“Now and then”: l'ultima canzone dei Beatles è il testamento delle quattro leggende

The last song, ri-arrangiata grazie all'intelligenza artificiale, è stata pubblicata a livello mondiale il 2 novembre scorso. Ma cosa ne pensa il pubblico di fedelissimi?

di CATERINA CECCUTI -
10 novembre 2023
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Le mani di Paul McCartney che accordano la chitarra, le bacchette di Ringo Starr in posizione dietro la batteria, la voce dei due unita a quella di George Harrison in una sessione degli anni '90 conta "One, two, tree...".

The last song of Beales: ecco "Now and Then"

Poi la musica parte: sono le note di "Now and then", l'ultima canzone dei Beatles – the last song. A cantare è davvero John Lennon, un miracolo reso possibile dall'intelligenza artificiale, a distanza di 43 anni dal suo assassinio. La demo originale di questa canzone è degli anni '70, registrata sul nastro di una cassetta. John cantava al piano. Quando Paul, Ringo e George si riunirono per lavorare ai pezzi incompleti di John erano ormai gli anni '90 e la demo di “Now and then” risultò inutilizzabile, perché con la tecnologia di allora non era ancora possibile liberare la voce del grande compositore inglese dal suono del piano in sottofondo.
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Paul McCartney nello studio di registrazione

Oggi, a distanza di quasi vent'anni, l'intelligenza artificiale l'ha permesso. Nel frattempo però, il 29 novembre del 2001, George Harrison è morto stroncato da un brutto male, ad appena 58 anni, e non ha potuto ascoltare la versione definitiva della canzone, ri-arrangiata e completata dai due Beatles ancora in vita. “The last song of Beatles” viene rilasciata al mondo il 2 novembre scorso, come un dono a tutti coloro che – anche senza saperlo – in cuor proprio la stavano aspettando, e rappresenta a tutti gli effetti l'addio della band – intesa nella sua formazione completa - al suo pubblico.

Cosa ne pensa il pubblico?

Un pubblico planetario, intergenerazionale, che da sessant'anni ascolta, canta, suona e balla sulle note del quartetto di Liverpool. Non importa quanti anni si hanno, non importa in quale parte di mondo si vive; “Tu chiedi chi erano i Beatles - cantavano gli Stadio nel 1984 - e tutti sapranno rispondere". “Ho ascoltato 'Now and then' al telegiornale – spiega Cesare, già professore all'Università degli Studi di Firenze, che a giugno compirà ottant'anni – ed è stato come fare un tuffo nel passato. Non parlo solo di un passato fatto di musica e di ricordi, ma di un luogo dell'anima in cui tengo custoditi i miei valori e le radici della mia identità. Ero un ragazzo della stessa età di John e Paul quando li ascoltavo dai vinili, e quello che loro stavano facendo attraverso la musica, lo stile e le parole delle loro canzoni era assolutamente rivoluzionario. Quei ragazzi predicavano la pace in un mondo devastato dalla guerra – si pensi al Vietnam -; parlavano di amore, un amore libero che aveva il diritto di essere palesato, vissuto, in una società che invece era piena di tabù e di limitazioni. Erano gli anni '60, la nostra generazione avrebbe voluto dire tante cose ma l'epoca in cui vivevamo non ce lo permetteva.
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John Lennon e Yoko Ono chiedono la pace

I Beatles, invece, quelle stesse cose le gridavano a pieni polmoni, dando voce a ciò che ogni ragazzo di vent'anni si portava dentro e dimostrando a tutti – noi giovani per primi – che il cambiamento era davvero possibile e stava accadendo. La musica dei Beatles unì il mondo intero, superando le ostilità, le rivalità, tutti impazzivano per loro e tutti condividevano la passione per le loro canzoni" Professore, pensa che lo stesso messaggio sia contenuto anche in “Now and then”? “Sì. Non è un caso se Paul e George – il professore si riferisce ai Beatles chiamandoli sempre per nome, come fossero amici di infanzia – hanno scelto di lanciare l'ultima canzone della band proprio adesso. Il loro messaggio è ancora lo stesso: pace e amore. E, purtroppo, il mondo che lo accoglie è ancora lo stesso, ossia un mondo in cui esistono odio e divisione. Un mondo dominato dalla guerra, che forse stavolta sarà troppo distratto per ascoltare la voce dolce di John. Ma loro ci hanno voluto comunque provare, secondo me. È il loro addio, insomma non esistono altre tracce della voce di Lennon su cui lavorare, né la chitarra di George potrebbe più partecipare alle sessioni in sala di registrazione. È il loro testamento, che contiene sempre lo stesso messaggio, dagli anni '60 ad oggi: il cambiamento esiste, si può fare. Ed io aggiungerei che si deve fare. Allora cantiamo i Beatles e facciamolo”. “Sono cresciuta con la loro musica nelle orecchie – commenta Laura, 43 anni, biologa bolognese - . I miei genitori mettevano le loro canzoni quando eravamo in macchina e poi le cantavano a squarcia gola pure essendo stonati come campane. La verità è che con due accordi i Beatles riuscivano a creare atmosfere impareggiabili. La loro musica era di una ricercatezza unica, ma il prodotto finale che offrivano al pubblico era semplice, pulito, alla portata di tutti. Insomma, chi è che non ha mai intonato una canzone dei Beatles?”. Quando ha ascoltato “Now and then”?

"Stavo guidando, ero in macchina con mia figlia di sei anni, sintonizzata su Virgin Radio. La canzone usciva quel giorno. Ho chiesto a Carolina 'Lo sai chi è questo che canta?' e lei mi ha risposto 'È quello che canta Imagine', riconoscendo John Lennon, perché fin da piccola tra le tante cose le ho spiegato chi erano i Beatles e a lei, semplicemente, sono rimasti subito in mente. Ma la parte della storia che le piace di più è quando le racconto che negli anni '90 insieme al nonno ero andata a vedere il concerto di Paul McCartney. Mio padre, solitamente taciturno, quella sera si era scatenato. Gridava il nome di Paul sperando che si girasse almeno una volta a guardarlo, voleva incontrare gli occhi del suo mito".

Il video dell'ultimo brano

Qualcuno critica il video della canzone. Sempre grazie all'intelligenza artificiale si vedono Beatles giovani mischiati a quelli più attempati e, soprattutto, membri del gruppo che non ci sono più accanto a quelli che ancora vivono. Ho sentito biasimare anche la scelta di alcune immagini di repertorio in cui Lennon ha movenze scomposte, ironiche. Lei cosa ne pensa? “I Beatles sono sempre stati disobbedienti, ma con garbo. Ed è sempre stata questa la loro forza straordinaria. Penso che la scelta di video in cui Lennon fa un po' il buffone sia una naturale continuazione di questo filone. È come se gridasse 'Ehi sono qui, rideteci su, non prendete troppo sul serio la malinconia di questa canzone'. Insomma, credo sia una specie di 'Beatles way' per sdrammatizzare. Dopo tutto stiamo parlando di una canzone molto nostalgica”. Edoardo è un architetto, classe 1974, originario di Milano. A lui abbiamo chiesto in che modo, a suo parere, i baronetti inglesi siano stati rivoluzionari: “Beh, per cominciare, sono state le prime pop star ad essere nominate “baronetti” dalla regina Elisabetta. Scherzi a parte, i Beatles sono riusciti a miscelare ed armonizzare influenze musicali dell'epoca, dal rhythm and blues al primo rock'n roll, fino allo skiffle, un genere di cui si è perso memoria.
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Nel video i quattro componenti si mescolano, vecchi e giovani, ancora vivi e morti

Non si sono mai fermati. E nella miscela hanno introdotto novità che funzionavano, anche perché non erano soli, riuscivano ad attrarre figure come ingegneri della musica e produttori capaci di comprendere il loro potenziale rivoluzionario e contribuire a fornire alla loro genialità tutti gli strumenti necessari per esprimersi e per crescere. Inoltre erano abili a scrivere non soltanto canzoni d'amore, ma anche relative a tematiche assolutamente originali, come 'Yellow Submarine', per esempio. Parlavano di questioni sociali, introspettive, nel loro periodo psichedelico hanno cercato di riportare l'ambiente circense in Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, un lavoro che pescava anche negli stupefacenti, ed il loro viaggio comunque non è finito lì. Hanno introdotto anche strumenti esotici, come la sitar suonata da George Harrison in “White Album” e, per la prima volta, archi e fiati nelle loro composizioni pop. Le canzoni che proponevano non erano soltanto basso chitarra e batteria, ma il frutto di una ricerca musicale molto originale. E le melodie comunque conquistavano perché riuscivano a creare armonie che spiazzavano la gente: la semplicità di un paio di accordi e le loro voci ti portavano lontano.” Cosa ha provato ascoltando “Now and then”? "Nostalgia, emozione, gioia nel ritrovare un vecchio amico. Loro sono entrati talmente tanto nelle nostre vite, sono diventati la colonna sonora di molti momenti di tutti noi, che risentirli ci ha riportato a qualcosa che avevamo perso e che invece ora riappare, con un senso di appartenenza verso qualcosa che, come nel mio caso, neanche abbiamo necessariamente vissuto in prima persona, ma che abbiamo conosciuto nella loro scia ancora molto presente. Ciascuno, volente o nolente deve fare i conti con i Beatles nel proprio percorso di conoscenza della musica". E le influenze che hanno avuto sulla musica successiva? "Sentendo la musica dei loro tempi capisci che prima del loro arrivo le influenze erano orizzontali e colpivano mediamente tutti. Però i Beatles, invece, erano sempre i primi a portare la novità. Ecco perché tutta la musica successiva te li fa ritrovare, dal pop al rock.
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L'ultima canzone è considerata l'addio, il testamento della band leggendaria

Con 'Helter Skelter' si dice sia nato l'hard rock o addirittura l'heavy metal. Hanno fatto tanta di quella sperimentazione che i loro semi continuano a dare frutti. I Beatles sono un albero da cui tutti gli artisti attingono. Sono rimasti nel rumore di fondo, nel background del pensiero collettivo. Anche nella loro ultima canzone ci sono aspetti rivoluzionari, non solo e non tanto nella musica, ma nella forma. Per la realizzazione è stata usata l'intelligenza artificiale, ma non fine a se stessa piuttosto come mezzo per far tornare in vita i Beatles che non ci sono più. Si sente la voce di John che per un quarto di secolo non era stata isolabile dal piano. Il lavoro di Paul, Ringo e George (nelle sessioni degli anni '90) è stato originale e antesignano nel modo di riproporsi, sfruttando le ultime tecnologie. Il pubblico ha sempre avuto dai Beatles ciò che voleva, pur non sapendo ancora di volerlo. Forse si possono criticare delle cose al video, ma la verità è che se volevi una loro canzone nuova, non poteva che essere come l'hanno proposta, perché anche stavolta, alla fine, i Beatles ci hanno dato quello che volevamo".