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Yulia Berinskaya: "Anche nella musica sono gli uomini a decidere"

La violinista famosa, figlia d'arte: "Una donna che vuole fare carriera deve lavorare il doppio". Nata in Ucraina, di origini russe, la guerra la tocca da vicino: "Aborro le damagogie"

di DOMENICO GUARINO -
20 gennaio 2024
Yulia Berinskaya (3)

Yulia Berinskaya (3)

Figlia di Sergey Berinsky, tra i maggiori compositori moscoviti del ‘900, Yulia Berinskaya una delle violiniste di punta del panorama musicale italiano ed internazionale. Nata a Donetsk, di nazionalità russa, si è formata a Mosca e poi a Vienna. Il suo nuovo album, contenente tutte e tre le sonate per violino e pianoforte di Johannes Brahms, è stato registrato con la pianista Alessandra Ammara attraverso una produzione Da Vinci Classics. L’abbiamo intervistata per parlare di musica, di condizione delle donne nella musica e anche della guerra russo-ucraina. yulia-berinskaya-musica-donne

Yulia Berinskaya: donne nella musica

C’è una grande discussione in Italia, e non solo, sulla questione delle parti opportunità e della discriminazione di genere. Da questo punto di vista qual è la sua esperienza? "La mia personale esperienza è che nel corso degli anni le cose sono molto cambiate. Trent’anni fa quando sono arrivata in Italia, la figura femminile che ricopre il ruolo di violino di spalla, di Konzertmeister, in un’orchestra ancora suscitava un certo stupore. Avrei tantissimi aneddoti da raccontare a riguardo, talvolta buffi e talvolta molto meno buffi, proprio perché l’Italia non era assolutamente un Paese abituato a vedere una donna in prima linea, in un ruolo decisionale. Parlo naturalmente del mio settore, quindi un caso specifico, ma credo rispecchiasse un pensiero comune. Attraverso questi trenta anni le cose sono cambiate decisamente. C’è una forte evoluzione nel settore, e oggi la figura femminile è vista in maniera molto diversa. Ma ahimè ai vertici permane ancora una sorta di pregiudizio, tant’è vero che non ci sono figure femminili come sovrintendenti, o alla direzione artistica. Quindi su questo punto ancora in Italia siamo molto molto indietro. Il potere decisionale di quello che accade nel settore della musica nel 90% e più dei casi è tutt’ora esclusiva degli uomini. Mi posso augurare che la generazione successiva dimostrerà che si può mettere il potere decisionale nelle mani di una donna". Esiste un approccio specificamente ‘femminile’ alla musica? Una specifica attitudine o sensibilità? "Non credo… Esiste un approccio femminile nella scienza? Nel giornalismo? Io credo che la figura professionale non abbia attributi derivanti dalla propria sessualità. Certo, la musica richiede, oltre ad un’altissima professionalità, anche un’altissima sensibilità, ma anche un uomo, se privo di sensibilità, non può essere un bravo musicista, e dunque non può svolgere questa professione. Mi sentirei di escluderlo pertanto. Esiste sicuramente invece un carico di lavoro molto maggiore per le donne, questo sì. Una donna che vuole fare una carriera da concertista o anche da orchestrale, deve letteralmente farsi in tre o in quattro rispetto ad un uomo. Nel momento in cui una donna deve studiare, di solito deve anche gestire i bambini, la famiglia; lo stesso avviene quando ha un concerto. Cioè il carico di cura, la gestione familiare incide in maniera forte sulla sua vita professionale. A differenza degli uomini che, quando svolgono la professione, solitamente non portano alcun peso di quello che è la famiglia. Quindi da questo punto di vista potrei dire che sì, un approccio femminile esiste!". yulia-berinskaya-musica-donne

Il conflitto Russia-Ucraina

Ed uno legato alla propria provenienza geografica? "Penso sia inevitabile che la terra o la società in cui si nasce lasci un’impronta. Ma non credo sia fondamentale. E’ solo uno dei fattori individuali e di crescita di una persona". Oggi anche nel mondo della musica classica si punta molto sull’estetica della prestazione, è un fatto positivo secondo lei? "A me basterebbe che il fattore estetico non fosse solo esteriore ma anche interiore. Qualora siano bilanciati perché no: anche l’occhio vuole la sua parte! A me non dà fastidio che oggi si presti attenzione ad una foto bella, ad un bel manifesto: l’importante che l’immagine possa poi conformarsi con la qualità della prestazione artistica". Lei è Russa ma è nata a Donetsk. Come sta vivendo questo momento così tragico? "Lo sto vivendo malissimo, anche perché io aborro le demagogie. Le mia riflessione è strettamente personale, ovviamente, e riguarda soprattutto una sensazione di totale impotenza. Cioè, la sensazione che qualsiasi cosa io possa dire o pensare, non avrà alcuna ripercussione sugli eventi. Non cambierà niente. Io so solo che da due anni il mondo itero vive questa situazione e da due anni sembra non trovarsi nessun tipo di uscita. E una cosa del genere, nel XXI secolo, mi suscita un incedibile sgomento. C’un senso di totale impotenza". Come valuta la ‘narrazione’ della stampa sulla guerra russo-ucraina? "Chi sono io per dare una valutazione? Uscendo personalmente da un a catastrofe di un paese finito in maniera traumatica (l’URSS) e poi di un altro che si tentava di costruire da quelle ceneri, sono davvero l’ultima persona a cui chiedere una cosa del genere. In generale comunque non bado troppo alla narrazione. Diciamo che se l’argomento mi interessa cerco di prendere informazioni dalle parti opposte e confido nella proporzione matematica che cerco di fare, con tutti i rischi del caso. Comunque cerco di farmi una mia idea confrontando visioni talvolta anche opposte". yulia-berinskaya-musica-donne

Il futuro della musica classica

Tornando alla musica, oggi quella classica è a un bivio: diventare sempre più un discorso di élite, come l’alta moda per intenderci, oppure scommettere nuovamente sull’allargamento del pubblico e sulle nuove generazioni. A suo parere cosa bisognerebbe fare? "È un capitolo molto molto lungo. Si aprirebbero troppe porte. La musica non è elitaria, esiste da quando esiste un essere umano. Ci ha sempre accompagnato. Detto questo io penso che dipenda dalla società: una società che abbia a cuore il proprio futuro dovrebbe far sì che le nuove generazioni abbiano la possibilità di un di approccio più stretto rispetto a quello che capita in Italia. C’è un problema di costi dei biglietti, un problema di formazione che manca totalmente. In realtà i modi per uscirne ci sarebbero. Basta volerlo. Io nel mio piccolo, per esempio, ho fatto un progetto per e con i giovani quindi anche all’interno del mondo musicale stesso ci deve essere più comunicazione tra maestri formati e musicisti giovani. Servono connessioni non manca l’interesse a mio parere". Quelli sono i suoi progetti futuri? "Nei miei progetti futuri mi piacerebbe che scomparissero i curriculum vitae? Diciamo che mettendolo in paradosso l’obiettivo futuro è che io non debba scrivere più nulla oltre Yulia Berinskaya musicista artista? Certo è una provocazione… Comunque, al di là di questo mi piacerebbe che l’ultimo disco che è uscito da poco - l’integrale delle suonate di Brahms realizzato con la straordinaria pianista Alessandra Ammara, che sta già avendo riconoscimenti internazionali di rilievo - possa avere una lunga vita e possa essere apprezzata una visione personale individuale come la nostra. Inoltre ad aprile sarò impegnata nel ‘Progetto Bottega’ in collaborazione con l’associazione Musica al Tempio, un progetto a cui tengo molto e che, come accennavo nella risposta precedente, va proprio nel senso di coinvolgere giovani musicisti che condividono il palco con artisti affermati"