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Home » Scienze e culture » “Tutti i bimbi hanno diritto di essere curati. Io lo faccio, aprendo ospedali nelle zone più povere del mondo”

“Tutti i bimbi hanno diritto di essere curati. Io lo faccio, aprendo ospedali nelle zone più povere del mondo”

Nel 2007 Lawrence Faulkner lasciò il Meyer di Firenze per inseguire il sogno di praticare il trapianto di midollo osseo operando nei loro paesi i bimbi affetti da malattie oncoemalotogiche. Fondò Cure2children, sostenuta da fondazioni e genitori di ex piccoli pazienti e con essa ha avviato centri di cura in India, Armenia, Pakistan

Cristina Privitera
27 Aprile 2021
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L’ultimo sos è arrivato a Cure2Children da Timor Leste, nell’isola a sud dell’Indonesia e a nord dell’Australia. Una mamma cercava un donatore di midollo per suo figlio di 9 anni che soffre di talassemia: non è facile sperare in un trapianto di midollo osseo perché possa guarire. Abitano in un luogo remoto, con nessun centro medico attrezzato per questo tipo di cure, racconta Lawrence Faulkner, co-fondatore della onlus che ha messo in piedi nel 2007, compiendo un salto nel buio ma inseguendo un sogno, dopo aver lasciato il posto sicuro di pediatra oncoematologo in un ospedale pubblico.

Digno, il bambino di Timor Leste è solo il caso più recente tra le centinaia di bambini in mezzo mondo che hanno avuto una nuova possibilità di vita grazie a questo medico toscano e a Cure2Children. Sono tutti piccoli pazienti destinati a non sopravvivere o ad avere una vita spesso breve e di sofferenza per la leucemia o per altre diffusissime malattie genetiche del sangue, come la talassemia e altre forme gravi di anemia.

Il dottor Lawrence Faulkner al Samraksha Thal center, in India

 

“Curarsi non è solo per ricchi”

Lawrence Faulkner, 62 anni e nome british per un pediatra in realtà fiorentinissimo, è riuscito con la sua fondazione a offrire a questi bambini pari opportunità di cure. L’unica terapia attualmente efficace per la guarigione, il trapianto di midollo, è accessibile a chi vive nella parte più ricca del pianeta, ma non lo è con la stessa facilità e soprattutto con costi sostenibili per tutti gli altri. Faulkner, pediatra oncoematologo con una robusta esperienza ospedaliera in gran parte al Meyer di Firenze e una specializzazione lunga sei anni negli Stati Uniti allo Sloan Kettering di New York, anni fa decise di voler cambiare vita professionale, ma senza abbandonare il camice.
Dal 2008 a oggi quella sua idea un po’ visionaria si è dimostrata vincente e riconosciuta a livello internazionale: creare le condizioni per curare i bambini nei loro Paesi di origine invece di portarli in Italia. Cure2children ha colto così anche un secondo obiettivo: contribuire a creare e sostenere centri di diagnosi e cura e per il trapianto di midollo dove non c’erano, non funzionavano o erano riservati soltanto alle famiglie con adeguate disponibilità economiche.

 

Sostegno da fondazioni e genitori

Oggi la onlus arriva a occuparsi di 2-300 trapianti all’anno rispetto ai 20-30 degli inizi. Ha rapporti consolidati con ospedali e medici in vari Paesi, può contare su finanziamenti in Italia (tra questi anche la Fondazione Veronesi) e all’estero (la ong tedesca Dkms con la quale Cure2Children collabora e che ha finanziato il più grande registro al mondo di donatori di midollo), ma anche sul supporto e la generosità diffusa di chi apprezza e conosce l’opera della onlus, a partire dalla stessa Firenze dove ha sede, tiene a sottolineare Faulkner. Il gruppo che ha promosso la nascita dell’associazione, composto in gran parte dei genitori dei bambini da lui seguiti al Meyer e che hanno vissuto la gioia per la guarigione o il dolore per la perdita del figlio a causa di una malattia onco-ematologica, è attivissimo nell’organizzazione di eventi e iniziative di raccolta fondi. Ottimi anche gli ultimi risultati ottenuti con il 5 per mille che segnano una media di 50mila euro all’anno.

Una bambina curata e guarita in Pakistan

 

Frugalità nelle spese, contributi da chi può

Cure2Children, Faulkner la racconta così: .”L’azione di Cure2Children è molto attenta all’aspetto economico. Il principio della frugalità, del non dover sprecare risorse mantenendo standard di sicurezza e adeguatezza delle cure, si estende anche ai farmaci – rimarca Faulkner – ma anche a protocolli non indispensabili come le costose camere sterili per evitare il rischio di infezioni post trapianto. E un altro punto fermo è che chi ha disponibilità economiche potrà essere chiamato a dare il proprio contributo, chi non ne ha otterrà le cure gratis.

 

I voli della speranza sono in India,  Armenia, Pakistan

E proprio grazie alla possibilità di operare anche a distanza Faulkner e Cure2Children non si sono fermati neppure durante questo anno di Covid. Ci sono bambini africani che andranno per il trapianto in India e altri che lo faranno nel nuovo e attrezzato centro in Armenia, anche questo sostenuto e seguito dalla onlus fiorentina. E se chiedi quale piccolo paziente gli abbia lasciato un segno particolare nei suoi ricordi, ti parla della prossima bambina, Christiane Manuella, africana, un anno e mezzo, che attende di essere salvata anche lei in Armenia: stanno raccogliendo i fondi e ci sarà una newsletter per tenere tutti aggiornati. Ma c’è anche il piccolo di 3 anni di Lagos, Kamdili, che è stato curato a Bangalore, dove è rimasto sei mesi con i suoi genitori. Come dimenticarli?
Il dottor Lawrence per la pandemia non è più potuto andare di persona a vedere i suoi pazienti, ma è connesso costantemente con i colleghi che li hanno in cura: nel suo database ha a disposizione in tempo reale tutte le informazioni sulle condizioni di salute delle centinaia di bambini che hanno ricevuto o dovranno ricevere il trapianto, come Digno di Timor Leste già in Pakistan da mesi per creare le migliori condizioni per il trapianto e la piccola Christiane che presto partirà per l’Armenia. Grazie a Cure2Children.

 

Il Samraksha Thal center con il dottor Faulkner e i primi dieci bambini, ritratti assieme ai familiari

 

La storia. “Non ho giocato al ribasso con la vita”

Dottor Faulkner, nel 2008 lei ebbe il coraggio di lasciare un lavoro sicuro in un ospedale pubblico, per buttarsi a tempo pieno in questa nuova esperienza. Perché?

“Ho lavorato al Meyer dal 1995 al 2008. Ho contribuito a far nascere il laboratorio dei trapianti di midollo. Ero un giovane specialista con entusiasmo e voglia di fare. Ma col passare del tempo mi sono reso conto che non ero felice, non crescevo né personalmente né professionalmente. La prospettiva di una carriera anche accademica non c’era… beh è anche vero che di indole non sono uno ubbidiente. Così mi son detto: andiamo dove ti porta il cuore, oltre che il cervello. In pochi lo avrebbero fatto… Creare una fondazione senza una prospettiva certa”.

Un azzardo?

“Un privilegio, perché avevo un bagaglio di esperienza internazionale acquisito grazie a mio zio pediatra, Gaetano Pasquinucci, che mi aveva spinto ad andare già durante il periodo di studi in medicina negli Stati Uniti. Un’esperienza che mi folgorò. Poi sono tornato sei anni per specializzarmi in pediatria e in oncoematologia. Sei anni che hanno influito tantissimo anche sul mio futuro professionale. Grazie anche alla padronanza dell’inglese ho potuto creare tanti rapporti internazionali, che poi si sono rivelati importanti. L’azzardo era che non avevo idea di quale esito potesse avere il progetto della fondazione, di Cure2Children. E invece è andato ogni più rosea aspettativa”.

Pentimenti?

“Mai. Neanche quando sono andato in aspettativa non retribuita. Nel 2010 mi sono dimesso. E mi sono detto che ero un medico qualificato, in India intanto ero responsabile di un centro trapianti. Se il progetto di Cure2Children fosse andato male un lavoro l’avrei ritrovato. Il sogno ho potuto metterlo in pratica. Non ho voluto giocare al ribasso e ha funzionato”.

 

Approfondimenti e donazioni 

Per donazioni è sufficiente fare una visita all’indirizzo internet www. cure2children.it e  cliccare nell’apposito spazio dedicato ai bambini da aiutare. Per approfondire su partner, riconoscimenti e pubblicazioni scientifiche di Cure2Children:

https://en.wikipedia.org/wiki/DKMS – https://www.dkms.de/

https://www.cure2children.it/pubblicazioni-scientifiche-articoli.asp

 

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
L’ultimo sos è arrivato a Cure2Children da Timor Leste, nell’isola a sud dell’Indonesia e a nord dell’Australia. Una mamma cercava un donatore di midollo per suo figlio di 9 anni che soffre di talassemia: non è facile sperare in un trapianto di midollo osseo perché possa guarire. Abitano in un luogo remoto, con nessun centro medico attrezzato per questo tipo di cure, racconta Lawrence Faulkner, co-fondatore della onlus che ha messo in piedi nel 2007, compiendo un salto nel buio ma inseguendo un sogno, dopo aver lasciato il posto sicuro di pediatra oncoematologo in un ospedale pubblico. Digno, il bambino di Timor Leste è solo il caso più recente tra le centinaia di bambini in mezzo mondo che hanno avuto una nuova possibilità di vita grazie a questo medico toscano e a Cure2Children. Sono tutti piccoli pazienti destinati a non sopravvivere o ad avere una vita spesso breve e di sofferenza per la leucemia o per altre diffusissime malattie genetiche del sangue, come la talassemia e altre forme gravi di anemia.
Il dottor Lawrence Faulkner al Samraksha Thal center, in India
 

"Curarsi non è solo per ricchi"

Lawrence Faulkner, 62 anni e nome british per un pediatra in realtà fiorentinissimo, è riuscito con la sua fondazione a offrire a questi bambini pari opportunità di cure. L’unica terapia attualmente efficace per la guarigione, il trapianto di midollo, è accessibile a chi vive nella parte più ricca del pianeta, ma non lo è con la stessa facilità e soprattutto con costi sostenibili per tutti gli altri. Faulkner, pediatra oncoematologo con una robusta esperienza ospedaliera in gran parte al Meyer di Firenze e una specializzazione lunga sei anni negli Stati Uniti allo Sloan Kettering di New York, anni fa decise di voler cambiare vita professionale, ma senza abbandonare il camice. Dal 2008 a oggi quella sua idea un po’ visionaria si è dimostrata vincente e riconosciuta a livello internazionale: creare le condizioni per curare i bambini nei loro Paesi di origine invece di portarli in Italia. Cure2children ha colto così anche un secondo obiettivo: contribuire a creare e sostenere centri di diagnosi e cura e per il trapianto di midollo dove non c’erano, non funzionavano o erano riservati soltanto alle famiglie con adeguate disponibilità economiche.  

Sostegno da fondazioni e genitori

Oggi la onlus arriva a occuparsi di 2-300 trapianti all’anno rispetto ai 20-30 degli inizi. Ha rapporti consolidati con ospedali e medici in vari Paesi, può contare su finanziamenti in Italia (tra questi anche la Fondazione Veronesi) e all’estero (la ong tedesca Dkms con la quale Cure2Children collabora e che ha finanziato il più grande registro al mondo di donatori di midollo), ma anche sul supporto e la generosità diffusa di chi apprezza e conosce l’opera della onlus, a partire dalla stessa Firenze dove ha sede, tiene a sottolineare Faulkner. Il gruppo che ha promosso la nascita dell’associazione, composto in gran parte dei genitori dei bambini da lui seguiti al Meyer e che hanno vissuto la gioia per la guarigione o il dolore per la perdita del figlio a causa di una malattia onco-ematologica, è attivissimo nell’organizzazione di eventi e iniziative di raccolta fondi. Ottimi anche gli ultimi risultati ottenuti con il 5 per mille che segnano una media di 50mila euro all’anno.
Una bambina curata e guarita in Pakistan
 

Frugalità nelle spese, contributi da chi può

Cure2Children, Faulkner la racconta così: ."L’azione di Cure2Children è molto attenta all’aspetto economico. Il principio della frugalità, del non dover sprecare risorse mantenendo standard di sicurezza e adeguatezza delle cure, si estende anche ai farmaci - rimarca Faulkner – ma anche a protocolli non indispensabili come le costose camere sterili per evitare il rischio di infezioni post trapianto. E un altro punto fermo è che chi ha disponibilità economiche potrà essere chiamato a dare il proprio contributo, chi non ne ha otterrà le cure gratis.  

I voli della speranza sono in India,  Armenia, Pakistan

E proprio grazie alla possibilità di operare anche a distanza Faulkner e Cure2Children non si sono fermati neppure durante questo anno di Covid. Ci sono bambini africani che andranno per il trapianto in India e altri che lo faranno nel nuovo e attrezzato centro in Armenia, anche questo sostenuto e seguito dalla onlus fiorentina. E se chiedi quale piccolo paziente gli abbia lasciato un segno particolare nei suoi ricordi, ti parla della prossima bambina, Christiane Manuella, africana, un anno e mezzo, che attende di essere salvata anche lei in Armenia: stanno raccogliendo i fondi e ci sarà una newsletter per tenere tutti aggiornati. Ma c’è anche il piccolo di 3 anni di Lagos, Kamdili, che è stato curato a Bangalore, dove è rimasto sei mesi con i suoi genitori. Come dimenticarli? Il dottor Lawrence per la pandemia non è più potuto andare di persona a vedere i suoi pazienti, ma è connesso costantemente con i colleghi che li hanno in cura: nel suo database ha a disposizione in tempo reale tutte le informazioni sulle condizioni di salute delle centinaia di bambini che hanno ricevuto o dovranno ricevere il trapianto, come Digno di Timor Leste già in Pakistan da mesi per creare le migliori condizioni per il trapianto e la piccola Christiane che presto partirà per l’Armenia. Grazie a Cure2Children.  
Il Samraksha Thal center con il dottor Faulkner e i primi dieci bambini, ritratti assieme ai familiari
 

La storia. "Non ho giocato al ribasso con la vita"

Dottor Faulkner, nel 2008 lei ebbe il coraggio di lasciare un lavoro sicuro in un ospedale pubblico, per buttarsi a tempo pieno in questa nuova esperienza. Perché? "Ho lavorato al Meyer dal 1995 al 2008. Ho contribuito a far nascere il laboratorio dei trapianti di midollo. Ero un giovane specialista con entusiasmo e voglia di fare. Ma col passare del tempo mi sono reso conto che non ero felice, non crescevo né personalmente né professionalmente. La prospettiva di una carriera anche accademica non c’era… beh è anche vero che di indole non sono uno ubbidiente. Così mi son detto: andiamo dove ti porta il cuore, oltre che il cervello. In pochi lo avrebbero fatto... Creare una fondazione senza una prospettiva certa". Un azzardo? "Un privilegio, perché avevo un bagaglio di esperienza internazionale acquisito grazie a mio zio pediatra, Gaetano Pasquinucci, che mi aveva spinto ad andare già durante il periodo di studi in medicina negli Stati Uniti. Un’esperienza che mi folgorò. Poi sono tornato sei anni per specializzarmi in pediatria e in oncoematologia. Sei anni che hanno influito tantissimo anche sul mio futuro professionale. Grazie anche alla padronanza dell’inglese ho potuto creare tanti rapporti internazionali, che poi si sono rivelati importanti. L’azzardo era che non avevo idea di quale esito potesse avere il progetto della fondazione, di Cure2Children. E invece è andato ogni più rosea aspettativa". Pentimenti? "Mai. Neanche quando sono andato in aspettativa non retribuita. Nel 2010 mi sono dimesso. E mi sono detto che ero un medico qualificato, in India intanto ero responsabile di un centro trapianti. Se il progetto di Cure2Children fosse andato male un lavoro l’avrei ritrovato. Il sogno ho potuto metterlo in pratica. Non ho voluto giocare al ribasso e ha funzionato".   Approfondimenti e donazioni  Per donazioni è sufficiente fare una visita all’indirizzo internet www. cure2children.it e  cliccare nell’apposito spazio dedicato ai bambini da aiutare. Per approfondire su partner, riconoscimenti e pubblicazioni scientifiche di Cure2Children: https://en.wikipedia.org/wiki/DKMS - https://www.dkms.de/ https://www.cure2children.it/pubblicazioni-scientifiche-articoli.asp  
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