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Home » Spettacolo » Morgan: “Non mi pento di avere il coraggio di dire le cose che non sono scontate“

Morgan: “Non mi pento di avere il coraggio di dire le cose che non sono scontate“

Lo sfogo di Marco Castoldi: “La mia situazione non è assolutamente piacevole", confida il cantante. "La gente non lo sa come è feroce, come è violento quello che mi capita“

Giovanni Ballerini
26 Gennaio 2022
Marco Castoldi, in arte Morgan, 47 anni

Marco Castoldi, in arte Morgan, 47 anni

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“La mia situazione non è assolutamente piacevole. La gente non lo sa ancora, perché non voglio scioccarla, come è feroce, come è violento quello che mi capita, come è a tutto campo l’attacco del sistema nei miei confronti. Quello che cerco di fare è mantenermi ben saldo seguendo principi etici, morali, artistici perché credo nel valore della coscienza, della comunicazione”.

Marco Castoldi, in arte Morgan (47 anni)
Marco Castoldi, in arte Morgan (47 anni)

Reduce da un bel concerto in Toscana, Marco Castoldi in arte Morgan si racconta e sprona la gente, il suo pubblico, ma non solo, a riprendersi la vita, a ragionare fuori dagli schemi del conformismo.
“Le persone devono trovare la forza di essere libere dalla schiavitù che è loro imposta da questo regime assurdo tecnocratico e denaro centrico, dove si è persa in gran parte la dimensione dell’umanità. Io ho dei riferimenti culturali. Da un punto di vista filosofico vengo da Chomsky, dal suo pensiero assolutamente combattivo, libertario. Musicalmente appartengo a una scuola di cantautorato che viene da De André e Battiato. Ho frequentato molto Mauro Pagani e il mio primo libro A parte Morgan lo pubblicai per una casa editrice anarchica l’Eutra. Il mio è un pessimismo attivo, una rivoluzione pacifica che si basa sull’intelligenza, sul dialogo e sul verbo. All’interno di questa idea l’arte è il veicolo principale attraverso cui far passare messaggi”.

Morgan e Bugo: esibizione esplosiva durante il Festival di Sanremo 2020
Morgan e Bugo: un’esibizione esplosiva durante il Festival di Sanremo 2020

Lo è anche la canzone?

“È un contenitore potentissimo in cui si possono mettere dentro idee molto forti. Credo che il cantautore sia il ruolo più bello che possa esserci. Io sono grato a Dio per questo privilegio, per questa fortuna che cerco di onorare lavorando, impegnandomi, studiando con serietà e rispetto per il lavoro altrui. Il cantautore è un equilibrista fra il poeta, il comunicatore, e il musicista: è un lavoro complesso fra testo e musica che tanti miei colleghi non sfruttano completamente perché sono attratti dal denaro”.

Morgan, Che effetto le fa essere uno dei rari miti del rock che ci sono rimasti?

“I miti sono personaggi della letteratura, della mitologia, sono esseri fittizi, inventati dall’uomo. I miti sono gli eroi della fantasia, mentre io sono reale. Purtroppo essere audaci e libertari, lottare per affermare le proprie idee non paga. Ma, farlo con un alto senso della collettività è per me assolutamente irrinunciabile: è l’idea di un’evoluzione sociale che tende a liberare i singoli individui dalla coercizione che il sistema opera sulla società”.

Morgan: una rivelazione a 'Ballando con le stelle', edizione 2021
Morgan: una rivelazione a ‘Ballando con le Stelle’, edizione 2021

Attraverso i media?

“Soprattutto attraverso il sistema individuabile sui social network e sul sistema di controllo che è diventato la rete. Quando nacque Internet aveva prospettive completamente diverse, come la libera comunicazione, il miglioramento, l’evoluzione, Doveva andare nella stessa direzione della libertà e invece è andata totalmente contro l’individuo”.

L’arte ci può salvare?

“L’artista è una figura di riferimento, perché rappresenta il mondo, lo descrive, lo racconta. Ha grandi chance, ma anche responsabilità, deve vivere con slancio il suo lavoro. Anche quando rappresenta il sogno, l’utopia, l’importante è che esprima tensione verso gli ideali di giustizia, di liberazione”.

Anche quando si parla di rock?

Marco Castoldi, in arte Morgan, in una foto datata 2008
Marco Castoldi, in arte Morgan, in una foto datata 2008

“Nell’ambito del lavoro artistico c’è la costruzione dei personaggi, che, nel caso del rock and roll sono a immagine e somiglianza dell’artista stesso, Il musicista rock nel suo comportamento, nella sua idea, nel suo pensiero, esprime la sua lotta, la sua trasgressione. Non c’è nessuna violenza e nessun oltraggio in questo. Non è offesa, ma un segno di civiltà perché nella trasgressione c’è la provocazione. Che è quanto di più nobile ci abbia insegnato il messaggio cristiano e Cristo stesso. Provocazione è avere il coraggio di dire le cose che non sono scontate, che rivoluzionano il comune pensare. il ribaltamento delle regole o delle abitudini”.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
“La mia situazione non è assolutamente piacevole. La gente non lo sa ancora, perché non voglio scioccarla, come è feroce, come è violento quello che mi capita, come è a tutto campo l’attacco del sistema nei miei confronti. Quello che cerco di fare è mantenermi ben saldo seguendo principi etici, morali, artistici perché credo nel valore della coscienza, della comunicazione".
Marco Castoldi, in arte Morgan (47 anni)
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