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Tu sei “Mia”: i rapporti tossici di cui le ragazze non parlano per vergogna

Il film di Ivano De Matteo con l’esordiente Greta Gasbarri nei panni della protagonista, premiato al Festival del cinema di Spello, affronta temi delicati e attuali, come il revenge porn, il rapporto genitori/figli e le difficoltà per le ragazze di riconoscere i segnali di una relazione pericolosa

di GIOVANNI BOGANI -
21 marzo 2024
Una scena dal film "Mia"

Una scena dal film "Mia"

Un amore adolescenziale, lei poco più che bambina, lui skinhead ventenne, imbottito di soldi. Un amore che prende subito una deriva patologica: con lui che la controlla, diventa manipolatorio e violento. Telefonate ossessive, imposizione di vestiario alla ragazza. Le scritte sotto casa di lei, le parole strafottenti sibilate al padre della giovane donna. Una madre che pensa che la situazione sia ancora, tutto sommato, normale: un padre che invece sente puzza di bruciato, subodora la direzione malata che ha preso il rapporto.

L’amore tossico

È il punto cruciale di “Mia”, il film di Ivano De Matteo che è stato premiato al Festival del cinema di Spello, diretto da Benedetta Cocchini. Il film affronta temi delicatissimi, come quello del revenge porn, fenomeno allarmante fra gli adolescenti, e del rapporto genitori/figli, le difficoltà del dialogo fra genitori e adolescenti. Si parla di violenza sessuale, e delle conseguenze terribili che ha su chi la subisce. Si parla anche dello sgomento dei genitori, e della tentazione della giustizia privata.

La protagonista di Mia Greta Gasbarri
La protagonista di Mia Greta Gasbarri

Interpretato da Edoardo Leo, Milena Mancini e dalla giovane Greta Gasbarri, “Mia” è in questi giorni su Prime Video e sarà presto su Sky. Ma da mesi Ivano De Matteo – insieme alla sceneggiatrice del film, la compagna Valentina Ferlan – ha portato il film in numerose scuole in tutta Italia. Portando allo scoperto molte altre storie, simili e addirittura più pesanti di quella che il film racconta. Ne parliamo con il regista. Ivano De Matteo, “Mia” nasce da racconti reali, da storie vere? “Sì. Amici che frequentiamo da anni ci hanno raccontato il momento di difficoltà che stavano vivendo: la loro figlia non usciva più da casa, aveva rinunciato allo sport, non si vestiva più in maniera ‘libera’, spensierata. Avevano intuito che stava succedendo qualcosa di grave, e avevano ragione. Io e la mia compagna abbiamo due figli adolescenti: la storia che i nostri amici ci raccontavano poteva riguardare noi, poteva riguardare tutti. Ci siamo messi al lavoro, per trarne un film”. Che tipo di ricerche avete fatto per il film? “Da una parte, abbiamo lavorato con degli psicologi, che ci hanno raccontato la loro esperienza. Dall’altra, ed è stata la parte più importante, più interessante, abbiamo parlato con nostra figlia e con lei sue amiche. Ci hanno raccontato le dinamiche di alcuni rapporti, ci hanno aiutato a definire meglio i dialoghi”.

Il regista Ivano De Matteo
Il regista Ivano De Matteo

Quanti anni ha vostra figlia? “Adesso diciassette. Quindici, quando abbiamo iniziato a pensare al film. E non lo nascondo, c’è sempre l’ansia, la paura ogni volta che esce, ogni volta che apre il telefono”.

La protagonista del film, Greta Gasbarri, non aveva mai fatto cinema prima? “No. Abbiamo avuto una grande fortuna: dopo tanti provini infruttuosi, abbiamo trovato la protagonista più vicino a noi di quanto pensassimo. Greta è una compagna di scuola di mia figlia: ha fatto un provino, ed era perfetta. E anche dopo, sul set, non ha avuto paura, non si è irrigidita, come qualche volta accade quando si comincia a filmare”. “Mia” è un film molto attento ai dettagli, alla credibilità di ogni particolare, gli indumenti, i tagli di capelli, i gesti. “L’attenzione alla credibilità è sempre stata importante per noi. Tutto il nostro cinema – mio e di Valentina – si basa sulla verosimiglianza, sulla aderenza alla realtà. Abbiamo girato una dozzina di documentari, e la verità delle cose quotidiane è quello che ci colpisce, ciò a cui cerchiamo di essere fedeli”.

Le riprese del film
Le riprese del film

Avete fatto molte proiezioni nelle scuole? “Un numero enorme. Credo che ad oggi abbiamo fatto proiezioni davanti a novemila ragazzi”. Che cosa avete percepito, nelle molte proiezioni con i ragazzi? “Appare chiaro che quello dei rapporti tossici, della manipolazione da parte di un partner verso l’altro, è un problema diffuso. E sommerso. Perché quasi sempre chi lo subisce non ne parla. E il silenzio è pericoloso”. Si parla quasi sempre di ragazze. Che non denunciano, che non trovano il modo di difendersi. Perché? “Perché sperano, fino all’ultimo, di cambiare la persona che hanno davanti, finché non capiscono che è troppo tardi. Mettiamoci anche l’inesperienza: se il loro ragazzo proibisce loro di vestirsi come prima, lo prendono come un atto di amore, di attenzione. E non è che un esempio”.

Ci sono state ragazze che hanno raccontato storie simili? “Non c’è stata proiezione in cui qualche ragazza non si sia alzata e, magari timidamente all’inizio, non abbia raccontato una storia analoga a quella che il film racconta. In un caso, una ragazza ha raccontato il suo tentativo di suicidio, le cui conseguenze la avevano portata sulla sedia a rotelle”.

Da sinistra Milena Mancini, Greta Gasbarri e Edoardo Leo
Da sinistra Milena Mancini, Greta Gasbarri e Edoardo Leo

Qual è il ruolo dei genitori in tutto questo? “Spesso i genitori si sentono impotenti. In alcuni casi si accorgono di qualcosa, ma fanno finta di niente, sperano di essersi sbagliati. A volte, si trovano nell’impossibilità di proteggere una figlia che è innamorata, e che non vede il male nell’agire del ragazzo. E non si può educare ad innamorarsi”. C’è una soluzione, c’è un modo di evitare le conseguenze più gravi di una manipolazione affettiva? “Non abbiamo la verità in tasca, e anche noi – come genitori – avremmo le nostre difficoltà, come tutti. Ma credo che la cosa più importante sia parlare. Se ne parli, puoi superare il problema. Se una ragazza non ne parla, tutto esplode al suo interno. C’è una implosione pericolosa, potenzialmente devastante. Ed è quello che accade. Le ragazze non ne parlano, per pudore, per vergogna, non denunciano. E le conseguenze, in alcuni casi, sono gravi”.