“Ho sconvolto l’Italia con le mie performance. Pietrificato le vecchie generazioni ispirando le nuove, Osando, rischiando, ignorando ogni regola e ogni schema. Ho trascorso gli ultimi cinque mesi su un’isola da solo, Per poi capire che quello che ho fatto prima non era abbastanza".
Lo farà di sicuro fra meno di un mese a Sanremo Achille Lauro, che torna al Festival per la quarta volta di seguito, ma intanto, dopo 26 dischi di platino, 12 dischi d’oro, il successo di brani come "Rolls Royce" e "Me ne frego", dal 13 gennaio è già disponibile in preorder "Lauro - Achille Idol Superstar", la nuova edizione dell’album "Lauro", che rinasce con ben sette nuove bonus track, per concludere l’ultima opera dell’artista più iconico e discusso degli ultimi anni. Tra questi pezzi c’è appunto "Domenica". Il testo del brano che l’artista porterà in gara al settantaduesimo Festival della Canzone è stato scritto da L. De Marinis, S. Manzari, D. Petrella, mentre la musica è di M. Ciceroni, M. Cutolo, G. Calculli, S. Manzari. L’idea visuale con cui quest’anno Achille caratterizzerà l’esecuzione di "Domenica" sul palco dell’Ariston è ancora ovviamente top secret. Si sa solo che, nell’esecuzione del brano Lauro sarà accompagnato dall’Harlem Gospel Choir, uno dei cori gospel più famosi al mondo, e dalla direzione d’orchestra di Gregorio Calculli. Ma sicuramente sarà un successo. E’ ancora vivo del resto lo scalpore suscitato dalla performance che Achille Lauro ha proposto in veste di superospite la scorsa edizione del Festival. Ma, attenzione, non si parla di scandalo, ma di scalpore per quei cinque straordinari quadri viventi portati in scena dall’artista Veronese, classe 1990, per infondere forza teatrale al suo fare musica e spettacolo. Arguto anche nelle spiegazioni, Lauro De Marinis, al secolo Achille Lauro, commentò così la sua kermesse 2021 al Festival: "Ho condiviso le mie performance con artisti straordinari, ho cercato di contaminare la musica con elementi teatrali, attraversando tutti i generi, un’operazione pop come Sanremo sa essere pop".
Il bello è che in pochi hanno avuto l’arroganza di gridare al diverso. La gente, la maggior parte del pubblico almeno, sta infatti mostrato di apprezzare il talento di questo fregoli del dopo bomba, di questo replicante en travesti che si erge dalla mediocrità di tante esibizioni dalla mediocrità di tante esibizioni canore attuali e sperimenta idee, soluzioni espressive, aggiungendo derive visuali alle sue derive musicali. Anche il feeling, la sensualità esibita sembra vista da lontano, quasi fosse al di là di un vetro appannato e di slancio anche questa supera divisioni di genere e classificazioni. A differenza di Damiano dei Maneskin, quella di Achille Lauro non è una trasgressione sferzante e rock, alla Rolling Stones, ma un’esigenza più gotica e glam. Alla David Bowie, alla Marc Bolan, per intendersi, E’ un urlo pacato contro l’omologazione; "Non esiste più nulla per me, i generi musicali sono solo gabbiette per topi – ha avuto modo di affermare Achille, liberando la sua sensibilità musicale ed estetica -. Pop, punk, rock, grunge, contemporanea sono un’unica cosa. Sto tornando con un’anima intima, malinconica, che è parte della vita. Sto prendendo i ricordi di quando ero bambino, che sono la parte migliore di noi, quella che forse tutti nascondono. Quel dolce rimpianto che ci lega profondamente".