Il Cio intende aggiornare, nel giro di qualche mese, il contesto di norme per aiutare le Federazioni internazionali a decidere come includere gli atleti transgender. "Proveremo a definire una cornice che possa aiutare le Federazioni internazionali ad affrontare la questione degli atleti transgender nelle rispettive discipline sportive. Da sport a sport è diverso, a volte ci sono differenze anche da una disciplina all’altra e, in certe situazioni, anche fra un evento e l’altro", ha sottolineato Christian Klaue, direttore della comunicazione e affari pubblici del Cio, durante una tavola rotonda riunita sul tema nel corso delle Olimpiadi di Tokyo, dove per la prima volta partecipa una transgender, la neozelandese Laurel Hubbard, sollevatrice di pesi, 43 anni nata Gavin Hubbard. Occhi puntati su di lei mentre Ashley Abbott, del Comitato olimpico della Nuova Zelanda ha portato i ringraziamenti di Hubbard al Cio, "per il suo impegno nel rendere lo sport inclusivo e accessibile". E Mark Cooper, a capo della comunicazione della Federazione internazionale sollevamento pesi ha ammesso che far convivere inclusione ed equità «è una questione molto complessa: ne stiamo capendo ogni momento di più. Per ogni federazione internazionale è importante gestire la questione con cautela". "Il Cio non sarà in grado di adottare una sola regola trasversale a tutti gli sport, questa è la conclusione che abbiamo raggiunto a Tokio - ha aggiunto - Né ogni questione sarà risolta quando questa cornice di norme sarà resa pubblica. Questo tema ha bisogno di essere indirizzato. E richiederà molto lavoro per tutti noi, in modo da trovare la giusta soluzione per ogni sport, disciplina e manifestazione". Il futuro degli atleti transgender ai Giochi "è una materia in evoluzione continua. Non sarà conclusa quando ci sarà una nuova normativa - è la tesi si Klaue - La scienza svelerà i prossimi passi anche dopo che avremo adottato il quadro normativo, e probabilmente fra un decennio ci guarderemo alle spalle e diremo: ‘ah, che situazione interessante'". Dal canto suo, Richard Budgett, direttore del dipartimento medico e scientifico del Cio, ha sottolineato «l’importanza di ricordare che le donne trans sono donne. E così, nello spirito di inclusione dello sport, se è possibile, dovrebbero essere incluse. E, solo laddove ci sia evidenza di una reale preoccupazione relativa a un possibile sproporzionato vantaggio nella performance per queste persone, dovrebbero essere le regole a modificare l’ammissibilità». «Il Cio - ha proseguito - è determinato ad aumentare l’inclusione nello sport, ma allo stesso tempo la priorità più alta in assoluto è l’equità. E le attuali norme e linee guida sono in effetti un bilanciamento fra sicurezza, inclusione ed equità".