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'Evulviamoci' per abbattere miti e tabù sulla V-Zone: "Il 25% della popolazione italiana non sa dove si trovi"

di GERALDINA FIECHTER -
28 maggio 2022
Nuvenia Geraldina Fichter sulla V-Zone

Nuvenia Geraldina Fichter sulla V-Zone

Senza di lei noi non saremmo qui. Nessuno. E se non fosse ammantata di mistero, di sorprese, di forme avvolgenti e ancestrali, se non fosse desiderata come il più mitizzato dei frutti, il più leggendario, chi mai aprirebbe quella porta non una ma biliardi di volte per mantenere viva la vita? Ma segreta no, non deve esserlo più. Almeno per noi donne, che ci giriamo intorno con anima e corpo.
L’origine del mondo (L’origine du monde) è un dipinto a olio su tela (46x55 cm) di Gustave Courbet, realizzato nel 1866 e conservato nel Museo d’Orsay di Parigi

L’origine del mondo (L’origine du monde), olio su tela realizzato da Gustave Courbet nel 1866, è conservato nel Museo d’Orsay di Parigi

"Signori e signori ecco a voi la vulva", esordì Roberto Benigni nella sua famosa incursione in tivù, parola potente (una “vulva 240 turbo diesel”), che incute timore. E infatti è stata chiamata con molti soprannomi pur di evitare il suo vero nome. E nessuno che la chiami conchiglia, semmai, che fin dall’antica Grecia simboleggia meglio di ogni altro oggetto in natura l’organo genitale femminile. Ma volva in latino vuol dire battente, e c’è un modo migliore per definirla se non porta, la porta della vita? Infinita la schiera di artisti che le hanno reso onore: pittori, scultori, poeti, romanzieri, e anche musicisti, certo, perché lei è un’armonia e bisogna saperla suonare per arrivare all’estasi. Basta rileggere i versi dei greci e dei latini, ammirare le statue e i dipinti dedicati all’eros in ogni epoca, o soffermarsi ancora una volta su quell’esplicito inno all’amore che è L’origine del mondo, di Gustave Courbet. Un dipinto che fece scandalo, pensate, solo perché mostrava la verità. Passa tutto lì, da quella porta. Il desiderio, il piacere, i liquidi vitali della donna e dell’embrione che un giorno crescerà fino a farsi largo fra le piccole e le grandi labbra.

La ricerca

Alla base del Museo della Vagina di Londra, la volontà di creare un dialogo costruttivo sull’anatomia e la sessualità femminile

Alla base del Museo della Vagina di Londra c'è la volontà di creare un dialogo costruttivo sull’anatomia e la sessualità femminile

Eppure, il 25% della popolazione italiana non sa dove si trovi e solo il 31% conosce la differenza fra vulva e vagina. Saranno tutti uomini, direte voi. Macché. Il 79% delle donne, secondo i sondaggi più recenti, ha informazioni insufficienti e il 34% del mondo femminile italiano - come evidenziano i dati della ricerca condotta da Nuvenia con AstraRicerche sul corpo femminile - si dichiara in imbarazzo nel rapporto con la propria zona intima. Ricordate Charlotte di Sex and the City quando racconta alle amiche di essersela vista con lo specchio? “Mi sono sentita male”, confessa. Ma specchio, specchio delle tue brame, lo sai che non c’è una vulva più bella della tua? Che sia rosa, bordeaux, piccola, grande, aperta come un’ostrica o raccolta come una vongola, che stia nascosta dentro una foresta incolta o che segua la moda del nudo-barbie-style, che sia a riposo o turgida, pronta all’amore, è comunque la tua meravigliosa conchiglia. E dunque usciamo dalla grotta in cui l’hanno rinchiusa e diamole la parola.

Bufale e falsi miti

Fra credenze e dicerie, non si contano le cose da non fare durante quei giorni: ci voleva uno spot per mettere in scena una provocatoria rappresentazione della vagina e del sangue mestruale

L’equazione è semplice: tanto meno se ne parla, tanto più ci rinchiudono nel tabù, più aumentano le bufale e i falsi miti. Per esempio: a forza di chiamarle le-mie-cose, il marchese, il barone rosso, quei-giorni e via cantando, le mestruazioni hanno imbarcato più bugie che soluzioni. Non è vero che tutte le donne hanno una difficile sindrome premestruale (solo il 5%), non è vero che facendo l’amore “in quei giorni” non si può restare incinte (improbabile ma non impossibile) o che è meglio non fare esercizio fisico, non è vero che il tampone può rompere l’imene di un’adolescente, non è vero che la coppetta interna è antigienica o porta cattivi odori (non c’è ossidazione del sangue). È vero, invece, che una volta al mese subiamo un bel fastidio e che la vergogna o il tabù che lo accompagnano aumenta il disagio e forse anche i dolori. Ed è vero che un giorno, fra una vampata e l’altra, potremmo perfino rimpiangerle.

La menopausa

Ed ecco un altro capitolo non ancora sdoganato come merita, la menopausa. Un tempo era il segno del traguardo, fine corsa, fine carriera come donna utile o desiderabile, oggi è solo l’inizio del secondo tempo, spesso il più vittorioso. E allora perché è ancora così difficile chiedere al partner di comprare una crema o un gingillo che allieti (anche lui) e renda l’amore un atto davvero di coppia? Si entra e si esce, dalla porta del piacere, e anche quel che esce, talvolta all’improvviso, gocce di sangue o di umori che siano, ha bisogno di cura, di attenzioni. Vogliamo affrontare la parte estetica? Anche no, direbbe una brava “divulVatrice”. Perché uno standard di perfezione non esiste, se non quello che viene dal porno (e non a caso si sta facendo avanti il porno etico, dove tutto è più vero e naturale), e perché le vulve sono tutte diverse, proprio come i visi e i corpi. Sapevate che le labbra interne possono essere più grandi di quelle esterne o che esistono esercizi del perineo per tenerle vive? Molte cose ancora dobbiamo sapere, mentre miriamo e rimiriamo la nostra conchiglia allo specchio. Dobbiamo recuperare millenni senza neanche uno sguardo.
La pubblicità di Nuvenia “libera di osare” è stata al centro di un'accesa polemica

‘Viva la Vulva’, la campagna Nuvenia mira a rompere alcuni tabù relativi alle parti intime femminili

Dobbiamo recuperare millenni senza neanche uno sguardo.

Verrà il giorno...

Verrà il giorno in cui uno spot come quello di Nuvenia - brand impegnato nella rottura dei tabù, capace di 'dare voce’ e movimento a tutte le vulve del mondo anche attraverso la campagna pubblicitaria #VivaLaVulva e lo spot che ha vinto nel 2019 il Glass Lion for Change Grand Prix di Cannes - non ci sembrerà più così coraggioso e innovativo. Quel giorno saremo tutte più libere, più sane e soprattutto più felici.