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Tumore al pancreas, le storie dei pazienti al centro dell'incontro. Fedez manda un videomessaggio

A Firenze un pomeriggio di chiacchere e testimonianze, tra commozione e ottimismo: "Crediamo fortemente che affrontare il rapporto con la malattia sia fondamentale"

di LINDA COSCETTI -
17 novembre 2023
Anche Fedez si è operato per un tumore al pancreas

Anche Fedez si è operato per un tumore al pancreas

Tutti avevano un fiocchetto lilla attaccato alle proprie magliette, simbolo della lotta contro il Tumore al Pancreas. Un incontro organizzato dalla direzione sanitaria dell'Ospedale San Giovanni di Dio di Firenze, che ha visto partecipare in prima linea i pazienti che hanno affrontato questo lungo e doloroso percorso.

Il videomessaggio di Fedez

E che, già ieri, aveva ricevuto un importante messaggio di sostegno da parte di un ex malato d'eccezione: Fedez, che nel 2022 ha subito la rimozione proprio di questo tipo di cancro particolarmente aggressivo. E che, nel corso di questi mesi, è più volte intervenuto su questioni in materia di sanità (anche per quanto riguarda la donazione di sangue e il supporto psicologico per la salute mentale), sensibile anche ai tanti appelli giunti dai suoi fan. Federico Lucia ha voluto infatti inviare un video in cui, oltre a salutare i partecipanti all'iniziativa, ha voluto testimoniare l’importanza di sensibilizzare su una patologia la cui incidenza è in aumento. "Sono felice di dare il mio contributo e sono felice che l'iniziativa verta sul racconto delle persone" sottolinea il rapper. Il cui contributo ha certamente aggiunto valore a un'iniziativa che ha nel racconto dell'esperienza della malattia il suo fulcro.

L'incontro sul tumore al Pancreas

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Ospedale San Giovanni di Dio, il convegno sul tumore al pancreas (Foto Gianluca Moggi/New Press Photo)

Quello di oggi è stato infatti, in prima battuta, un pomeriggio di chiacchiere e ottimismo nel raccontarsi a vicenda ciò a cui la vita ha messo di fronte i partecipanti: un nemico aggressivo, da combattere con grande forza e coraggio. "Abbiamo voluto promuovere un incontro non tra professionisti, ma vogliamo dare spazio ai pazienti, perché crediamo fortemente che affrontare il rapporto con la malattia sia fondamentale" dichiara Alessandro Anastasi, direttore della struttura di Chirurgia generale dell'ospedale San Giovanni di Dio. Alla tavola rotonda, in Aula Muntoni, con grande coraggio hanno portato le loro storie, le loro testimonianze proprio le persone che questo nemico lo hanno incontrato e affrontato.

Le storie di Paolo e Margherita

"Lavoro ad Alia come autista e un giorno di febbraio dell'anno scorso, dopo la visita del rinnovo e quindi anche dal cardiologo mi dice che aveva sentito il fegato ingrossato. Da lì un calvario di visite, una dopo l'altra. Tac, Pet, ecoaddome e chi più ne ha più ne metta" racconta Paolo, 61 enne, con un forte spirito di ottimismo e di speranza. "Il medico mi comunica la diagnosi: tumore al Pancreas, fortunatamente, se così si può dire - aggiunge sorridendo Paolo - era al primo livello. La mia prima paura è stata la possibilità di non veder crescere i miei nipoti, la mia unica paura era il futuro".
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L'incontro a Firenze è stato all'insegna delle storie dei pazienti (Foto Gianluca Moggi/New Press Photo)

Un racconto sdrammatizzato, ma che si porta dietro non solo il dolore di Paolo, ma di tutta la sua famiglia "Non ho mai pianto, mia moglie mi chiedeva come fosse possibile, ma io piangevo per le buone e piccole notizie che di tanto in tanto arrivavano". E poi la storia di Margherita, 54 anni, un semplice controllo ha segnato una via crucis che sembrerebbe oggi finita. "Ogni esame che facevo era un indizio che mi portava a pensare che avessi un tumore, ma io non volevo pensarlo, perché non lo accettavo, ma ben presto ci ho dovuto fare i conti. Nessun medico, dopo la tac, riusciva a dirmi cosa avevo, ma dopo averlo saputo, la prima sensazione è stata di estraneità e pensavo che non poteva essere successo davvero a me", racconta la donna con gli occhi lucidi e la voce rotta. "Poi è arrivato il dottor Anastasi, un angelo come lo definisco io, inizialmente non lo sopportavo era troppo diretto, poi è nato un amore professionale, perché opggi posso dire di avermi salvato la vita". Come ha aggiunto il coordinatore dell'incontro, Cultrera, l'aspetto psicologico e la forza mentale conta tanto nei pazienti affetti da questo tipo di malattie.