Baby Reindeer: la serie disturbante che fa impazzire il pubblico. E i fan diventano stalker

Lo show su Netflix è ispirato alla vera storia del comico scozzese Richard Gadd, bisessuale, perseguitato da parte di una donna di nome Martha, che i fan hanno scovato anche nella vita reale. Tra ossessioni, violenze sessuali su uomini queer e repliche alle accuse, chi è la vera vittima?

di MARIANNA GRAZI -
30 aprile 2024
Una scena di "Baby Reindeer"

Una scena di "Baby Reindeer"

È tra gli show più visti del momento, quello di cui tutti parlano anche perché, per una volta, i ruoli di potere si invertono e questo non può che destare curiosità nel pubblico. Stiamo parlando di “Baby Reindeer”, la miniserie Netflix ispirata alla vera storia del comico scozzese Richard Gadd, vittima di stalking da parte di una donna, che a pochi giorni dall’uscita sulla piattaforma è già diventata un fenomeno mondiale.

La trama 

Il protagonista Donny (lo stesso Gadd) è un barista sulla trentina, aspirante comico; quando conosce Martha Scott (interpretata da Jessica Gunning) inizia a vivere un incubo ad occhi aperti, visto che questa comincia a mandargli centinaia di messaggi e email ogni giorno, dopo essersi convinta di avere una relaziona con lui. Quando la donna arriva a molestarlo sessualmente, risveglia nell’uomo il ricordo del trauma subito diversi anni prima.

La rappresentazione Lgbtq+ nelle serie 

Tutto – o quasi tutto – quello che viene raccontato nella serie Netflix, che ha compiuto una straordinaria e rapidissima ascesa nelle classifiche dei ‘più visti’, è la trasposizione di una vicenda realmente accaduta, quella del suo personaggio principale e ideatore, Richard Gadd. Uno straziante e autentico racconto semi-autobiografico su un giovane uomo bisessuale che viene perseguitato da una donna più  grande. Gran parte dell’attenzione, com’era da immaginarsi, si è concentrata proprio su Martha, ma “Baby Reindeer” è anche “la storia di come il trauma può plasmare il presente, della violenza sessuale e del suo gravissimo impatto, della sessualità”. A scriverlo in una riflessione sul The Guardian è Jeffrey Ingold, che per due ha lavorato alla serie come consulente dello show, “rivedendo i copioni per capire come vengono rappresentate le persone e le tematiche Lgbtq+ e facendo formazione perché si creasse un set inclusivo per il cast e la troupe”.

La violenza sessuale sugli uomini gay e bisex

Richard Gadd
Richard Gadd

Da quando è uscita su Netflix Ingold dice di essere stato letteralmente inondato di messaggi di uomini gay e bisessuali che gli raccontavano la difficoltà trovata nel guardarla. “E non mi sorprende. Raramente uno show ritrae un uomo vittima di stupro (Donny viene aggredito molte volte da Darrien, un altro personaggio della serie, mentre entrambi sono sotto effetto di droghe, ndr) con tanta forza e realismo”. Il consulente cita uno studio del 2021 di SurvivorsUK, che ha rivelato che il 45% degli uomini gay e bisessuali ha subito violenza sessuale, mentre una ricerca più recente della Glasgow Caledonian University ha rilevato che uno su quattro ha subito una qualche forma di molestia nelle relazioni omosessuali. “Quando ho letto per la prima volta questa scena nella sceneggiatura originale, sapevo che avrebbe colpito molti uomini queer. Ho perso il conto di quanti di essi, nella mia vita, hanno condiviso storie strazianti di adescamento o di violenza sessuale”. Per gli sceneggiatori era però importante che questa scena fosse realizzata al meglio, non solo ai fini dello spettacolo, ma anche per contribuire ad abbattere lo stigma che gli uomini vittime di stupro subiscono.

La stalker nella vita reale: “Sono io la vera vittima”

Che “Baby Reindeer” sia uno spettacolo unico nel suo genere basterebbero già queste informazioni a testimoniarlo. Pur ‘romanzato’ racconta anche con una certa durezza e crudeltà la realtà dei chi (in questo caso un uomo, il che già di per sé rende il prodotto secondo noi degno di interesse) è vittima di stalking, di abusi, di aggressioni sessuali.

Così come reale è la stalker del comico scozzese protagonista e ideatore della serie, Richard Gadd. Nei giorni successivi sia Richard Gaad che Jessica Gunning, attraverso i loro profili social hanno pregato i fan di smettere di cercare di capire chi fosse nella vita vera la persecutrice, spiegando che lo scopo dello show non è lanciare una caccia alle strega ma piuttosto far capire che in certi casi è difficile definire chi è colpevole e chi è vittima.

Baby Reindeer
Baby Reindeer

Ma i più accaniti fan dello show, come veri detective da tastiera hanno individuato nei giorni scorsi la donna che ha ispirato il personaggio di Martha. La quale, praticamente assalita dai cacciatori di scoop e di gossip, ha deciso alla fine di rilasciare un’intervista al Daily Mail per raccontare la sua versione. E quello che ha detto ha lasciato tutti senza parole: “Sono io la vera vittima, non Richard Gadd”.

Una volta scovata, quest’ultima infatti ha iniziato ad essere letteralmente perseguitata, seguita e minacciata di morte, racconta al quotidiano britannico. E ancora, a suo dire, anche “molte delle cose raccontate nella serie non sono vere”.

Ha parlato di forte stress e sottolineato: “Sono stata in compagnia di Richard Gadd in alcune occasioni, ma non l’ho perseguitato come sostiene. La sua storia è che questa è una grave intrusione nella mia privacy. Non lo vedo da 12 anni. Ho letto che aveva scritto quello spettacolo quattro o cinque anni fa e ho pensato: ‘Oh mio Dio’. Questo fine settimana ho cercato su Google e le storie su Richard Gadd e Baby Reindeer erano ovunque”.

I ruoli, quindi, come nella in “Baby Reindeer” si sarebbero invertiti ancora: il comico diventa lo sfruttatore meschino che utilizza la sua esperienza con la stalker, i suoi problemi e la sua storia per un rendiconto personale, di successo e soldi, mentre Martha da colpevole è diventata la vittima.

La figura di Martha e i problemi di caratterizzazione 

Martha
Martha

La presunta vera “Martha” ha poi affermato di non assomigliare all’attrice Jessica Gunning che la interpreta. Sui giornali la si vede sempre con il volto oscurato, o di spalle, senza rivelarne il nome. Ma sia la corporatura che i capelli (tra le poche cose ovviamente visibili) sicuramente somigliano a quelli del suo personaggio nella serie, nonostante anche lo stesso Gadd abbia dichiarato ai giornalisti che per tutelarla aveva cambiato molti dettagli della sua personalità, della sua storia e del suo aspetto. Un tentativo blando e poco efficace, evidentemente, visto che sono bastati pochi giorni di ricerche sui suoi social per identificare la sua vera stalker. L’identikit era comunque quello di una donna grassa, un po’ trasandata, con qualche problema psicologico e una concezione possessiva e distorta dell’amore e delel relazioni interpersonali. Ben poco lusinghiero, anche per una ‘cattiva’, figuriamoci se poi questa si ispira a una persona reale!

Insomma questo confusionario plot twist in cui finzione e realtà si mescolano in modo pericoloso, è difficile dare un giudizio secco, netto sulla serie stessa. Che, a dirla di chi l’ha ‘divorata’, è inquietante ma controversa, sia per i già citati problemi della donna, sia per la sottile ma percepibile accondiscendenza – e ricerca – del protagonista alle attenzioni – morbose – che gli vengono rivolte. Il pasticcio è presto fatto e dato in pasto ad un pubblico incontrollabile, a volte ottuso, capace di fraintendere, deformare, riplasmare a proprio piacimento anche una vicenda che affondava le radici in una storia reale, vera.