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Artemisia Gentileschi sul palco del Festival di Sanremo. Un'antica replica del primo Seicento dell'opera 'Giuditta e la sua ancella con le testa di Olofernè, un olio su tela della grande pittrice mai mostrato al pubblico e conservato a Genova nei depositi dei Musei di Strada Nuova a Palazzo Rosso, da oggi esposto nel foyer del Teatro Ariston.
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Artemisia Gentileschi ospite d'onore di Sanremo
Le prime artiste a farsi immortalare davanti alla tela sono state Fiorella Mannoia e la ligure Annalisa, seguite subito da Francesco Facchinetti, Clara, Sangiovanni e Francesco Renga. L'iniziativa si inserisce nel progetto 'Ospite d'Onore a Sanremò, ideato da Regione Liguria per promuovere il patrimonio artistico e culturale del territorio nella vetrina del Festival. "A poche ore dal suo allestimento, il quadro di Artemisia è già diventato il superospite del Festival di Sanremo - commenta il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti - La cultura diffusa, in grado di raggiungere il maggior numero possibile di persone, è uno degli obiettivi di questa amministrazione. Se poi a questo si aggiunge anche la trasmissione di un messaggio importante, come quello contro la violenza sulle donne, il risultato è straordinario. Ecco perché abbiamo scelto di portare Artemisia a Sanremo".La mostra a Genova finita nella bufera
La mostra di Artemisia Gentileschi, ospitata al Palazzo Ducale di Genova fino al 1° aprile 2024 dal titolo “Coraggio e Passione” ha suscitato non poche polemiche. A far notare gli aspetti negativi della scelta stilistica da parte del curatore Costantino D'Orazio, sono state alcune studentesse dell'Università di Genova, alle quali si sono poi aggiunte divulgatrici e professioniste del mestiere. Tra queste anche Cristina Chiesura, storica dell'arte e attivista dell'associazione "Mi riconosci?". Al centro della bufera, il modo in cui è stato raccontato lo stupro subito dall'artista e il merchandising della mostra: che per molti sono una spettacolarizzazione del dolore.Visualizza questo post su Instagram
"Pornografia del dolore"
“La mostra esalta un trauma della vicenda personale di Artemisia Gentileschi: il primo stupro subito dal collaboratore del padre, il pittore Agostino Tassì - spiega Chiesura - e lo fa attraverso una sala dedicata, allestita a rievocare la stanza in cui avvenne l’aggressione, con letto sporco di sangue, proiezioni video che si tingono di rosso e addirittura audio delle dichiarazioni tratte dal successivo processo, che per Artemisia fu a dir poco umiliante. Questo evento terribile viene trattato in chiave morbosa, spettacolarizzante e a tratti quasi celebrativa, per pura necessità di marketing. Di certo profondamente offensiva e svilente nei confronti di chi queste violenze le ha subite e, ancora oggi, le subisce sulla propria pelle. Come può la mostra essere adeguata da un punto di vista scientifico se riduce l’artista al proprio trauma, costruendo intorno a quell’unico evento la storia della sua carriera, con l’unico scopo di staccare qualche biglietto in più? È sbagliato e pericoloso dire che in qualunque modo parlare della violenza di genere è comunque utile".La replica di Palazzo Ducale
La replica della Fondazione di Palazzo Ducale non si era fatta attendere: "Riteniamo che il messaggio della mostra sia coerente con l’attenzione che il Ducale in tutte le sue forme ha sempre dedicato ai diritti e alla lotta contro la violenza sulle donne, e sia pensato per arrivare al più ampio pubblico possibile. Rispetto alle critiche che in questi giorni stanno arrivando sulla mostra di Artemisia Gentileschi restiamo aperti al dialogo e al confronto costruttivo". Sulla questione era intervenuta anche Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze. Dopodiché, pochi giorni fa, la lettera e la petizione lanciata dall'associazione di attiviste, Non Una di Meno. La lettera integrale:Visualizza questo post su Instagram