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Dopo il nuoto, anche il rugby dice no alle donne transgender: "Vantaggi sproporzionati"

di REMY MORANDI -
22 giugno 2022
Dopo il nuoto anche il rugby dice no alle donne transgender (Foto Ansa)

Dopo il nuoto anche il rugby dice no alle donne transgender (Foto Ansa)

Ci risiamo. Dopo lo stop nel nuoto, anche il mondo del rugby dice no alle donne transgender, in quanto queste atlete avrebbero "vantaggi sproporzionati rispetto agli altri". Lo si evince dal comunicato diffuso dall'International Rugby League (IRL) con il quale è stato vietato alle donne transgender di giocare nella lega internazionale di rugby femminile. Un nuovo stop, dopo che lunedì scorso la Federazione internazionale di nuoto (Fina) ha imposto il divieto alle atlete trans* di competere in eventi di nuoto femminile d'élite. La International Rugby League, nel comunicato, ha sottolineato che sono necessarie ulteriori consultazioni e ricerche prima che la politica di inclusione possa essere finalizzata. Ma nel frattempo, la decisione della IRL si traduce in un pesante momento d'arresto per le atlete transgender che quest'anno dunque non potranno prendere parte alla Coppa del Mondo di rugby femminile. "L'IRL - si legge nel comunicato - sta continuando a lavorare per rivedere e aggiornare le regole sulla partecipazione di atlete transgender nella lega internazionale di rugby femminile e cercherà di utilizzare l'imminente Coppa del Mondo per aiutare a sviluppare una politica di inclusione globale". In sostanza, la Lega ha intenzione di raccogliere informazioni e opinioni dalle otto squadre che si sfideranno al torneo di novembre in Inghilterra per realizzare una politica di inclusione delle donne transgender. "Fino al completamento delle ricerche per consentire all'IRL di attuare una politica formale di inclusione transgender, le giocatrici trans* (nel comunicato vengono chiamate "male-to-female transwomen players", ossia "atleti uomini che sono diventati donne", ndrnon possono giocare nelle partite della lega internazionazionale di rugby". "Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) - si legge ancora nel comunicato dell'IRL - ha concluso che è compito di ogni sport e del suo organo di governo determinare in che modo un atleta può essere in vantaggio sproporzionato rispetto agli altri, tenendo conto della diversa natura di ogni sport". "Per evitare inutili rischi per il benessere, legali e reputazionali per le competizioni internazionali di rugby e per coloro che vi gareggiano, l'IRL ritiene che sia necessario consultare ulteriormente e completare ulteriori ricerche prima di finalizzare la propria politica". "L'IRL - si legge ancora nel comunicato - continuerà a lavorare per sviluppare una serie di criteri, basati sulle migliori prove possibili, per bilanciare equamente il diritto dell'individuo a giocare con la sicurezza di tutti i partecipanti. Per aiutare a raggiungere questo obiettivo, l'IRL cercherà di lavorare con le otto finaliste della Coppa del Mondo di rugby femminile 2021 per ottenere dati per creare una futura politica di inclusione delle donne trans* nel 2023 che tenga conto delle caratteristiche uniche della rugby league".