Nadia Bengala a Verissimo: “Mia figlia in comunità: la droga l’ha resa violenta”

L’ex Miss Italia ha raccontato per la prima volta la situazione drammatica che sta affrontando con Diana, finita anche nel mirino di un serial killer

di Redazione Luce!
12 ottobre 2024
Nadia Bengala

Nadia Bengala

“Ero molto felice quando l’aspettavo, e quando è nata ne avrei fatta subito un’altra”. Non si aspettava certo il dramma che avrebbe vissuto anni dopo, proprio insieme a quella figlia tanto voluta e amata.

Nadia Bengala, ex Miss Italia, attrice per scelta (“era il mio sogno da quando avevo 6 anni”), magari meno nota di altre sue colleghe per la sua propensione a una vita di eleganza e riservatezza, ha raccontato per la prima volta a Verissimo un segreto a lungo nascosto che riguarda la sua famiglia. 

A Silvia Toffanin la 62enne ha parlato della situazione complicata e che sta vivendo la figlia Diana Schiavardi, 28 anni, finita in comunità per uso di droghe e condannata a 10 mesi per danneggiamento, furto, tentata rapina e lesioni. La sua testimonianza commossa ha toccato il cuore del pubblico, dimostrando di essere una madre forte e coraggiosa di fronte alle avversità. 

La carriera in tv finita a causa di un’illusione

Davanti alle telecamere Bengala ripercorre la sua storia nel mondo dello spettacolo: nata a Siracusa, inizia ad apparire su riviste e passerelle come modella, mentre nel 1985 partecipa alla trasmissione televisiva Zodiaco e tre anni dopo appare come valletta in Ok, il prezzo è giusto!, condotto da Iva Zanicchi. È l’anno della consacrazione, visto che a settembre diventa Miss Italia, incoronata da Fabrizio Frizzi. Poi per lei arrivano il teatro e il cinema, ma chiude la carriera in tv nel fiore degli anni, nei primi anni Duemila.

I motivi di questo allontanamento li spiega in un’intervista rilasciata nel 2017 al settimanale Oggi: “Miss Italia m’ha illuso. Mi sono convinta che si potesse vincere facendo tutto da soli, senza spinte. Non è così. Io ho avuto freni a non finire, altro che spintarelle”. E spiega che questi freni sono arrivati “Prima di tutto dagli uomini. Dicevano di amarmi, ma erano solo capaci di prendere. Appena avevo un’occasione la facevano saltare”. 

La vita privata e le relazioni violente 

Diana, ad esempio, è nata dalla relazione della madre con Otto Schivardi. L’anno successivo alla sua nascita, però, la relazione della coppia è finita. Dal 2007, invece, Nadia Bengala ha una storia d’amore con l’imprenditore Alessandro Stocchi. Sempre a Oggi, nel 2017, la donna aveva spiegato di aver abbandonato la propria carriera a causa di alcune relazioni sbagliate con uomini possessivi: “Ho scatenato una gelosia morbosa. Talvolta anche violenza. Solo io so le botte. Mi difendevo, un po’ le davo, ma quelle che prendevo erano tante”.

I problemi con la droga della figlia Diana

Ma i problemi che l’hanno colpita più nel profondo sono quelli che riguardano proprio la figlia, che sta ancora oggi tentando di salvare nonostante non sia più una bambina ma una donna fatta e finita. Al Corriere della Sera, l'ex Miss Italia 1988 ha confessato tempo fa che questa faceva uso di stupefacenti e per questo è finita in comunità. Le sue parole, di fatto, erano e sono quelle di una madre disposta a tutto pur di aiutare quella ragazza, “Una ragazza sensibile e intelligente. La droga però la sta cambiando, sta scivolando verso il baratro. Per salvarla, l’unica strada è ricoverarla. Un giudice deve prendersi l’impegno di disporne il ricovero coatto. Di sua spontanea volontà, non andrà mai. E allora sarà la fine”. E ribadiva: “Io da sola io non ce la posso fare a salvarla”.

Quel ricovero, in effetti c’è stato: “La situazione era insostenibile. Ho capito di dover fare qualcosa. L'ho prima portata al SerT, le sono stata dietro mattina e sera, poi sono riuscita a convincerla di andare comunità”. E a Verissimo l’ex Miss Italia, non senza qualche lacrima, ha raccontato che ora Diana sta meglio ma e che sta proseguendo le cure per uscire definitivamente dal baratro. In quel tunnel c’era finita dopo il diploma, quando è andata a vivere a Londra: “Era sola, libera, si è fatta attrarre da situazioni sbagliate”. Tanto che a un certo punto, la madre ha persino perso ogni contatto con lei: “È sparita per un anno e mezzo”.

E anche questo ultimo anno, per lei e la ragazza, non è stato certo facile, anzi “è stato difficilissimo, soprattutto gli ultimi mesi che sono stati orribili. Era imbarazzante vedere come stesse Diana, era insostenibile persino incontrarla. Era diventata violenta persino con me”, dice ai microfoni di Toffanin. 

Nel giro del serial killer 

Per non farsi mancare nulla, negli ultimi tempi il nome di Diana Schivardi è finito su tutti i giornali perché sarebbe entrata in contatto con Giandavide De Pau, il serial ‘killer di Prati’ (è l’omicida di tre prostitute uccise il 17 novembre del 2022, ndr), rischiando di diventare una delle sue vittime. “Io da madre sentivo che Diana stava vivendo una vita pericolosa, anche se non ne sapevo nulla. Non ho dormito per anni”, dice Nadia Bengala. Quando è venuta a sapere di questa frequentazione ha spiegato: “Non sempre so tutto di lei. E sono rimasta sconvolta. È la dimostrazione che Diana ha l’istinto di sopravvivenza ancora funzionante. Però ha rischiato di finire male. Purtroppo le brutte persone le incontri quando marci sulla strada sbagliata. Un po’ te le cerchi, e un po’ loro si avvicinano”.

La condanna per tentato furto e resistenza a pubblico ufficiale

Una mamma disperata, come se non bastasse tutto questo, anche dopo la condanna a 10 mesi della figlia, arrivata prima che questa entrasse in comunità e probabilmente causata proprio dai problemi con gli stupefacenti. Diana era accusata infatti di aver tentato di rubare all’interno di alcune auto e di essersi scagliata contro chi ha provato a fermarla. Un processo al quale Diana però non si è presentata. “Mia figlia – aveva detto la mamma al Corriere – vive in una realtà tutta sua, purtroppo. Io le dedico ogni minuto del mio tempo. Lo faccio con amore, perché lei ne ha bisogno. Le spiego, ma lei è lontana, non credo abbia afferrato quanto è grave la condanna e i motivi che ne sono all’origine”.