Maria Stella Milani, a teatro e nella vita "Tutto ciò che ci resta" è l'amore

Ha appena 26 anni ma ha già esordito con successo sui palchi francesi. Ora la regista 26enne porta il suo spettacolo "(Tout) ce qui (nous) reste" a Firenze

di GIOVANNI BOGANI -
6 dicembre 2023
Maria Stella Milani

Maria Stella Milani

Ha portato a Firenze, all’Istituto francese, (Tout) ce qui (nous) reste, "Tutto ciò che ci rimane". Uno spettacolo sull’amore, sulle varie forme dell’amore, su come viviamo l’amore, su come lo facciamo morire o nascere dentro di noi. Tre attori in scena – una è lei – scenografie essenziali: due teli di plastica bianca, una moka e un microonde. Musiche che appaiono in rari momenti, ma quando emergono, lasciano il segno: da “Satisfaction” dei Rolling Stones a “Nessun dorma” dalla Tosca di Puccini. Nel finale, “Non, je ne regrette rien” di Edith Piaf travolge gli spettatori fino al lunghissimo applauso.

La giovanissima regista: chi è Maria Stella Milani

 
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Lei ha appena ventisei anni, si chiama Maria Stella Milani. Romana, cresciuta in mezzo ai film – il padre è giornalista cinematografico – e con una grande fame di conoscere, di crescere. Dopo i diplomi alla Guildhall School di Londra e al Cours Florent di Parigi, ha scritto questo spettacolo in francese, è stata nominata al Prix Jacques 2022 come miglior autrice. È andata in scena a Parigi al Théâtre Funambule, e ha ricevuto recensioni lusinghiere. Per essere la prima creazione teatrale, è il segno di un talento di cui sentiremo ancora parlare. Abbiamo intervistato Maria Stella a Firenze, appena scesa dal palco della rappresentazione all’Istituto francese. Maria Stella, qual è la sua storia? “Mi sono laureata a Londra in Diritto internazionale, sono arrivata a Parigi per un lavoro che non aveva nessuna relazione col teatro. Mi sono iscritta ad una scuola di teatro a Parigi, il Cours Florent. C’era la possibilità di creare uno spettacolo, e io ho creato questo. Lo spettacolo è stato selezionato fra i migliori lavori di fine corso e la cosa ci ha permesso di portarlo in un teatro vero parigino, il Funambule".
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Una scenografia minimale e appena tre attori in scena per lo spettacolo "Tutto ciò che ci rimane"

Detta così, sembra semplice. Ma ha attraversato tre nazioni, ha scritto uno spettacolo in una lingua non sua, ha ricevuto dei premi... “Direi che c’è stata un po' di fortuna, un po' di tenacia, e un po' di lavoro...”. Ma quanto è stato difficile? "È stato difficile, ma anche facile. In Francia credono molto alle giovani generazioni, anche a livello economico. Trovare persone che scommettono a livello economico su una giovane compagnia è stato fondamentale. Io per questo sarò sempre riconoscente alla Francia”. Non si è mai sentita straniera? "In realtà no: avendo fatto una scuola bilingue italo/francese in Italia, non mi sono mai sentita straniera. Poi ho trovato una casa nella scuola, che ci ha permesso di sperimentare e di imparare”.

 A teatro con "(Tout) ce qui (nous) reste"

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"(Tout) ce qui (nous) reste"

Lo spettacolo mescola mitologia, storia, letteratura... "Volevo che la messa in scena fosse semplice, minimalista, pura. Nel testo, ho pensato che la riflessione che l’umanità ha fatto nei secoli su Eros e Thanatos fosse preziosa. E dunque ho raccolto citazioni, testi che attingono alla letteratura antica, alla mitologia”. Qual è il centro, il punto focale del suo racconto? "La sensazione che oggi ci siano molte coppie, ma poche persone che si amano". Il messaggio per il presente di questo spettacolo? “Per amarsi, occorre non essere distratti.  Siamo sempre distratti, parliamo con la persona amata ma controlliamo le notifiche sul cellulare... E’ importante investire del tempo per conoscersi, per continuare a scegliersi”.