"È facile sentirsi un Cupido qualunque, sempre pronto a scagliare le proprie frecce". Per Antonio Aiello, noto semplicemente come Aiello, "Se vuoi raccontare l’amore vero, infatti, devi aver provato quegli strali sulla tua pelle almeno una volta”.
L'Aiello "Romantico"
Non lo si può certo definire un San Sebastiano pop, nonostante la tela del Mantegna su cui ha costruito il concept dell’ultimo disco. Mette in bella mostra i tatuaggi da aitante camionista rotto ad ogni avventura sentimentale, ma l’Aiello trafitto dai dardi della passione sulla copertina di “Romantico” sarebbe un altro. Il cantautore cosentino, trapiantato a Roma, vuole ritagliarsi un posto tra i sentimenti dei fans e getta loro in pasto il nuovo album, per sfamare i voraci appetiti del pubblico della Tuscany Hall questa sera, mercoledì 22 novembre. Perché “Romantico”? "Perché viviamo tempi tossici in cui la gente non s’incontra, non corteggia, non si dichiara, non fa sesso per paura di fallire, di sentirsi rifiutare. Ecco, io voglio buttare il cuore oltre l’ostacolo e dire con orgoglio che sono romantico, aperto agli altri, desideroso di prendersi la vita. E vorrei invitare tutti a risvegliare questo lato romantico che ognuno di noi ha, ma che negli ultimi tempi abbiamo fatto addormentare dietro dinamiche social e relazionali che non esistono". Come intende affiorare dalle nuove canzoni? "Come uno che non ha timore di raccontare le ferite, le cadute, né tantomeno le frecce che gli sono arrivate dalle esperienze di vita, d’amore e di malamore". Lo show è molto fisico. "Sì, ci metto tutto il mio calore e penso che tanto impegno alla fine paghi. Che il pubblico sia affascinato dalla vocalità ovviamente mi entusiasma, ma la vera felicità sta nel fatto che si lasci contagiare dall’entusiasmo, dall’intensità, dalla carnalità che questo spettacolo, fedele alle mie origini e soprattutto al mio carattere, cerca di trasmettere". Che peso ha questo suo ritorno discografico? "Considero ‘Romantico’ un disco molto importante, perché viene dopo due anni di 'ritiro spirituale', chiamiamolo così, in cui mi sono preso tutto il tempo necessario per curare alcune ferite e debellare mostri che mi portavo dentro come quelle crisi di panico da cui sono uscito grazie ad un percorso psicoterapeutico". Questo cos’ha comportato? "Mi sono riaffacciato alla scrittura con un entusiasmo che non avevo da tempo. Volevo un album diretto, immediato, fresco, con tanto r&b, ma anche un po’ di indie e di urban latin". Da quali “mostri” si sentiva oppresso di più? “Dall’ansia di dover dimostrare e dalla paura del giudizio. Fattori che nel 2021 l’esperienza di Sanremo ha elevato all’ennesima potenza. Pur arrivato, infatti, all’Ariston con un hype gigante, ho perso la serenità necessaria a raccontarmi per quel che sono. Così, più che il penultimo posto, non mi sono perdonato questa instabilità emotiva che m’ha portato a non vivere (e a non giocarmi) l’esperienza come avrei voluto. Arriveranno, comunque, altre opportunità”.Visualizza questo post su Instagram