Paola Egonu, la pallavolista italiana portabandiera olimpica ai Giochi di Tokyo: simbolo di inclusività e cambiamento

di FRANCESCO LOMMI
20 luglio 2021
Egonuolimpiadi

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Una scelta simbolica, una scelta che abbraccia la diversità: la fortissima schiacciatrice della nazionale italiana di pallavolo, Paola Egonu, sarà una delle atlete selezionate per portare la bandiera olimpica nella cerimonia di apertura dei Giochi di Tokyo, il prossimo 23 luglio. "Sono molto onorata per l’incarico che mi è stato dato. Mi ha fatto emozionare appena il presidente Giovanni Malagò me l’ha detto, perché mi ritrovo a rappresentare gli atleti di tutto il mondo ed è una grande responsabilità: attraverso me, esprimerò e sfilerò per ogni atleta di questo pianeta". Queste le parole dell'Azzurra in forza al Conegliano nel campionato italiano che, una volta appresa la notizia dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, è scoppiata in lacrime per l’emozione. Egonu è simbolo di un'Italia giovane, multietnica e inclusiva, oltre che essere una grandissima pallavolista, tra le migliori in circolazione. Paola è nata a Cittadella, in provincia di Padova, nel dicembre del 1998. Mamma Eunice e papà Ambrose sono nigeriani. La madre è di Benin City, dove faceva l’infermiera, mentre il padre era un camionista che operava nella zona di Lagos. Paola fin da subito si è innamorata della pallavolo: inizia a giocare a livello locale ma, grazie alla sua grinta e alle sue doti fisiche scala rapidamente le serie inferiori per poi approdare in B1, A2 e infine A1. Il talento e il fisico sono quelli di una predestinata: la sua carriera, ancora agli albori (ha solo 23 anni) è già ricca di successi. Oltre ai numerosi titoli personali, come quello di miglior giocatrice del campionato, della Coppa Italia e della Champions (vinti sia nel 2019 che quest’anno), sono diversi i trofei di squadra conquistati: due Champions League, uno scudetto, tre Supercoppe, tre Coppe Italia e, come ciliegina sulla torta, anche un Mondiale per club. Paola è una delle leader della Nazionale femminile, con cui ha sfiorato un Mondiale nel 2018, perso solo al tie break del quinto set contro la Serbia. Dopo la bruciante sconfitta, però, è arrivata la vittoria sul piano personale. In un'intervista, infatti, ha fatto coming out: "Dopo la finale persa con la Serbia ero in lacrime, ho chiamato la mia fidanzata, mi ha detto che le sconfitte fanno male ma ci insegnano sempre qualcosa. Ho una fidanzata, non ho problemi a dirlo, anzi la trovo una cosa normale". Ma per Egonu la strada dell'accettazione non è stata sempre facile. È stata infatti, più volte, vittima di razzismo, sia in campo che fuori. In molti hanno criticato il fatto che Paola, che si sente italianissima essendo nata a Cittadella, rappresenti la Nazionale pur avendo origini nigeriane: "Siamo italiane (riferendosi anche alla collega di nazionale Miriam Sylla, figlia di genitori ivoriani ma nata nel nostro Paese, ndr). Per me, avere origini diverse è normale. Il bimbo non si accorge del colore che ha finché, a scuola, una maestra dice che è nero o giallo”. Egonu è sempre stata più forte di tutte le discriminazioni di cui è stata bersaglio, diventando un simbolo e l’idolo di milioni di ragazzi e ragazze. Ha raggiunto la vetta del suo settore mostrando chi è veramente, senza temere il giudizio. Oggi, tutti quei sacrifici e gli insulti ricevuti assumono un significato diverso: Paola è portabandiera olimpica e rappresenterà gli atleti di tutto il mondo. Le sue lacrime di gioia, racchiudevano anche tutti i momenti difficili che ha dovuto affrontare e che, si spera, rimangano ricordi del passato. Vorrebbe dire vivere in un mondo più inclusivo: una vittoria ben più importante di un trofeo o una medaglia.