“Questo disco è una sorta di esplorazione dei sotterranei dell’anima di ognuno di noi”. Si chiama “S.A.L.I.G.I.A. Le 7 vie del vizio” il nuovo album degli Alan+. Si tratta di un progetto multimediale davvero originale, con copertina cartonata, edito da I Libri di Mompracem, composto da un cd di musica strumentale alt rock e post elettronica, da un libro di racconti, ognuno ispirato a un vizio diverso e molto altro, come i video e i disegni che integrano a meraviglia il lavoro.
“S.a.l.i.g.i.a” è l'acronimo con cui si usa definire l'ordine dei 7 vizi capitali (Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira, Accidia): l’ha il duo toscano formato da Alessandro Casini (chitarre elettriche e acustiche, guitarsynth, vibropletrri, noises) e Tony Vivona (basso, contrabbasso elettrico, microkorg, roli, flutebass), che in questo nuovo lavoro, proprio ispirandosi ai vizi, ha realizzato 7 canzoni strumentali, che si sono specchiate nei 7 racconti creati da altrettanti giovani e brillanti autori: Laura Tabegna, Daniela Chisci, Stefano Regolo, Massimiliano Scudeletti, Stefania Robassa, Francesca Danese e Claudia Muscolino. Ognuno sviluppa la narrazione alla sua maniera, tuffandosi nella musica degli Alan+, mentre lo scrittore e agitatore culturale Bruno Casini ha curato l’introduzione.
Per presentare il progetto Casini e Vivona, e alcuni degli autori di Saligia saranno, domenica 2 febbraio alle 19,30, sul palco del Garage, in piazza del Tiratoio a Firenze, per un originale e intenso concerto letterario.
Ma cominciamo dall’inizio. Vivona, come è nato Saligia? “On demand, da una richiesta di Marco Paoli, un mio caro amico regista che, all'epoca del Covid, mi chiese di musicare cinque video di monologhi teatrali senza pubblico in un micro teatro di Borgo San Lorenzo. L’ho fatto insieme ad Alessandro Casini e, come Alan+, abbiamo realizzato una prima versione di sette brani che all’inizio duravano un minuto e mezzo, ma che poi abbiamo ampliato e sviluppato. Da questa commessa è nata l'idea di realizzare delle musiche che rimandano all'idea del vizio e lo rendono palpabile, con l'ascolto di queste note a tema. L’evoluzione di tutto ciò sono i sette brani strumentali che ora fanno parte del progetto, con un intro e un epilogo che permettono all'ascoltatore di entrare nel mood giusto, una specie di ingresso e di uscita da questo mondo un po' infernale, un po' peccaminoso che abbiamo raccontato con grande intensità e sperimentazione”.
Per stigmatizzare i vizi, ma anche il presente? “L’ascoltatore è portato per mano nell’emotività scatenata dalla musica. Una musica ispirata e guidata da quelli che sono stati indicati da sempre come i comportamenti sbagliati del genere umano. L’album ci dà modo di parlare anche del momento storico sociale, assolutamente brutto, che viviamo, che a noi non ci piace nemmeno un po’”.
La pensano così anche gli autori che hanno realizzato i racconti? “Ci piace l’idea di aver unito in un progetto il sistema discografico e il circuito editoriale. Lo abbiamo fatto coinvolgendo i sette scrittori che hanno realizzato con talento altrettanti racconti, ognuno ispirato a un diverso vizio, ma anche alla nostra musica. Ognuno ha lavorato sul brano per partorire il proprio racconto. Da lì è nata la parte letteraria ed è stato un connubio davvero intrigante con le nostre note, con le nostre atmosfere. Nel mezzo, perché avevamo del materiale da utilizzare, abbiamo poi sviluppato i tre video”.
Che, attraverso un QR Code, accompagnando e integrano il progetto? “Certamente. Da sottolineare il corto in animazione di Paolo Moretti per ‘Lussuria’, ma anche il video che riprende la performance di movimento minimale ‘Arms are floatingin a line between space and time’ della coreografa e performer Elisabetta Vittoni per Invidia. Per Superbia, di cui ha curato la fotografia Andrea Benassi, abbiamo usato invece delle registrazioni fatte negli anni 2000 di una performance corporea del compianto attore siciliano Giovanni Martorana, insieme ad altre riprese nuove, fatte adesso. Paolo Moretti ha inoltre realizzato i bei disegni degli animali usati per caratterizzare le grafiche del volume”.
Alla fine il progetto è un lavoro decisamente controcorrente? “Mentre tutti si affannano a parlare nelle loro canzoni, nelle loro creazioni, di cose anche troppo quotidiane, noi continuiamo ad essere una sorta di resistenza culturale. Ci piace pensare che quello che facciamo abbia un senso, siamo felici che la nostra sia un’espressione artistica che ci distingue da tanti conformisti. Oggi si fa tutto in streaming, si smaterializza tutto. Gli Alan+ hanno fatto invece addirittura un cd con un libro e dei video. Questo ci rappresenta senz'altro. La nostra è una forma di resistenza culturale e anche un modo per continuare a ribadire un concetto di base per gli appassionati di musica, di letteratura, cioè il piacere di maneggiare fisicamente un oggetto come questo, che ha un valore non sostituibile, che deriva dalla bellezza, dal piacere di toccare, di leggere, anche di annusare in qualche forma queste creazioni che sicuramente non sono sostituibili dallo streaming”.