Natasha Stefanenko: "Io modella? Lo ritenevo antisovietico. E a 17 anni mi vedevo bruttina"

La vittoria a un concorso di bellezza le ha cambiato la vita: "Nemmeno volevo partecipare, per me era una proposta sminuente: ero ingegnere metallurgico, avevo studiato tanto e non per finire su una passerella"

di BARBARA BERTI -
26 luglio 2023
Natasha Stefanenko (Instagram)

Natasha Stefanenko (Instagram)

Modella? No, proprio non riuscivo a immaginarmi modella, un mestiere che ritenevo quasi antisovietico”. A parlare è Natasha Stefanenko (52 anni), modella, attrice, conduttrice ora anche scrittrice.
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Natasha Stefanenko da poco ha dato alle stampe “Ritorno nella città senza nome” (Mondadori)

Da poco ha dato alle stampe “Ritorno nella città senza nome” (Mondadori), un libro denso di storie e sentimenti che, attraverso l’espediente del thriller, racconta l’anima di un paese inquieto, l’Urss dei primi anni Novanta, che vive la dirompente irruzione di nuove libertà. Una storia appassionante che la russa naturalizzata italiana presenterà il 27 luglio (ore 21,30) sul palco di “Parole e voci sul mare a Camogli” mentre il 28 luglio (ore 18,30 ) sarà ospite della rassegna culturale “La Terrazza” di San Casciano dei Bagni (Siena).
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Natasha Stefanenko (52 anni), modella, attrice, conduttrice ora anche scrittrice (Instagram)

Natasha Stefanenko e la sua città segreta

Natasha, parliamo della sua città segreta, cosa è S-45? “Sono nata nel pieno regime sovietico, ai tempi di Brest-Litovsk. La città in cui abitavo non aveva un nome, perché per motivi militari, quasi per mezzo secolo, non esisteva sulla carta geografica. Si trova vicino a Sverdlovsk, oggi Ekaterinburg, negli Urali. Era circondata da filo spinato e muri alti e controllata costantemente dalle guardie. C'erano pochissimi varchi per entrare. Anche i cittadini sovietici, per accedervi, dovevano procurarsi i documenti che erano quasi impossibili da ottenere. Noi abitanti potevamo entrare e uscire perché avevamo un pass. A tutti gli altri era proibito”. Con gli occhi di una bambina, una città così fa paura? “Paradossalmente no. Mi sentivo protetta, per me era la normalità. Vivevamo sicuri, non ci mancava alcunché, avevamo bei negozi, cinema, teatri, buoni ospedali e persino l’università. Nessuno sentiva il pericolo: solamente dopo Chernobyl ci accorgemmo della gravità della nostra passata esistenza. Ma da ragazzina mi ha scioccato molto di più Mosca dove mi sono trasferita per studiare ingegneria metallurgica all'Università Nazionale di Scienza e Tecnologia”.
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Laureata in ingegneria è diventata modella ed è arrivata in Italia (Instagram)

Perché ha deciso di raccontare questa storia? “Era tanto tempo che ci pensavo. Da una decina d’anni riordino ricordi di quand’ero giovane e abitavo nella città segreta. Non è stato facile selezionare la giusta narrazione: volevo evitare la biografia, troppo autocelebrativa ma anche dal ritmo noioso. Il piglio avventuriero mi è sembrato il migliore. In questo salto nel vuoto sono stata ben spalleggiata da mio marito Luca (Sabbioni, ndr) e dalla bravissima Graziella Durante. L’attualità mi ha spinto a descrivere la strana vita in Russia dei Novanta, un periodo incredibile che ha cambiato il mondo, una modalità senz’altro utile anche per comprendere questo contemporaneo confuso”. A proposito di attualità, da russa come vive il conflitto in Ucraina? “Male, io sono contraria a tutte le guerre. Ora si parla solo di questa perché ci sono tanti interessi economici. Spesso mi domandano da che parte sto ma non è la domanda giusta perché in questo conflitto tutto il mondo sta perdendo. Mi auguro che si arrivi presto a una pace”.
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Natasha Stefanenko insieme alla figlia Sasha Sabbioni (Instagram)

Modella per caso

Torniamo alla sua gioventù. Laureata in ingegneria è diventata modella: come è successo? “Per caso. A Mosca era arrivato il primo McDonald’s, c’erano file chilometriche. Un giorno ci andai anche io, tre ore di coda e dietro di me un truccatore gay, una cosa incredibile da noi all’epoca, che si proponeva di truccarmi e farmi andare al concorso ‘The Look of the Year’. Per me era una proposta sminuente: ero un ingegnere metallurgico e avevo studiato tanto e non certo per finire su una passerella. Poi ribaltai il pensiero e riuscii a immaginare il cambiamento come un’opportunità per girare il mondo”. A 17 anni, però, si vedeva bruttina… “Beh, mia mamma mi ricordava sempre che ero molto alta. Diciamo che mi faceva venire i complessi, mi diceva che ridevo come un cavallo. Sono cresciuta pensando più a essere bella dentro che fuori. E questi valori mi hanno accompagnato anche quando ho iniziato a lavorare in Italia come modella”.
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Natasha Stefanenko da 30 anni vive in Italia. E' arrivata dopo la vittoria del concorso “The Look of the Year”

La vittoria del concorso “The Look of the Year” è stata la prima svolta. Ci racconta la seconda? “Di nuovo un incontro casuale. Ero in un ristorante con un amico italiano e si avvicina Beppe Recchia: mi fa capire che vorrebbe lavorare con me, ma pensavo ci volesse provare. A quell’epoca si pensava che le modelle russe fossero disponibili, c'erano questi pregiudizi. Invece, mi fece un vero provino per il programma ‘La grande sfida’ con Gerry Scotti”. E poi cosa è successo? “Beh, non volevo apparire come quella 'bella e oca'. Così mi misi a studiare l’italiano, era una sfida con me stessa. All’inizio non volevo neppure continuare a lavorare in tv tanto che quando Fabrizio Frizzi mi propose di lavorare con lui a ‘Per tutta la vita’ inizialmente rifiutai. Fu mio marito a convincermi. Da quale momento ho fatto tanta tv e continuo ancora oggi, è il mio habitat naturale".
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Insieme al marito Luca Sabbioni (Instagram)

Il cuore batte per...

Sono trent’anni che vive in Italia con la sua famiglia. Ma si sente più italiana o più russa? “Ho due cuori, uno russo e uno italiano. L’Italia mi ha accolto fin dal primo momento e l’accoglienza è uno dei grandi valori di questo paese. Ma non rinnego le mie origini. Anzi, con questo libro spero di riuscire a far capire la storia russa del periodo 1991-1992, anni intensi e con tante contraddizioni. La storia è importante per capire anche il presente e non basta leggere due titoli di giornale o un post social. Bisogna documentarsi, comprendere i meccanismi”. Progetti futuri? “Al momento mi voglio ‘gustare’ questo libro, per me è un’esperienza nuova. Certo, la trama potrebbe anche diventare un film e se così non fosse posso sempre scrivere il secondo capitolo”.