"La mia ricerca sulle donne. La bellezza ha il valore della speranza per il futuro"

Diana Dell'Erba, attrice e regista torinese, nelle sue produzioni cinematografiche e in due podcast affronta molti temi delicati della condizione femminile

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
19 gennaio 2024
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Da sempre attratta dalle tematiche sociali, con al centro la discriminazione femminile declinata in tutti gli ambiti possibili, Diana Dell’Erba è un’attrice e regista torinese tra le più apprezzate del panorama artistico italiano.

Chi è Diana Dell’Erba

Inizia a studiare giovanissima recitazione avendo come insegnante Mamadou Dioume, legato al laboratorio cinematografico di Peter Brook. Ha recitato in diversi film di successo, tra i quali "L’uomo che disegnò Dio" di Franco Nero e in altri diretti anche dal regista Louis Nero. Si è affacciata alla regia con "Registe" del 2013, in cui campeggia la figura di Elvira Notari, prima donna italiana dietro una macchina da presa durante il fascismo; quindi dieci anni dopo con "Beata Beatrix" e  adesso con "Ophelia".
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L'attrice e regista torinese

Ophelia e la lotta tra corpo, mente e cuore delle donne

Si tratta, in questo caso, di un cortometraggio che, come spiega la stessa Diana, è "un’occasione per indagare l’atto creativo e il binomio euforia-melanconia che segna il confine invisibile tra creatore e opera d’arte. Ophelia diviene testimone delle battaglie personali dei tre protagonisti: Elizabeth Siddal, in lotta contro il proprio corpo posto nell’acqua ghiacciata a rischio della vita, il preraffaellita John Everett Millais, distrutto dalla convinzione di non essere all’altezza di ritrarre l’essenza dell’ultimo respiro, e Dante Gabriel Rossetti teso a resistere a qualunque costo in nome dell’Arte. Una lotta tra corpo, mente e cuore che ciascuno di noi ha conosciuto e combattuto nella propria vita". Diana Dell’Erba, che durante il periodo del lockdown ha dato alla luce la figlia Maia, ha particolarmente a cuore i problemi di ogni donna legati alla maternità. Per questo ha creato dei podcast che vogliono fornire sostegno e indicare la strada migliore per affrontare uno dei momenti più delicati e meravigliosi dell’universo femminile.
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La ricerca è una costante nella produzione di Dell'Erba, che si concentra spesso sui temi femminili

La parola chiave di Diana è "ricerca": a questo termine è improntata e si ispira la sua vita professionale e privata. Il suo sguardo abbraccia il mondo che la circonda, con la dolcezza che le è propria e l’acuta percezione di chi, della macchina da presa, ha saputo fare un ideale strumento d'indagine dell’animo umano. Un modo unico per porsi domande, proporre quesiti e spalancare le porte a quelle forme di conoscenza che implicano il più alto grado di sensibilità. Che donna è la sua Ofelia? "È una donna che ha sofferto tantissimo e vuole trasformare la propria sofferenza in bellezza e in speranza. Il mio cortometraggio, che dura 8 minuti, cerca di entrare nell’universo di una donna che ha fatto del dolore un veicolo di introspezione e crescita individuale. Elisabeth Siddal fa della sua vita la metafora ideale di quella trasformazione che assume un prezioso valore emotivo proprio nel contesto molto tormentato in cui avviene". Siddal in che rapporti è col suo pigmalione? "Direi che Liz si dimostra una creatura resiliente al pari degli altri due personaggi maschili. Tutti sono impegnati a loro modo in un difficile combattimento contro se stessi. Lei lo è specialmente nei confronti del proprio corpo, dimostrando grande resistenza fisica. Dante Gabriele Rossetti, il suo compagno, intrattiene anche una relazione con Millais, evidenzia la libertà sessuale in senso assoluto, mentre il suo ruolo è quello di mediatore tra Elisabeth e il pittore.
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"Ophelia" è la sua più recente produzione da regista

Un triangolo affettivo dalle implicazioni sentimentali molto forti che in qualche modo ricorda quello raccontato da Liliana Cavani in 'Al di là del bene e del male'". John Everett Millais un uomo tormentato o piuttosto un manipolatore? "Potrebbe sembrare un personaggio negativo a prima vista, ma il legame molto stretto tra i tre protagonisti della vicenda intende mettere in luce invece come il tormento che avvertono tutti allo stesso modo possa diventare fermento per il raggiungimento di un perfetto modello di bellezza attraverso il compimento di una grandiosa opera d’arte".

Le Registe, da Elvira Notari a oggi

Nel suo corto "Registe" la protagonista è  Elvira Notari. Chi è stata? "In questo mio film del 2014 intervisto le maggiori registe italiane. Il fil rouge è rappresentato dalla interpretazione, da parte di Maria de Medeiros, della regista Elvira Notari, famosa per essere stata la prima donna italiana a occuparsi di cinema in epoca fascista. Di origini napoletane, conosciuta da pochi, è stata riscoperta solo negli ultimi anni per le sue doti professionali davvero straordinarie e la capacità di avviare nella sua città una piccola casa di produzione. Anni di grandi difficoltà per lei, stroncata dalla censura fascista che la ostacolava in molti progetti.
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Il cortometraggio "Registe" ha come protagonista Elvira Notari

Nonostante ciò restano frammenti di alcuni suoi film di grande interesse, soprattutto per la capacità di imprimere i segni tangibili del proprio mondo onirico sulle pellicole, grazie alla sue eccellenti doti di disegnatrice". Che spazio c'è nel cinema di oggi per una donna regista? "Le cose sono molto cambiate nel tempo e non vedo più troppe difficoltà di inserimento per una donna che esprima bene la propria professione. Forse invece noto un certo sbilanciamento nell’insistere, per ragioni che mi sembrano più politiche che etiche, sulle cosiddette ‘quote rosa’. E’ di per sé spesso una forzatura che potrebbe finire con avere una ricaduta non proprio positiva sulla qualità delle scelte".

L'esperienza personale di attrice, regista e mamma

Si è mai sentita discriminata e ha mai subito molestie? "Sicuramente ho fatto fatica a inserirmi e non è stato facile far comprendere il valore del mio lavoro. Ma ho fatto ricorso alla mia forza interiore che è per me una fonte di energia e una risorsa quasi inesauribile di nuove idee e di stimoli. Ho subito delle molestie piuttosto pesanti, ma per fortuna non nell’ambiente lavorativo. Mi trovavo su di un taxi e mi sono accorta che qualcosa non stava funzionando come avrebbe dovuto. Ho inscenato un malessere improvviso e sono scesa a precipizio dalla macchina, sicura di averla scampata bella!". Come concilia il suo lavoro con il mestiere di mamma? "Intanto mi reputo molto fortunata perché mia figlia Maia può contare sull’assistenza amorevole dei nonni e in più il papà è sempre molto presente, con il vantaggio di farla crescere in una vera e propria comunità che la circonda di cure e di affetto.
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Diana ha recitato in importanti film come "L'uomo che disegnò Dio"

Tutte cose non proprio scontate in una società che vede sempre più famiglie mononucleari con una serie di problemi non  facilmente risolvibili. Adesso che siamo in tre, ma in realtà una cosa sola, posso affrontare i miei impegni e qualche necessario viaggio di lavoro in tutta serenità". Quale obiettivo intende perseguire con i suoi podcast in tema maternità e cosa l'ha spinta a idearli? "I podcast sono due e sto lavorando ad altri simili progetti in cui continuo a sottolineare l’enorme mancanza di rispetto nei confronti della nascita non soltanto nel nostro Paese ma in generale, nel resto del mondo. Immaginare lo stato che prelude alla nascita e lo stesso parto gestiti dalla sanità pubblica toglie sacralità a quei momenti unici per ogni donna e li consegna a possibile forme di speculazione. Non a caso nei podcast parlo di violenza ostetrica, quando cioè le pratiche in uso generano una vera e propria violenza sulle donne espropriandole del diritto di veder nascere il proprio figlio in un ambiente accogliente come la propria casa e non in quello asettico e impersonale di una clinica. Per me nascita e morte sono fulcri della vita umana che perciò esigono categoricamente  l’atteggiamento riservato alle cose più sacre in assoluto".
 
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Come immagina il suo futuro? "Fatto di cose belle, di immagini gratificanti, le stesse che certe volte costellano i miei sogni e non sempre trovano riscontro in questa realtà. Ogni volta che non sono contenta di me o di come vanno le cose penso alla bellezza, che non so se riuscirà a salvare il mondo ma certamente possiede tutto il valore della speranza su cui costruire il nostro futuro. Viviamo in un contesto epocale confuso, a mio parere, perciò è proprio proiettandosi nel futuro che possiamo confidare nelle cose migliori per tutti. Sono sicura che i momenti travagliati sono preludio di nuove aperture, di nuovi orizzonti, così dopo tanta notte mi aspetto il sorgere di un’alba luminosa".