirsi i segni tangibili del declino. I soldati nazisti scappano, la violenza scuote le strade, i viali si riempiono di sangue e le esecuzioni, spesso sommarie, non si contano. In un contesto permeato dalla morte e dalla decadenza nasce però un sentimento puro. Un amore proibito, una relazione che ‘non sarebbe mai accettata’. Se su uno dei piatti della bilancia viene messo il sentimento, la travolgente passione, il fascino dell’inesplorato e delle prime esperienze sessuali e sensoriali; sull’altro purtroppo c’è un gravo molto più pesante della celeberrima libbra di carne umana del “Mercante di Venezia”. C’è la carne, l’onore e la memoria di persone: uomini, donne e bambini trucidati dalle squadre naziste e fasciste, proprio da persone come Mathias; appunto ‘come’ il sergente tedesco e non uguali a lui. In uno scontro così impari si snoda il romanzo fatto di intrighi, bugie e mezze verità.

Il ruolo della donna nella Resistenza

Dal romanzo viene fuori una descrizione molto interessante delle donne della Garfagnana. Figure molto forti che hanno convissuto con l’invasione tedesca. Le donne, in questi luoghi, hanno fatto una Resistenza particolare. Hanno aguzzato l’ingegno per salvare i propri cari nascosti tra i monti. Hanno resistito in vari modi, non hanno combattuto direttamente come in altre parti d’Italia, però di nascosto portavano da mangiare o facevano le staffette recapitando informazioni ai gruppi di resistenza nascosti. Resistevano sia passivamente sia trattando bene i soldati tedeschi per avere in cambio sostentamento e minore repressione. “Nella stesura di un romanzo – racconta l’autrice – sei tutti i personaggi che descrivi. Ad esempio, Anna è un po’ me e un po’ mia nonna. Una donna forte che ha sempre trovato soluzioni ancora prima che si presentassero i problemi”.

La segnatura

Il termine nasce proprio in Garfagnana dove i segnatori sono una realtà consolidata. Questi guaritori tradizionali sono conosciuti perché alleviano le pene dell’anima e curano i miasmi del corpo. La pratica ha origini lontane, consiste nel fare dei segni (spesso segni di croce) accompagnati da preghiere e ritualità che trovano una via comune tra i riti di tradizione cristiano-cattolica e i culti pagani legati alla natura. La segnatura riguarda sia esseri umani che animali, viene eseguita per affezioni leggere o malattie non gravi, ma viene usata anche per problemi di natura più psichica. La pratica della segnatura negli animali è legata generalmente al malocchio, alla cura delle verruche (soprattutto alle mammelle) e alla mastite; in questo caso la pratica si effettua senza l’uso di formule. Quando, invece, si effettua il rito sugli esseri umani ai gesti si uniscono le preghiere. La segnatura può riguardare anche un terreno coltivato che si cerca di liberare dai parassiti delle coltivazioni.

Sono tanti e diffusi i guaritori in tutta Italia e variano da regione a regione, in base alle singole realtà sociali. Al sud Italia, spesso, la pratica è adoperata per togliere il malocchio, che solitamente avviene per invidia o, in alcuni casi, per un eccesso di complimenti anche sinceri verso una persona. Questa si definisce “Sdocchiare” e la ritualità rimane grossomodo la stessa: alcune volte si adopera l’olio versato in un piatto contenente dell’acqua e se la goccia assume la forma di un occhio, si dice che si è maldocchiati. Altre culture usano far sciogliere della cera nell’acqua e, se questa aderisce ai lati della tinozza, si è colpiti dalla fattura. La pratica risente in maniera notevole dell’influenza della cultura religiosa cattolica come si rileva dalle formule, nelle quali compaiono quasi sempre figure importanti di questa religione a partire da Dio, Gesù e Maria fino a vari nomi di santi, e preghiere cristiane vengono a volte recitate prima e dopo la segnatura. La pratica ha però una doppia natura: se, infatti, il rimando alla religiose è forte lo è altrettanto il legame e la fede nella ritualità stessa della segnatura. Se il segno più tracciato è la croce, un altro molto usato è il cosiddetto ‘gruppo di Salomone’ cioè la stella a cinque punte, un simbolo molto usato dagli occultisti dei secoli passati e oggi identificativo del neopaganesimo. Inoltre una minoranza di segnatori sostiene che la religione non c’entri con le guarigioni (ma comunque nessuno o quasi sostiene di avere poteri paranormali), non usano formule e non tramandano la pratica alla vigilia di Natale, ma in un giorno qualsiasi. Infine sembra che la segnatura sia messa in rapporto anche alle fasi lunari: in particolare, secondo le fonti, se la luna è calante, la segnatura fa regredire la malattia.

Da tradizione, la trasmissione da una persona all’altra (designata) delle pratiche – sia la parte gestuale che le formule – avviene generalmente la notte di Natale, in casa oppure in chiesa durante la messa di mezzanotte, ma in altri casi può avvenire in un giorno qualunque, verbalmente o scrivendo le formule su un foglietto che poi viene bruciato. I segnatori in genere preferiscono tramandare la pratica a familiari o conoscenti, comunque a persone di cui si fidano e che reputano serie. In alcuni casi il dono viene lasciato ad una sola persona perché si ritiene che con il rito di passaggio si perdano i poteri. Per ricevere il dono, la persona scelta deve possedere le giuste caratteristiche: il prescelto deve essere settimino – cioè deve essere nato al settimo mese o deve essere l’ultimo di sette fratelli – o deve essere nato/a nella notte di Natale. I nuovi segnatori si avvicinano per gradi alla pratica, iniziando con l’imitare gli anziani. Anche in questo caso, le voce si differenziano, infatti, alcuni hanno affermato di aver iniziato da soli e senza preavviso. Secondo la tradizione, le formule non si possono tramandare a chiunque perché il segnatore perderebbe i propri poteri per un anno, insieme a chi gliele ha insegnate e a chi le ha apprese da lui. Più formule un segnatore conosce e più “potente” o autorevole sembra essere.

Generalmente si fa solo una segnatura, oppure due se il paziente comincia a guarire; a volte invece se ne fanno parecchie senza un numero determinato; altre volte sono tre, al mattino, al pomeriggio e alla sera, oppure in tre giorni diversi. La segnatura può essere fatta anche a distanza di alcuni chilometri (sia per uomini che per animali) se si conosce il nome del paziente o se ne ha una foto o un indumento; qualcuno lo fa anche per telefono, facendo poggiare la cornetta sulla parte colpita, altri segnano a distanza praticando su una persona e facendo il nome del vero malato.

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran

Guerra, miseria e distruzione fanno da cornice all'amore di Anna e Mathias nell'intenso romanzo di Elena Magnani, "La Segnatrice" (Giunti Editore). Una storia nata da interessi reciproci e trasformatasi, in breve tempo, in una passione travolgente divampata in un istante e bruciata sino ad estreme conseguenze. Siamo nel 1944, le forze alleate risalgono l'Italia verso il nord, vengono aiutate dalle azioni di guerriglia dei gruppi partigiani e insieme tentano di liberare il territorio dagli ultimi residui di forze nazifasciste. Il racconto si sviluppa nella Garfagnana. San Donnino è il teatro di questa tragedia umana. I boschi, le colture, i pascoli, il ritorno immersivo nella natura fanno da cornice a rastrellamenti, uccisioni sommarie e violenza diffusa. In questo contesto bucolico e lento tutto viene stravolto dall'arrivo, a Piazza al Serchio, di una squadra nazista che si insedia mentre la Resistenza lavora con ogni mezzo per cercare di sabotarne i piani. Uno di questi 'mezzi' è Anna, la giovane protagonista che entra a far parte della Resistenza e si infiltra come spia nel comando tedesco locale. Il suo compito è ingraziarsi il tenente Matthias Von Bauer, un uomo indurito dalla guerra e da grandi delusioni, e passare informazioni ai compagni.

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Potrebbe sembrare un romanzo storico classico e lineare ma subentra il fattore esoterico, il fascino dell'incompreso irrompe sin dall'inizio, tra le righe del romanzo; lo trasforma rapidamente in qualcosa di più complesso. Entra in scena la Segnatura. In questo momento, muta, evolve, diventa una lotta interiore, un confronto ad armi pari tra sacro e profano, tra credenze e religione. Un'antica pratica rituale di medicina tradizionale che porta questi segnatori - guaritori - a curare i miasmi del corpo e della mente delle persone. La giovane Anna è una segnatrice. Un po' più di una bambina e un po' meno di una donna. È acerba, non ha piena consapevolezza del mondo, non sa nulla sull'amore è guidata dalle pulsioni e dalla voglia irrefrenabile di fare la differenza. La segnatrice è custode del segreto che da generazioni viene tramandato nella sua famiglia, il padre prima di lei e poi la zia. Da anni infatti, ogni vigilia di Natale, la zia le fa un lascito: le tramanda il segreto del gesto e della preghiera usata per il bene. "Solo chi ha un animo puro e sente dentro di sé il desiderio di curare e di aiutare il prossimo - dice l'autrice - può portare avanti questa tradizione". Ma non è affatto facile gestire questo dono, comprendere il labile confine tra il bene e il male evitando di rompere un delicato equilibrio. Soprattutto quando la guerra minaccia la tua famiglia, quando l’amore nasce dove non deve e il futuro è più incerto che mai. 

Leggendo il bel romanzo di Elena Magnani, chiaro e diretto arriva il riferimento alla civiltà contadina fatta di luci e ombre, di credenze lontane, quasi remote, che affondano le proprie radici nei riti pagani ma che hanno un necessario punto di contatto con la religiosità cristiana dei 'segni', che la sua protagonista Anna compie agitando le mani in aria e stringendo una fede d'oro mentre pronuncia parole e invocazioni. Nell'istantanea del romanzo, il Terzo Reich da qui a un anno si sgretolerà completamente e iniziano a percepirsi i segni tangibili del declino. I soldati nazisti scappano, la violenza scuote le strade, i viali si riempiono di sangue e le esecuzioni, spesso sommarie, non si contano. In un contesto permeato dalla morte e dalla decadenza nasce però un sentimento puro. Un amore proibito, una relazione che 'non sarebbe mai accettata'. Se su uno dei piatti della bilancia viene messo il sentimento, la travolgente passione, il fascino dell'inesplorato e delle prime esperienze sessuali e sensoriali; sull'altro purtroppo c'è un gravo molto più pesante della celeberrima libbra di carne umana del "Mercante di Venezia". C'è la carne, l'onore e la memoria di persone: uomini, donne e bambini trucidati dalle squadre naziste e fasciste, proprio da persone come Mathias; appunto 'come' il sergente tedesco e non uguali a lui. In uno scontro così impari si snoda il romanzo fatto di intrighi, bugie e mezze verità.

Il ruolo della donna nella Resistenza

Dal romanzo viene fuori una descrizione molto interessante delle donne della Garfagnana. Figure molto forti che hanno convissuto con l’invasione tedesca. Le donne, in questi luoghi, hanno fatto una Resistenza particolare. Hanno aguzzato l’ingegno per salvare i propri cari nascosti tra i monti. Hanno resistito in vari modi, non hanno combattuto direttamente come in altre parti d’Italia, però di nascosto portavano da mangiare o facevano le staffette recapitando informazioni ai gruppi di resistenza nascosti. Resistevano sia passivamente sia trattando bene i soldati tedeschi per avere in cambio sostentamento e minore repressione. "Nella stesura di un romanzo - racconta l'autrice - sei tutti i personaggi che descrivi. Ad esempio, Anna è un po' me e un po' mia nonna. Una donna forte che ha sempre trovato soluzioni ancora prima che si presentassero i problemi".

La segnatura

Il termine nasce proprio in Garfagnana dove i segnatori sono una realtà consolidata. Questi guaritori tradizionali sono conosciuti perché alleviano le pene dell'anima e curano i miasmi del corpo. La pratica ha origini lontane, consiste nel fare dei segni (spesso segni di croce) accompagnati da preghiere e ritualità che trovano una via comune tra i riti di tradizione cristiano-cattolica e i culti pagani legati alla natura. La segnatura riguarda sia esseri umani che animali, viene eseguita per affezioni leggere o malattie non gravi, ma viene usata anche per problemi di natura più psichica. La pratica della segnatura negli animali è legata generalmente al malocchio, alla cura delle verruche (soprattutto alle mammelle) e alla mastite; in questo caso la pratica si effettua senza l'uso di formule. Quando, invece, si effettua il rito sugli esseri umani ai gesti si uniscono le preghiere. La segnatura può riguardare anche un terreno coltivato che si cerca di liberare dai parassiti delle coltivazioni.

Sono tanti e diffusi i guaritori in tutta Italia e variano da regione a regione, in base alle singole realtà sociali. Al sud Italia, spesso, la pratica è adoperata per togliere il malocchio, che solitamente avviene per invidia o, in alcuni casi, per un eccesso di complimenti anche sinceri verso una persona. Questa si definisce "Sdocchiare" e la ritualità rimane grossomodo la stessa: alcune volte si adopera l'olio versato in un piatto contenente dell'acqua e se la goccia assume la forma di un occhio, si dice che si è maldocchiati. Altre culture usano far sciogliere della cera nell'acqua e, se questa aderisce ai lati della tinozza, si è colpiti dalla fattura. La pratica risente in maniera notevole dell'influenza della cultura religiosa cattolica come si rileva dalle formule, nelle quali compaiono quasi sempre figure importanti di questa religione a partire da Dio, Gesù e Maria fino a vari nomi di santi, e preghiere cristiane vengono a volte recitate prima e dopo la segnatura. La pratica ha però una doppia natura: se, infatti, il rimando alla religiose è forte lo è altrettanto il legame e la fede nella ritualità stessa della segnatura. Se il segno più tracciato è la croce, un altro molto usato è il cosiddetto 'gruppo di Salomone' cioè la stella a cinque punte, un simbolo molto usato dagli occultisti dei secoli passati e oggi identificativo del neopaganesimo. Inoltre una minoranza di segnatori sostiene che la religione non c'entri con le guarigioni (ma comunque nessuno o quasi sostiene di avere poteri paranormali), non usano formule e non tramandano la pratica alla vigilia di Natale, ma in un giorno qualsiasi. Infine sembra che la segnatura sia messa in rapporto anche alle fasi lunari: in particolare, secondo le fonti, se la luna è calante, la segnatura fa regredire la malattia.

Da tradizione, la trasmissione da una persona all'altra (designata) delle pratiche - sia la parte gestuale che le formule - avviene generalmente la notte di Natale, in casa oppure in chiesa durante la messa di mezzanotte, ma in altri casi può avvenire in un giorno qualunque, verbalmente o scrivendo le formule su un foglietto che poi viene bruciato. I segnatori in genere preferiscono tramandare la pratica a familiari o conoscenti, comunque a persone di cui si fidano e che reputano serie. In alcuni casi il dono viene lasciato ad una sola persona perché si ritiene che con il rito di passaggio si perdano i poteri. Per ricevere il dono, la persona scelta deve possedere le giuste caratteristiche: il prescelto deve essere settimino - cioè deve essere nato al settimo mese o deve essere l'ultimo di sette fratelli - o deve essere nato/a nella notte di Natale. I nuovi segnatori si avvicinano per gradi alla pratica, iniziando con l'imitare gli anziani. Anche in questo caso, le voce si differenziano, infatti, alcuni hanno affermato di aver iniziato da soli e senza preavviso. Secondo la tradizione, le formule non si possono tramandare a chiunque perché il segnatore perderebbe i propri poteri per un anno, insieme a chi gliele ha insegnate e a chi le ha apprese da lui. Più formule un segnatore conosce e più "potente" o autorevole sembra essere.

Generalmente si fa solo una segnatura, oppure due se il paziente comincia a guarire; a volte invece se ne fanno parecchie senza un numero determinato; altre volte sono tre, al mattino, al pomeriggio e alla sera, oppure in tre giorni diversi. La segnatura può essere fatta anche a distanza di alcuni chilometri (sia per uomini che per animali) se si conosce il nome del paziente o se ne ha una foto o un indumento; qualcuno lo fa anche per telefono, facendo poggiare la cornetta sulla parte colpita, altri segnano a distanza praticando su una persona e facendo il nome del vero malato.

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