Il più bel secolo della mia vita: il film parodia sulla legge dei cent’anni

Valerio Lundini e Sergio Castellitto, nel film di Alessandro Bardani, raccontano il dispositivo che sancisce il diritto a conoscere i genitori biologici al centesimo anno d'età

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
7 settembre 2023
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Arriva oggi nelle sale un film delicato e potente, toccante e ironico, caustico e dolcissimo, malinconico quanto basta. Si tratta de “Il più bel secolo della mia vita”, opera prima di Alessandro Bardani con Valerio Lundini e un Sergio Castellitto d’eccezione, che è riuscito ancora una volta a stupire il pubblico con un’interpretazione che rimarrà nella storia della sua carriera e della cinematografia italiana.

La legge dei cent'anni

 Sul grande schermo scorrono le immagini di fatti reali legati alla ribattezzata "legge dei cent’anni", un dispositivo che riguarda 400.000 persone e che prevede la maturazione, da parte di un figlio non riconosciuto, del diritto di sapere chi l’ha messo al mondo solo al compimento del centesimo anno di età. Una norma che lo stesso Castellitto non ha esitato a criticare, chiarendo che addirittura da parte dell’Unione europea è giunto un richiamo all’Italia. Un raggiro più che una legge, che fa a pugni con il diritto di ciascuno a conoscere la propria identità personale e addirittura un impedimento alla prevenzione di patologie di natura genetica.

Il più bel secolo della mia vita

A fare da sfondo a un’Italia che, come al solito, quando si tratta di diritti è sempre troppo timida e ancorata a retaggi arrugginiti, è il racconto a due voci della vita che scorre, tra complicazioni e piccole felicità inaspettate, bontà e verità.
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Giovanni (Valerio Lundini) e Gustavo (Sergio Castellitto)

Giovanni, giovane e deciso a scoprire la verità sul suo passato, e Gustavo, centenario e fermamente convinto a difendere la propria esistenza esattamente per come è stata e non per come avrebbe potuto essere, danno vita a un legame che ben chiarisce un concetto talvolta inafferrabile ma fondamentale: "avere vent’anni o cento non cambia poi mica tanto se non riesci a vivere la vita com'è". Un ring sul quale futuro e passato si incontrano e scontrano, dimostrando che il giusto, il bene, il vero sono ben saldi nel presente, nell’attimo vissuto.

Giovinezza e vecchiaia a confronto

Due stagioni della vita messe in scena con intelligente disincanto. Una giovinezza talvolta aspra e severa, alla disperata ricerca della verità, e un’età adulta fatta di consapevolezze e capacità di accogliere la vita com’è. Il finale è inaspettato e giusto: i figli non sono di chi li fa ma di chi li ama. Una sentenza morale che apre uno spaccato di vita reale immenso, una voragine che spalanca le porte a un dibattito ancora quasi del tutto inesplorato dai più sulle adozioni, gli affidamenti, i dolori (tanti) e le piccole grandi felicità, i percorsi, le strade in salita, gli ostacoli, le prove da superare, il concetto di famiglia non solo per come è, ma per come dovrebbe essere. Un’antologia da cui trarre ispirazione per indagare sul vero significato della crescita, della formazione, dell’essere genitori e figli.
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Il film è stato premiato nella sezione +18 al Giffoni Film Festival 2023

La colonna sonora del film firmata Brunori Sas

L’arduo compito di fare da colonna sonora a questa terrena meraviglia è “La vita com’è”, nuovo pezzo di Brunori Sas che in una manciata di minuti spiega come solo lui sa fare il significato profondo e autentico della pellicola, tra il bianco e il nero del pianoforte e parole semplici ma fortissime. “Il più bel secolo della mia vita“, già vincitore della sezione +18 del 53° Giffoni Film Festival, si accinge a diventare un film transgenerazionale, di quelli capaci di indicare la strada a tutti, nessuno escluso. Da vedere, rivedere, smontare, rimontare e fare proprio.