Le donne delle Pantere Nere: la mostra per “dare loro voce”

Le foto di Stephen Shames esposte in “Comrade Sisters: Women of the Black Panther Party”, l’eposizione al Centre de la Photographie di Mougins, aperta fino al 6 ottobre

di GIOVANNI BOGANI
2 luglio 2024
Le Pantere Nere

Le Pantere Nere

Pantere nere. Un nome che sembra dimenticato, seppellito nelle pieghe della storia. Chi erano le Pantere nere? Che cosa facevano? Che cosa rimane della loro esperienza? Una mostra, che si è inaugurata nei giorni scorsi al Centre de la Photographie di Mougins, in Provenza, ci aiuta a capirlo. È una mostra di fotografie in bianco e nero, tutte scattate fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta. E tutte dedicate alle donne delle Pantere Nere. La mostra si chiama “Comrade Sisters: Women of the Black Panther Party”. Sarà aperta fino al 6 ottobre in questo centro che è, insieme, un museo della fotografia e un centro per esposizioni temporanee di grande profilo.

Foto dalla mostra "Comrade Sisters: Women of the Black Panther Party"
Foto dalla mostra "Comrade Sisters: Women of the Black Panther Party"

Chi erano le Pantere Nere 

Dunque qual era, all’interno di quel gruppo, il ruolo delle donne? Le Pantere nere sono state, fra la metà degli anni Sessanta e negli anni Settanta, un movimento politico per l’affermazione e la conquista dei diritti civili degli afroamericani. Di coloro che, in quegli anni, venivano ancora chiamati “negroes” or “colored”, e vivevano, negli Stati Uniti, vite di seconda classe. Nel 1966 due attivisti, Bobby Seale e Huey P. Newton, fondano il Black Panther Party. Un movimento/partito che si definisce rivoluzionario, anti imperialista, anti colonialista. Un partito che vivrà la sua stagione più vivida all’inizio del decennio, nel 1970 e 1971. Poi, l’Fbi provvederà a farne imprigionare quasi tutti i leader, e le Pantere nere agonizzeranno fino all’inizio degli anni ’80.

Foto dalla mostra "Comrade Sisters: Women of the Black Panther Party"
Foto dalla mostra "Comrade Sisters: Women of the Black Panther Party"

E quello che noi abbiamo in mente, sono gli aspetti violenti del movimento: le tensioni con la polizia, gli arresti, le rapine fatte per finanziare il partito, i membri delle Pantere nere uccisi o catturati, processati. Beh, questa mostra – ed è il suo grande pregio, oltre allo splendore delle fotografie, in un bianco e nero nitido, violento, quasi commovente – ci mostra un altro aspetto del lavoro delle Pantere nere. Legato non alla violenza, ma alla costruzione. Un aspetto meno conosciuto. Campagne per l’istruzione gratuita dei bambini afro-americani, campagne per la distribuzione di cibo ai più poveri, campagne di prevenzione medica, per combattere alcune malattie diffuse soprattutto fra i neri americani, come l’anemia falciforme.

La mostra sulle donne

"Comrade Sisters: Women of the Black Panther Party"
"Comrade Sisters: Women of the Black Panther Party"

Sono foto che “cantano” l’inizio degli anni Settanta. I capelli ricci neri, le chiome afro, l’aria di sfida di queste giovani donne. Ma anche le bambine che studiano in classe, nelle scuole fondate dalle Pantere nere, e le classi con la foto di Malcolm X appesa al muro. Angela Davis, l’attivista forse più famosa, che guarda lontano, un punto oltre la cornice della foto. Ericka Higgins, una delle attiviste storiche, che ride con un chewing gum fra i denti e un cappottone di jeans. E i vassoi del cibo del programma alimentare gratuito per i neri e per le persone svantaggiate. Sacchi di cibo con la pantera che campeggia sulla busta. Distribuzioni di vestiti gratis, analisi mediche. E sempre una donna protagonista. Le foto sono state scattate tutte da Stephen Shames: un fotografo che, quando le Pantere nere hanno iniziato il loro percorso, aveva vent’anni precisi e studiava a Berkeley, l’università più “calda”, più politicizzata degli Stati Uniti. Shames divenne non solo il fotografo “ufficiale” delle Pantere nere, ma anche un loro fiancheggiatore, un attivista a sua volta: le foto che scatta sono tutte segno di una partecipazione, di un condivisione profonda degli ideali del movimento.

Foto dalla mostra "Comrade Sisters: Women of the Black Panther Party"
Foto dalla mostra "Comrade Sisters: Women of the Black Panther Party"

Volevo dare voce a chi non ha voce”, dice Shames. E ha continuato a farlo, per tutta la sua vita professionale. I suoi lavori sono oggi al MoMA di New York e al Metropolitan Museum. Con queste foto, ha raccontato perfettamente un aspetto meno conosciuto della storia delle Pantere nere: quasi la costruzione di un mondo – un mondo pacifico, volto alla istruzione, alla educazione, al benessere materiale e sanitario – un mondo possibile, un mondo nel quale gli afroamericani non dovessero essere costretti a una vita di serie B.