Attrice, regista, madre. Soprattutto Claudia Gerini è una mamma entusiasta. "Sto partendo per gli Stati Uniti, vado da mia figlia Rosa, che sta studiando cinema alla NYU e allo Stella Adler Conservatory. Sono così orgogliosa di lei!". E l’altra figlia, Linda, 12 anni, l’ha portata con sé sul set di un film che ha appena finito di girare in Sicilia, nell’agrigentino. Il film si chiama "Sciacca – Un sogno fatto in Sicilia". Sciacca è una cittadina nel sud della Sicilia. Dove, nella finzione del film, approdano una giovane attrice americana – interpretata da Lilly Englert – un giovane scultore ed una ex showgirl, interpretata dalla Gerini, con una relazione in crisi che, forse, troverà il modo di ricomporre i suoi pezzi proprio nel borgo siciliano. Insomma, una rom-com, una commedia romantica con tutti i crismi. Che nella versione internazionale si chiamerà, infatti, "Sicilian Holiday", con un chiaro riferimento a "Vacanze romane", il film con Audrey Hepburn, il gioiello e la pietra di paragone di ogni commedia romantica sul territorio italiano.
Com’è andata l’esperienza con Linda sul set, nel ruolo di sua figlia? "Molto bene: Linda ha 12 anni, ma è già molto abituata al caos del set. Praticamente è cresciuta sui set: è una Natural Born Actress! Per lei è stata un’esperienza di vita, un modo per conoscere luoghi meravigliosi. Per me, un modo per averla vicina. Non so proprio se vorrà proseguire, se vorrà immaginare che sia questo il suo mestiere: a me non importa, può scegliere quello che vuole, basta che sia felice". "Sciacca" è una storia molto al femminile. E anche la regia è di una donna, Michela Scolari. C’è qualche cosa di più, nello sguardo di una donna su una storia da raccontare? "Secondo me sì, c’è qualcosa di differente, di prezioso nello sguardo di una donna. Nel caso di Michela, poi, è uno sguardo doppiamente prezioso: Michela è colta, è intelligente, ma è anche molto umile, molto generosa. È italiana, ma ha una lunghissima esperienza di vita negli Stati Uniti. Conosce il modo di raccontare del cinema americano, ma ha una sensibilità tutta italiana. Non è la prima volta che lavoro con lei: avevamo fatto insieme un thriller, 'Anna Rosenberg', e avevo avuto modo di apprezzare il suo talento e le sue qualità". C’è sempre molta umanità nei personaggi che lei interpreta. Alla Festa di Roma, è stato presentato un film girato in Nepal, fra tigri e montagne, tra Kathmandu e l’altipiano del Mustang. E lei interpretava la direttrice di un orfanotrofio "Sì, è 'Il ragazzo e la tigre', di Brando Quilici, il figlio del grande documentarista Folco Quilici, nonché a sua volta un bravissimo regista di documentari. Quando mi ha chiamata dicendomi 'Claudia, che ne dici di andare in Nepal a girare un film?'. Non ci ho pensato un attimo. Sono impulsiva, mi getto nelle avventure. Ed è stato un bene, perché ho visto cose che non avrei mai visto altrimenti. E mi sono affezionata da morire a quei bambini: abbiamo girato in una regione depressa del Nepal, in un vero orfanotrofio. Quei bambini me li stringevo, li abbracciavo, avrei voluto essere la mamma di tutti loro".